Rassegna stampa - il manifesto, Matteo Bartocci, 23 ottobre 2009.
Il ministro dell'Interno sembra vivere su Marte. «Abbiamo dato disposizioni perché il sito contenente minacce al premier apparso su Facebook venga subito chiuso e denunciati alla magistratura tutti quelli che sono intervenuti». Roberto Maroni è sicuro: «Non credo che esista un paese al mondo dove qualcuno può scrivere su un sito 'uccidiamo il premier'. È apologia di reato, anzi peggio. È un problema di cultura: se passa il concetto che uno può scrivere impunemente queste cose, c'è il rischio che poi a qualcuno venga in mente di metterle in atto».
Eh già. Eppure il Viminale proprio non aveva detto nulla quando sempre sul social network di Palo Alto era comparsa la pagina «Immigrati clandestini, torturarli è legittima difesa». Una pagina che ai militanti del Carroccio piaceva molto, visto che era «linkata» da almeno un centinaio di circoli della Lega sparsi in tutta Italia. Compresi due «big» come Umberto Bossi e il capogruppo alla camera Roberto Cota. Il quale, giustamente, all'epoca si era difeso così: «L'amicizia su Fb si dà in buona fede e non si può in alcun modo essere responsabili delle condotte altrui». Maroni allora taceva. Come quando è toccato al figlio di Bossi, Renzo, inventare un orrendo giochino - «Rimbalza il clandestino» - e pubblicarlo sulla sua pagina proprio nei giorni in cui affondava un barcone con 73 eritrei a bordo.
Stavolta no. Enfatizzare le minacce al premier fino a ipotizzare impossibili chiusure di pagine private situate in California attraverso costosissime rogatorie internazionali serve a mantenere alta la tensione e a parlar d'altro. Come per le lettere di minacce più o meno fantasiose recapitate ai giornali in questi giorni. Al governo conviene rilanciare. Il ministro degli Esteri Franco Frattini usa proprio Facebook per declamare il rischio che si torni agli anni '70: «Queste iniziative sciagurate vanno isolate, combattute e sconfitte con fermezza e durezza». Parole d'altri tempi.
La polizia postale intanto indaga e ha notificato a Facebook la richiesta di fare i nomi dei creatori delle pagine incriminate. Facebook ha risposto chiedendo i documenti in inglese. La polizia li ha mandati in traduzione legale e se il caso attiverà presto una rogatoria internazionale. Ben tre magistrati sono al lavoro. Complimenti. La libertà di parola, anche se di cattivo gusto come in questo caso, va contrastata ma senza censure impossibili.
Il Pd fa notare che non è certo solo Silvio Berlusconi l'incubo degli italiani. Su Facebook solo "contro" Franceschini ci sarebbero 180 gruppi. Si va dal «Sopprimiamo Franceschini» al «Franceschini sparati». Poi ci sono il lapidario «Io odio Franceschini», il controverso «Accettiamo Franceschini» (nel senso con l'accetta), «Quelli che impiccherebbero Franceschini al primo albero» o il pittoresco «Gettiamo Franceschini nel cratere dell'Etna». Ma l'elenco dei personaggi, veri o virtuali, minacciati di uccisione è lunghissimo. Costantino, Patty, Moccia, Mughini, Bassolino, Franceschini, Prodi, Travaglio, Nedved, Arisa, Hello Kitty, Mourinho, Pingu, Prezzemolo, Clippy, Quaresma, Spongebob, le ex, Doraemon, Beep Beep, Lucignolo, Walker Ranger, Spaccarotella, Pikachu, Burdisso, Hamilton, Mowgli, Molinaro, Topolino, i cani della carica dei 101, Jankulosky, Calimero, Rivas, Cenerentola, Larrivey, Candy Candy, Bombolo, Ibrahimovic, Topo Gigio, Capezzone, Gelmini, Loria, Ping Ping, Fritzl, Coccolino, Cupido, le suocere, Paolini, Winny Pooh, Doraemon, i piccioni, le zanzare, Cimoli, i geologi, Perrotta, Hamtaro, Ligabue, Beautiful, Moratti, Winny Pooh, doctor House, Gigi D'Alessio, Goku, Dexter, Maurizio Mosca, Marco Carta, i Teletubbies, la Befana, Babbo Natale e Mendeleev. Un elenco completo è impossibile. La magistratura avrà molto da lavorare.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.