Povertà in crescita. Le richieste di aiuto aumentano del 20%.
Rassegna stampa - il manifesto, 23 ottobre 2009.
La povertà è in aumento in Italia. A certificarlo è l'ultimo rapporto Caritas, che registra una crescita di richieste di aiuto del 20% nel 2008 (rispetto al 2007) e per quest'anno prevede un bilancio ancora più nero. Le categorie a rischio - secondo l'ente gestito dai cattolici - potrebbero concentrarsi tra i lavoratori più deboli, ovvero i contrattisti a termine, gli impiegati che perdono il posto improvvisamente a causa della crisi, i cassintegrati.
I dati vengono dal nono rapporto sulla povertà in Italia, messo a punto da Caritas e Fondazione Zancan, presentato a Roma. In un anno sono aumentate dunque del 20% le persone che a causa di difficoltà economiche chiedono aiuto ai centri di ascolto dell'istituzione caritatevole: sono 372 i centri interessati alla rilevazione, su un totale di 6 mila; fanno capo a 137 diocesi su 220. L'incidenza delle richieste è maggiore nel Sud (17,7%): oltre il 20% in Sicilia, Basilicata e Sardegna. Il nord registra il 2,9% mentre al centro la situazione è articolata (17,5% nel Lazio, 2,4% nelle Marche).
Nel 2007, cioè prima della crisi, si erano rivolte ai centri Caritas 80.041 persone (70,3% dei quali stranieri) e oltre 5 mila famiglie. L'anno scorso il «boom» che si è detto (un quinto in più), ma per il 2009 «è probabile che gli "impoveriti" siano aumentati». Fra questi potrebbero esserci «titolari di contratti a termine, impiegati che perdono il posto di lavoro, cassintegrati che vedono avvicinarsi il termine del sussidio».
Chi chiede aiuto generalmente non appartiene alla categoria comunemente indicata come povertà estrema. Perlopiù sono persone che vivono in una normale abitazione; il 76,4% con i propri familiari. Tra gli aiuti più richiesti, un sostegno economico (56,8% degli italiani e 48,1% degli stranieri) e un lavoro (44% e 54,9%).
L'ente cattolico ha commentato la decisione del sindaco di Roma Gianni Alemanno di installare dei braccioli al centro delle panchine per evitare che i senzatetto possano sdraiarsi durante la notte: «Un approccio preoccupante - ha detto il direttore della Caritas Italiana, Vittorio Nozza - Per queste persone già in condizioni psicofisiche fragili si potrebbero invece moltiplicare azioni a loro pro, garantendo servizi sul territorio per farli vivere in modo dignitoso».
Ai dati Caritas ieri si sono aggiunti quelli dello Svimez: secondo l'istituto, occorrerebbero due miliardi di euro all'anno per combattere la povertà assoluta. Le risorse sarebbero destinate a circa un milione di famiglie che vivono al di sotto della soglia di povertà assoluta (398 mila al nord, 133 mila al centro e 443 mila al sud). Con questi soldi si introdurrebbe un sussidio familiare al reddito per colmare il gap tra l'importo percepito e la soglia minima di povertà. I 2 miliardi sarebbero divisi in 930 milioni di euro per le famiglie meridionali (48% del totale), 795 milioni al nord (41%) e 213 milioni al centro (11%). Il welfare locale, spiega lo Svimez, garantisce una spesa pro capite di 130 euro al centro-nord e di appena 54 euro nel Mezzogiorno. La spesa per disabili è di 3500 euro per assistito al centro-nord contro soli 800 nel sud; i bambini accolti negli asili nido sono il 15% al nord e solo l'1,8% nel Mezzogiorno. Riguardo ai lavoratori, gli occupati senza tutele sono in Italia circa 2 milioni, di cui 650 mila al sud.
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