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martedì 24 novembre 2009

Il «lato B» di Comunione e liberazione

Nord - Bossi punta sui pm per cambiare nomi. L'inchiesta sulla sanità che Formigoni teme.
Rassegna stampa - il manifesto, Ernesto Milanesi, 22 novembre 2009.

«Ci sono i barbari alle porte». La frase è attribuita a Giancarlo Galan che ormai non perde occasione di dimostrarsi il paladino del Veneto anti-leghista. A costo di dichiararsi per la prima volta in perfetta sintonia con il vescovo di Padova Antonio Mattiazzo sul crocifisso. Tutto pur di «scomunicare» il sindaco-deputato leghista Massimo Bitonci che a Cittadella lo brandisce contro la minaccia islamica. «Decide solo Bossi, come sempre. E stupirà tutti, una volta di più». Sibillino l'amministratore locale «padano» sa bene che la Lombardia vale più di Piemonte e Veneto messi insieme. E applaude Franco Manzato, vice presidente della regione, che scandisce: «Dopo due mandati, a casa. Vale per Galan come per Formigoni».
Nel Pdl veneto, gli ultras delle sette province hanno già paradossalmente iniziato a «tifare» per la magistratura che in Lombardia scandaglia il «lato B» di Comunione e liberazione. Se uno schizzo arriva fino a Roberto Formigoni (nonostante la mobilitazione di Maurizio Lupi e Mario Mauro), scatta l'effetto Cosentino e si libera la poltrona d'oro a beneficio della Lega.
Eppure, nella politica del post-Tangentopoli il «tandem dei berluscones» ha monopolizzato il lombardo-veneto. Con il Carroccio marginalizzato in provincia e l'asse Forza Italia-An (con o senza Udc) alla guida delle regioni economicamente impareggiabili. È la parabola di 15 anni interpretata personalmente da Formigoni e Galan. Il massimo leader politico ciellino e il solo dei padri fondatori del partito del Cav ancora in sella. Uno da mesi nel mirino della Lega di Pontida, l'altro che potrebbe rivelarsi il vero obiettivo di Umberto Bossi. Anche la mezza crisi di governo passa attraverso il verdetto sul cattolicissimo Roberto e sul liberalissimo Giancarlo. Mai ministri, al massimo sottosegretario o senatore incompatibile. Solo governatori, con Berlusconi testimone di nozze dell'amico dei bei tempi di Publitalia.
Partita a scacchi che muove pezzi da novanta sul fronte di banche, imprese e finanza. L'Expo di Milano vale sulla carta 20 miliardi di euro: affare che sul tavolo istituzionale non registra la presenza della Lega. La candidatura di Venezia alle Olimpiadi 2020 (ma con Padova e Treviso) è contabilizzata in 15 miliardi solo in impianti sportivi. E coinvolge, al contrario, gli amministratori locali del Partito democratico e del Carroccio. Dopo le Regionali, ci saranno appalti e operazioni immobiliari tutti «da bere» come nella stagione di Craxi, ma anche la progettazione di Marco Polo City a Tessera insieme alla vera infrastrutturazione del Veneto centrale.
Nessuno ama accendere i riflettori, meno che mai sulla sanità. La Lombardia ha applicato a tutto campo la «sussidiarietà» che si traduce spesso nell'eclissi del pubblico dentro la galassia ben radicata nella Compagnia delle Opere. Grazie a Formigoni, un giro d'affari che vale circa 5 milioni di euro. E ben si sposa con le Scarl (coop a responsabilità limitata) che operano nei servizi sociali, senza dimenticare la nicchia della formazione con il Consorzio scuole e lavoro in grado di fatturare oltre 60 milioni. Il «modello veneto» della sanità resiste sull'asse universitario Padova-Verona con le punte dell'eccellenza pubblica. Lo stesso fratello di Giancarlo Galan guida un'equipe oculistica all'ospedale Sant'Antonio da sempre all'avanguardia e capace di attirare pazienti da tutt'Italia. Ma il vero business è rappresentato dalla costruzione di nuovi nosocomi: fresco di inaugurazione quello di Mestre che si affaccia su via don Giussani; al centro di polemiche e non solo il progetto di Schio (Vicenza); di fatto, già assegnato al pool di imprese che fa capo a Gemmo l'ospedale della Bassa padovana; all'orizzonte il project financing da 1,5 miliardi per traslocare la «fabbrica della salute» di Padova nell'area vicino allo stadio delle tangenti.
Nell'era Formigoni, si sono imposti all'attenzione due top manager ciellini dal passato di sinistra. Massimo Ferlini, bocconiano ex migliorista del Pci, presidente della società di ingegneria Sinesis (vocazione alle grandi opere e al trattamento dei rifiuti) e di CdO Milano. Antonio Intiglietta ha invece invertito due lettere: da Lotta continua a Cl con tappa intermedia a palazzo Marino come vice sindaco. Presidente di CdO Lombardia, si è specializzato nel social housing che tradotto significa edilizia «sussidiaria», come in zona Bicocca. Con il doge Galan, i poteri forti dell'economia veneta hanno spesso fatto scintille (gli industriali di Vicenza in prima fila) e non sono mancate faide spietate nelle Autostrade (capro espiatorio il post-doroteo Vittorio Casarin). Tuttavia sul Passante che ha rivoluzionato la viabilità e sul rigassificatore che ha rianimato il Polesine, l'uomo del «Nord Est sono io» ha dimostrato di saper vincere scommesse da vero leader. Ed è prontissimo a resistere anche alle pretese della Lega. Magari strizzando l'occhio a Flavio Zanonato. In fin dei conti, la Lega delle cooperative controlla il 71% della sanificazione in appalto dalle Usl.
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