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martedì 22 settembre 2009

La patata bollente del sindaco Parmesani

Casalpusterlengo. Sos del sindaco: «Salviamo il centro di don Barbesta».
Rassegna stampa - Il Giorno, Mario Borra, 22 settembre 2009.

Si terrà domani pomeriggio alle 15 in municipio a Casalpusterlengo il tavolo intercomunale, convocato dal sindaco Flavio Parmesani, per discutere in merito alla questione del magazzino del Centro di solidarietà di don Peppino Barbesta a Zorlesco che, a breve, sarà chiuso a causa del mancato rispetto delle norme di sicurezza. La speranza che la controversia potesse assumere carattere territoriale era stata espressa nei giorni scorsi dallo stesso primo cittadino che ora ha convocato la riunione chiedendo agli amministratori di Codogno, Somaglia, Castiglione d’Adda di partecipare. «Discuteremo anche delle problematiche legate all’immigrazione che riguarda non solo Casale, ma tutta la bassa — ribadisce Parmesani».
Il «nodo» riguardante la sede dei Lavoratori Credenti a Zorlesco era emersa circa un mese fa quando l’amministrazione comunale di centrodestra aveva ribadito che il deposito, dove vengono accatastati e successivamente distribuiti mobili in disuso ed altro materiale per i più poveri, non era a norma e doveva essere chiuso. Il provvedimento era stato concordato con i vertici dell’associazione che si sono impegnati a trovarsi un’altra sistemazione. Ma Parmesani ha chiesto al territorio di non lasciarlo solo e di trovare una soluzione condivisa, tenuto conto della grande importanza del servizio messo in atto dai volontari di don Peppino Barbesta. Infatti, centinaia di famiglie in difficoltà economica hanno trovato nel centro di Zorlesco un punto di riferimento: all’interno del magazzino si può trovare ogni tipologia di mobilio a seconda delle varie esigenze e i volontari fanno anche consegne a domicilio.
Nel sopralluogo effettuato un paio di mesi fa dal Comune, era stata evidenziata una situazione abbastanza critica sotto il profilo della mancanza dei requisiti di sicurezza. Secondo quanto appreso, sarebbero state riscontrate falle nel soffitto del deposito, mentre le norme anti incendio non sarebbero state rispettate. Il capannone di proprietà comunale che si trova in via IV Novembre, dunque sarà lasciato presto libero, e comunque entro dicembre.

Puzze «da compost» a Terranova Assolto l’ex direttore dell’impianto

L’inchiesta è nata da un verbale firmato dai carabinieri del Noe nel marzo del 2006. A processo è finito l’allora direttore dell’impianto di Eal Compost a Terranova de’ Passerini, Gianangelo Pessina. Sotto accusa sono finiti i sistemi per il contenimento di polveri e odori nell’impianto di trattamento rifiuti di Terranova. L’ingegnere bergamasco di 54 anni, che fino a giugno 2006 dirigeva la struttura, è stato assolto ieri dall’accusa di aver violato il “decreto Ronchi”. L’ipotesi di reato era la gestione dei rifiuti non autorizzata, dopo che i carabinieri - nel 2006 - avevano contestato l’inadeguatezza dell’impianto di raffinazione del compost e di un’altra sezione dell’impianto: secondo gli investigatori si doveva operare con sistemi “a ciclo chiuso”, anche per evitare odori molesti, e le tecnologie allora adottate non avrebbero garantito l’abbattimento di sostanze volatili. Pessina, che di recente è stato richiamato alla Eal Compost dopo essersi dedicato ad altre aziende per due anni, è stato difeso dall’avvocato Massimo Pellicciotta. Che si limita a poche parole: «Come aveva chiesto il pm, è arrivata l’assoluzione». La formula scelta dal giudice è «perché il fatto non sussiste». Cadono anche le accuse mosse dalla Procura, che relativamente al processo di raffinazione contestava la mancanza di un «presidio ambientale per l’abbattimento delle polveri». Accuse mosse, da anni, anche dal Comitato anti-compost sorto a Terranova.
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