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martedì 14 luglio 2009

I Comuni del Nord contro l'attuale Patto di stabilità

Comuni del Nord ed Ifel uniti: un nuovo patto consentirebbe investimenti contro la crisi.

Riuniti oggi a Milano a Palazzo Turati, i Sindaci del Nord - complessivamente il 50% circa dei Comuni d’Italia - hanno risposto all’invito delle Anci di Lombardia, Liguria, Piemonte, Veneto e si sono detti pronti ad una forte azione di contrasto alle attuali regole del Patto di stabilità. I sindaci chiedono l’abolizione delle sanzioni per chi non lo rispetta e avanzano proposte per un nuovo Patto più adeguato alle necessità dei Comuni.
Lorenzo Guerini, presidente di Anci Lombardia ha coordinato i lavori. Guerini ha espresso la sua preoccupazione: «I Comuni sono il primo soggetto realizzatore di infrastrutture nel nostro Paese. Con le attuali regole del Patto di stabilità, il Comune si trova a non poter rispettare gli impegni presi con le imprese ed i cittadini. Occorre invece poter programmare la spesa per investimenti con regole certe, stabili nel tempo e coerenti con i vincoli assunti in sede europea, regole che vanno studiate su misura e senza bloccare la crescita del territorio. Oggi, i Comuni si vedono impossibilitati ad onorare gli impegni economici presi con alcuni soggetti locali. I Comuni chiedono che si prenda atto di questa situazione e siano tolte le sanzioni per chi sfora il Patto di stabilità. Serve coerenza con gli obiettivi del federalismo fiscale: autonomia e responsabilità finanziaria».
«Oggi siamo qui per far sentire la nostra voce – ha detto Giacomo Beretta, Assessore al Bilancio del Comune di Milano - Abbiamo cercato in tutti i modi di rispettare il Patto di stabilità a costo di enormi sacrifici. A Milano è stato chiesto in corso d’opera lo scorso febbraio di tagliare altri 100 milioni di euro dal proprio budget di cassa, dopo averne già risparmiati 74, per stare nei parametri del Patto. Ma Milano è anche consapevole che se i trasferimenti statali fossero in linea con la media nazionale avrebbe avuto solo l’anno scorso ben 130 milioni in più da investire. Gli investimenti cosiddetti virtuosi, quelli cioè che hanno ricadute positive sul territorio, devono essere esclusi dal Patto, perché ora bisogna ridare ossigeno all’economia, ed è possibile solo con gli investimenti pubblici».
Silvia Scozzese, Direttore scientifico Ifel, ha commentato i target assegnati agli enti pubblici: «I Comuni vogliono partecipare al risanamento della finanza pubblica in misura proporzionale al loro peso. In questi anni ai Comuni invece sono stati dati obiettivi molto più alti ormai giunti a livelli insostenibili. Per questo avanziamo una “regola d’oro” per riformulare il Patto: assicurare l’equilibrio di parte corrente della spesa e garantire risorse da investire con una nuova regola sull’indebitamento. Vanno liberate le opere finanziate da entrate proprie dell’ente, quali alienazioni ed entrate straordinarie».
Sulla stessa linea Roberto Marcato, del Direttivo Anci Veneto: «L’obiettivo del Patto di stabilità, il contenimento del debito, non è stato raggiunto. La rigidità delle regola rischia di bloccare ulteriormente lo sviluppo del Paese e gli investimenti che potrebbero contrastare la crisi. Il debito non va demonizzato ma anzi dovrebbe essere di circa il 150% rispetto alle entrate correnti: i Comuni devono dare servizi ed essere motori di sviluppo del territorio».
Per Amalia Neirotti, presidente Anci Piemonte e Sindaco di Rivalta: «La situazione sta arrivando all’estremo ed è ora di far sentire forte la nostra voce ad un Governo centrale che è lontano dalle esigenze dei Comuni ed a quelle dei cittadini. I Comuni sono pronti ad una disobbedienza civile per non rispettare i vincoli di un Patto che strangola le finanze locali. Inoltre non si spiega questo accanimento verso i Comuni ed è inaccettabile che il sacrificio economico richiesto non sia tale anche verso le altre istituzioni pubbliche».

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