3 milioni di italiani votano alle primarie.
Il voto a Brembio è quello rissunto nel cartello nella bacheca del Pd: per il segretario nazionale: Bersani 144, Franceschini 37, Marino 28; per la segreteria regionale: Maurizio Martina (Bersani) 140, Emanuele Fiano (Franceschini) 32, Vittorio Angiolini (Marino) 29.
Non c'è stato da attendere tutta la notte per conoscere l'esito dello scrutinio delle primarie del Pd che hanno eletto il nuovo leader. Intorno alle 23, come abbiamo già annunciato ieri sera, è stato Dario Franceschini, segretario uscente, a presentarsi nella sala stampa della sede del partito in Largo del Nazareno per dare l'annuncio che Pierluigi Bersani era saldamente in testa.
Un gesto conciliante e di stile politico quello di Franceschini, che ha sottolineato innanzitutto "la straordinaria partecipazione" alle primarie che ha sfiorato i tre milioni di cittadini. Aggiungendo: "I dati usciranno più tardi e non saranno geograficamente omogenei, ma emerge con chiarezza che Bersani è il nuovo segretario. Gliene do atto. Gli ho già telefonato. La scelta è stata quella dei nostri elettori". Nel ringraziare il Pd per aver collaborato alla sua gestione, Franceschini si è messo subito a disposizione del nuovo segretario.
Bersani, dopo aver rivolto parole di stima nei confronti di Franceschini e Ignazio Mario ("lavoreremo insieme per il nostro partito"), fa un primo discorso d'investitura: "Voglio cominciare con l'orgoglio per quanto successo oggi. Tre milioni di persone sono una grande prova di democrazia. È una vittoria di tutti. E nella vittoria di tutti c'è la mia vittoria".
Il nuovo segretario conferma le correzioni che intende introdurre nella vita del partito: "Farò il leader del Pd, ma lo farò a modo mio. Sarà un partito senza padroni, non di un uomo solo, ma un collettivo di protagonisti. Il Pd è un grande partito popolare e questa sarà la chiave del mio lavoro. Per prima cosa incontrerò un gruppo di artigiani a Prato perché bisogna rompere il muro tra politica e lavoratori".
Bersani accenna subito a un cambiamento di linguaggio che allude a novità politiche: "Preferisco che il Pd si definisca un partito dell'alternativa piuttosto che dell'opposizione, perché l'alternativa comprende anche l'opposizione ma non sempre è vero il contrario. Stare in un angolo a urlare non porta a nulla".
Per quanto riguarda le percentuali ricevute dai tre candidati alle primarie, suscettibili di poche variazioni nel computo definitivo delle schede, Bersani è primo con il 53%, Franceschini e Marino si sono fermati rispettivamente al 34,1% e al 13,8. C'è quindi la conferma del risultato del Congresso che ha coinvolto 450 mila iscritti (Bersani 55,1%, Franceschini 36,9%, Marino 7,9%). Quello che Bersani e Franceschini hanno perso nelle primarie è stato recuperato da Marino.
Non c'è stato dunque il tanto temuto ribaltamento del risultato ottenuto tra gli iscritti che avrebbe creato un doppio voto di difficile gestione e non è stato necessario tornare all'Assemblea congressuale per l'elezione del segretario, ipotesi che secondo lo statuto del partito si rende necessaria qualora nessuno dei candidati superi il 50% nelle primarie. Bersani ribadisce a questo proposito quello che aveva detto alla vigilia delle primarie: "Gli iscritti e gli elettori non sono due razze diverse".
Dello stesso parere è Massimo D'Alema: "C'è stata una scelta chiara che dimostra che gli iscritti al Pd non sono marziani". Chi invece ha sostenuto Franceschini, come l'onorevole Roberto Giochetti, sottolinea che il successo delle primarie indica che "questo metodo di elezione del leader non è più modificabile". È l'unica stoccata polemica verso Bersani che aveva manifestato qualche perplessità verso primarie che nel caso di elezione del segretario del partito possono capovolgere il risultato indicato dagli iscritti. Anche Marino tende la mano a Bersani: "Avrà la forza per lavorare ad allontanare questa destra che sta lasciando dietro di sé solo rovine". E aggiunge: "Sono soddisfatto per i risultati della mia mozione. Vuol dire che i temi dell'ambiente e dell'energia, la lotta al precariato, la diminuzione delle tasse per chi vive di lavoro dipendente o pensione e i diritti per tutti diventano temi che entrano di forza nel dna del Pd".
Con Bersani potrebbe prendere forma un Pd più radicato sul territorio, impegnato nella politica delle alleanze piuttosto che nel ribadire la "vocazione maggioritaria" che piaceva a Walter Veltroni e Franceschini in un disegno sostanzialmente bipartitico del sistema politico, ma anche un partito più sensibile ai problemi del mondo del lavoro e più collocato a sinistra. La prima sfida per Bersani è la scadenza delle elezioni regionali in calendario nel marzo 2010.
Non è escluso che le correzioni che il nuovo segretario del Pd ha intenzione di introdurre nel partito non provochino separazioni individuali o di gruppo. Per ora, l'unico divorzio annunciato è quello di Francesco Rutelli, ex presidente della Margherita e tra i fondatori del Pd. (Fonte: Asca).
All'articolo redazionale mi permetto di aggiungere una postilla personale, indicando al Pd, a Brembio e altrove, un obiettivo minimo - oltre a essere alternativa. Vista la scelta del segretario, ed il taglio politico che a tale scelta si è voluto dare - tenendo conto poi che corpi estranei come Rutelli, estraneo agli ex diesse (se non per moglie) e alla sinistra cattolica ex democristiana, sono in procinto di fare le valigie - il target minimo sarebbe smentire quanto la Lega va millantando (con molta verità dopotutto) così ben riassunto dal disegno sottostante tratto dal blog leghista, nonostante il nome, "Casa delle libertà" su Splinder.
A Bettola, come il segretario Bersani sa, c'è un cartello che illustra il tributo di sangue dei piacentini, contadini e operai, per avere un'Italia libera da autocrazismi. L'augurio è che nella sua azione politica tenga sempre ben a mente quel cartello e fermi la deriva a destra del partito.
Riferendomi alla postilla finale, mi spiace far notare che la lotta sfociata nel sangue dei contadini e operai Piacentini contro l'autocrazia del momento (vedi fascismo), sarebbe stata usata dal PD di allora (vedi PCI) esclusivamente per sostituire una autocrazia (il fascismo appunto), con un'altra (il comunismo). De gustibus non est disputandum
RispondiEliminaNon credo che si possa mettere a confronto il fascismo delle leggi razziali, degli oppositori al confino, degli orrori perpetrati in Africa e in Jugoslavia, il fascismo passivo corresponsabile delle stragi naziste, con il partito comunista italiano che non ha mai governato questo popolo di escort che si merita il Berlusconi che ha. Se vogliamo fare i Pansa del momento, quel Pansa che vomita oggi da Libero, per partito preso, per mettersi in riga col vento, beh, allora è un altro discorso che non merita due secondi del proprio tempo.
RispondiEliminaanonimo 1 il tuo commento è proprio stonato.
RispondiEliminafaccio fatica a capire che oggi ci sia gente che continui ancora con la tiritera dei comunisti mangiabambini. I nazisti i fascisti e i sovietici hanno fatto quello che hanno fatto ma anche gli americani non sono stati e non sono da meno: le due bombe atomiche su popolazione inerme quelle come le chiami?
per me è nazismo come quello di Hitler, o i bombardamenti delle città tedesche indiscriminati che hanno fatto una strage di gente inerme.
e berlusconi con i suoi respingimenti cosa è? trovami una definizione giusta! razzista è poco.
Wow! guai a chi tocca la Resistenza!
RispondiEliminaDino Basili su Avvenire scrive "A Prato, per il primo fervorino, Pier Luigi Bersani è salito in piedi sopra una sedia. Senza montarsi la testa, assicurano i collaboratori. Il neo-segretario piddì chiarirà presto come si realizza il promesso «partito plurale» secondo il singolare criterio «a modo mio». Pare che quest’ultimo virgolettato sia stato un omaggio a Lucio Dalla. Ricordate? «A modo mio avrei bisogno di sognare anch’io»."
RispondiEliminaBersani facci sognare anche noi, ne abbiamo bisogno!