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martedì 20 ottobre 2009

Dallo sciopero allo sciopero della fame

Fombio - Lo hanno iniziato in cinque: «Per passare la notte giocheremo a carte». Akzo, niente cibo e solo acqua: ieri via allo sciopero della fame.
Rassegna stampa - Il Cittadino, Andrea Bagatta, 20 ottobre 2009.

Fombio - Dallo sciopero allo sciopero della fame: è iniziata ieri mattina la clamorosa protesta dei lavoratori della Akzo Nobel e dei sindacalisti contro la decisione della multinazionale delle vernici di chiudere il sito produttivo di Fombio, dove sono occupate 185 persone.
Per il momento, l’azione è portata avanti da Pino Dosi e Gianmario Pedrinazzi, lavoratori Akzo e membri della rappresentanza sindacale unitaria di fabbrica, e dai tre segretari provinciali di categoria, Francesco Cisarri della Cgil, Gianpiero Bernazzani della Cisl e Francesco Montinaro della Uil.
I cinque hanno saltato colazione, pranzo e cena, e si apprestano a fare altrettanto anche oggi e domani. Lo sciopero della fame proseguirà almeno fino all’incontro previsto con i vertici aziendali domani mattina in sede di Assolombarda a Lodi. Successivamente si valuterà il da farsi sulla base della trattativa e delle decisioni dell’assemblea dei lavoratori. Se l’esito fosse negativo, non è da escludere che altri lavoratori partecipino alla manifestazione di protesta.
I cinque hanno stazionato ieri tutto il giorno davanti ai cancelli della Akzo Nobel, vicino al gazebo che è stato allestito per proseguire l’iniziativa anche in caso di pioggia. I tre segretari dei chimici hanno anche continuato a lavorare, con contatti telefonici e incontrando pure, davanti alla fabbrica, alcune rappresentanze di lavoratori di altre aziende con situazioni di crisi aperte.
In tutto il giorno, i cinque hanno assunto soltanto dell’acqua, ma le loro condizioni ieri sera erano ancora buone, sia dal punto di vista fisico sia da quello psicologico. «È soltanto il primo giorno, e quindi non ci sono ancora problemi particolari - hanno detto tutti e cinque -. Qualche difficoltà maggiore potrebbe arrivare durante la notte, che rischia di essere molto lunga, ma ci siamo attrezzati per una serie di sfide a carte per far passare il tempo».
A sostenerli, per tutto il giorno, c’è stata ieri una processione di dipendenti: ogni pausa o sosta dal turno di lavoro è stata passata in compagnia dei cinque davanti ai cancelli. Ieri in tarda mattinata è arrivato persino il direttore dello stabilimento a dare la disponibilità della guardiola di portineria per qualsiasi necessità. E proprio in portineria i cinque hanno trascorso le ore serali, prima di ritirarsi per la notte nel camper messo a disposizione da un lavoratore.
«La partita è troppo importante per i lavoratori e per il territorio - concludono i cinque -. Ci aspettiamo qualche apertura da parte dell’azienda nella trattativa, ma contiamo molto anche sul tavolo di crisi che chiederemo al prefetto con l’aiuto della Provincia di Lodi. L’obiettivo rimane salvare il posto di lavoro e mantenere un’attività produttiva importante qui nella Bassa».



Sette ex lavoratori sono tornati alla carica, per tutta risposta è arrivata la polizia. «La ditta paghi i nostri stipendi». Ancora proteste davanti alla Digital Print di Lodi.
Rassegna stampa - Il Cittadino, L.R., 20 ottobre 2009.

Lodi - Stufi di aspettare, sette ex lavoratori della tipografia Digital Print di Lodi (cascina Polledra) sono tornati alla carica, ieri mattina, per chiedere gli arretrati. Per tutta risposta, così come avvenuto lo scorso settembre, si sono presentati polizia e carabinieri. La vicenda ora potrebbe essere risolta dal prefetto di Lodi, al quale i sindacati hanno fatto appello per tutelare i lavoratori e le loro famiglie. «Purtroppo, nonostante le promesse che ci erano state fatte a settembre, i nostri soldi non sono ancora arrivati - ha spiegato ieri uno degli ex lavoratori, Giancarlo Cavallanti -, così siamo stati costretti a farci sentire nuovamente e abbiamo deciso di tornare davanti all’azienda. Purtroppo sono state chiamate le forze dell’ordine, manco fossimo dei delinquenti». Il caso della Digital Print è scoppiato la scorsa primavera, quando attorno a giugno si sono dimessi nove lavoratori, che reclamavano gli stipendi arretrati. «Vogliamo gli stipendi del primo semestre 2009 - ha sottolineato Cavallanti - come pure tutte le altre spettanze e il trattamento di fine rapporto. Visto che finora non si è mosso nulla e dal momento che vogliamo i nostri soldi, non siamo intenzionati a mollare: tutti i giorni, in maniera educata e civile, ci presenteremo in ditta. È l’unica cosa che possiamo fare, altrimenti i nostri soldi non li prenderemo più».
A dar manforte ai lavoratori (ieri mattina in sette davanti alla ditta tra le 9 e le 13,30) è arrivato anche il segretario generale della Cgil di Lodi, Domenico Campagnoli. «Questi lavoratori sono ormai esasperati - ha denunciato Campagnoli - e la ragione è molto semplice: devono ancora ricevere sei mesi di arretrati, oltre alla tredicesima e al trattamento di fine rapporto. In passato avevamo già consegnato al prefetto di Lodi un memorandum sulla loro situazione, chiedendo che venisse convocata la proprietà dell’azienda, nella quale non capiamo bene se si continua a lavorare oppure no. Il problema di fondo, per questi lavoratori, è riuscire a portare a casa i loro soldi: ieri mattina ho avuto modo di incontrare il prefetto e le ho fatto nuovamente presente la situazione. La nostra richiesta è che la prefettura intervenga». «Almeno il prefetto ci dia una mano - ha commentato Cavallanti -, finora è l’unica istituzione che si è mossa. Le altre, dal comune di Lodi alla provincia, non si sono fatte sentire, forse perché a reclamare i soldi sono soltanto nove lavoratori».


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