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mercoledì 14 ottobre 2009

«La vera scelta è tra Bersani e Franceschini»

Intervista a Tonini (Pd).
«Alle primarie, puntiamo al voto utile: no a Marino, sennò vince Bersani».

Rassegna stampa - Liberazione, Angela Mauro, 14 ottobre 2009.

Giorgio Tonini, senatore del Pd schierato con Dario Franceschini alle primarie, lancia un avviso agli elettori del partito a meno di 15 giorni dalla consultazione popolare che eleggerà il segretario nazionale. «I nostri elettori capiranno che la vera scelta è tra Bersani e Franceschini», dice in un'intervista a Liberazione . «Non mi permetto di invitare Marino a ritirarsi, ma il nostro sforzo sarà quello di far capire agli elettori che la scelta è tra Bersani e Franceschini». Campagna per il voto utile? «In una certa misura sì: l'elettore deve capire che se vota Marino aiuta Bersani a vincere», risponde Tonini, da sempre di area veltroniana nel Pd.
Quanto allo scontro aspro tra Franceschini e Massimo D'Alema, sostenitore di Pierluigi Bersani, non si tratta di una tattica dell'attuale segretario per oscurare l'ex ministro, rivale incoronato dalla convenzione che ha selezionato i tre candidati alle primarie. «Se è una tattica, è di D'Alema - dice Tonini - La polemica è partita da lui quando ha detto che in caso di vittoria di Franceschini "noi dirigenti resteremo nel Pd, ma non so dire degli iscritti"». Nel caso in cui le primarie confermassero l'esito della convenzione e venisse eletto Bersani, Tonini promette lealtà e battaglie interne. Ma i giochi non sono ancora fatti e chiarisce la sua idea di alleanze. «Il Pd non lasci al centro la conquista del voto moderato...».
Senatore Tonini, Franceschini attacca D'Alema per oscurare Bersani, il vero rivale alle primarie. È questa la tattica del vostro schieramento congressuale?
Se è una tattica è di D'Alema. La polemica è partita da lui, è stato lui a dire al Riformista che in caso di vittoria di Franceschini "noi dirigenti resteremo nel Pd, ma non so dire degli iscritti". Una frase che di fatto ventila una delegittimazione del voto delle primarie, attaccando al cuore il meccanismo che abbiamo scelto tutti per l'elezione del segretario. Dario si è limitato a rispondere riscuotendo grande apprezzamento alla convenzione di domenica, assemblea eletta in maggioranza sul nome di Bersani dove è stata applaudita la risposta ferma di Dario sulla necessità di non mettere gli elettori contro gli iscritti chiunque sia il segretario.
Si temono forti scosse nel partito se le primarie non dovessero confermare l'esito della convenzione, soprattutto dal fronte bersaniano...
Questo atteggiamento è inaccettabile e intrinsecamente ricattatorio. Della serie: se vince Bersani tutto bene, perchè sanno che da parte nostra ci sarà assoluta lealtà; se vince Franceschini salta tutto. E' questa arroganza che deve essere sconfitta, spero che i nostri elettori lo capiscano.
Se vince Bersani, già si parla di modifiche allo statuto per limitare le primarie alla scelta dei candidati alle amministrative e non per l'elezione del segretario. Vi riconoscereste in questo partito?
Noi voteremo contro questo disegno, sapendo di essere minoranza. L'ho fatto nei Ds, sperando di tornare maggioranza. Il mio giudizio sulle intenzioni della mozione Bersani è molto negativo, ma va detto che sulle modifiche allo statuto i bersaniani non hanno ancora le idee chiare, sono molto divisi. In particolare c'è un punto sul quale non sono chiari: laddove propongono primarie di coalizione per i candidati alla presidenza di province e regioni e alla carica di sindaco. Ok, questo è già previsto dallo statuto, ma se vuol dire che il Pd corrererebbe con un solo candidato scelto dal gruppo dirigente questo per noi non va bene perchè vorrebbe dire che un caso Renzi (eletto sindaco a Firenze dopo aver vinto le primarie del Pd, ndr.) non potrà mai più ripetersi, diventerà impossibile che emergano outsider. La nostra idea invece resta quella di primarie aperte anche con più candidati del Pd, cioè un meccanismo che consenta l'elezione di personalità non previste e che serva a far emergere una nuova classe dirigente.
Alleanze. Sinistra e libertà pensa a costituirsi in partito e allearsi con la lista comunista alle elezioni. Immagino che il dato non cambi la vostra impostazione di vocazione maggioritaria del Pd, giusto?
Riprendendo il discorso che facevo sulle primarie: i nostri alleati negli enti locali ne guadagnerebbero se a correre ci fossero più candidati del Pd, potrebbero addirittura vincere le primarie. Parlando in generale di alleanze, il Pd ha davanti tre interlocutori: la sinistra che è ancora un cantiere molto aperto e nebuloso, impegnato in un cammino lungo che rispettiamo; Di Pietro che è più forte elettoralmente ma che oscilla tra propositi riformisti e attacchi a Napolitano; e poi c'è l'enigma Udc che vuole stringere alleanze a macchia di leopardo a livello locale, con noi e il Pdl indiffirentemente. Detto che la discussione sulle alleanze va fatta quando la situazione è matura, noi dobbiamo concentrarci sul nostro partito: se il Pd torna allo spirito del "Lingotto" con un linguaggio innovativo che non sia la ripetizione dei ritualismi di sinistra, alllora anche il tema delle alleanze sarà meno problematico. Ma noi siamo assolutamente contrari all'idea che il Pd torni a occuparsi dell'alveo tradizionale di sinistra e che lasci al centro la conquista del voto moderato, magari permettendo che pezzi di Pd vadano da quella parte. Questa è la ragione per cui è nato il Pd, non per portare l'Udc verso il centrosinistra, ma nemmeno per essere l'ennesima evoluzione del Pci nel Pds.
Con Bersani si corre questo rischio?
Non è chiaro, Bersani parla di mettere insieme tutte le opposizioni ma non si capisce come farebbe a portare Casini e Ferrero allo stesso tavolo. Però sia Letta che Follini che D'Alema hanno detto cose molto nette e se lo spirito è contro la vocazione maggioritaria del Pd io non sono d'accordo.
Come vanno i rapporti con Marino? È possibile un ponte tra Franceschini e la sua area oppure sarebbe utile che il senatore si ritirasse dalla corsa?
I nostri elettori capiranno che la vera scelta è tra Bersani e Franceschini. Non mi permetto di invitare Marino a ritirarsi, ma il nostro sforzo sarà quello di far capire agli elettori che la scelta è tra Bersani e Franceschini.
Campagna per il voto utile.
In una certa misura sì: l'elettore deve capire che se vota Marino aiuta Bersani a vincere.
È appena uscita la notizia dell'affossamento del ddl sull'omofobia alla Camera.
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