È oramai da diverso tempo che compaiono sul nostro blog opinioni e commenti che lanciano più o meno celate accuse al nostro indirizzo, tesi a creare una sorta di qualsivoglia guerra tra la nostra testata e la minoranza di Brembio che Cambia. Com’è nostro costume e nostra scelta, non siamo intervenuti censurando o rispedendo al mittente, metaforicamente parlando, queste accuse; verremmo meno al nostro impegno di notiziario d’informazione locale e di scelta di pubblico accesso. Ci troviamo, però, nella condizione di dover esprimere il nostro disappunto per quanto sta avvenendo affermando con fermezza il nostro pensiero; ciò che è espresso, scritto in rosso, a margine della nostra testata a titolo: Chi siamo. Questo per fugare ogni idea di contrasto verso qualsiasi entità, attuata da diverse parti, ed esercitare il nostro diritto d’informatori nel pieno rispetto delle nostre e altrui libertà.
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mercoledì 14 ottobre 2009
I commenti sul nostro blog
Un fenomeno che ci ha alquanto impressionato.
È oramai da diverso tempo che compaiono sul nostro blog opinioni e commenti che lanciano più o meno celate accuse al nostro indirizzo, tesi a creare una sorta di qualsivoglia guerra tra la nostra testata e la minoranza di Brembio che Cambia. Com’è nostro costume e nostra scelta, non siamo intervenuti censurando o rispedendo al mittente, metaforicamente parlando, queste accuse; verremmo meno al nostro impegno di notiziario d’informazione locale e di scelta di pubblico accesso. Ci troviamo, però, nella condizione di dover esprimere il nostro disappunto per quanto sta avvenendo affermando con fermezza il nostro pensiero; ciò che è espresso, scritto in rosso, a margine della nostra testata a titolo: Chi siamo. Questo per fugare ogni idea di contrasto verso qualsiasi entità, attuata da diverse parti, ed esercitare il nostro diritto d’informatori nel pieno rispetto delle nostre e altrui libertà.
È oramai da diverso tempo che compaiono sul nostro blog opinioni e commenti che lanciano più o meno celate accuse al nostro indirizzo, tesi a creare una sorta di qualsivoglia guerra tra la nostra testata e la minoranza di Brembio che Cambia. Com’è nostro costume e nostra scelta, non siamo intervenuti censurando o rispedendo al mittente, metaforicamente parlando, queste accuse; verremmo meno al nostro impegno di notiziario d’informazione locale e di scelta di pubblico accesso. Ci troviamo, però, nella condizione di dover esprimere il nostro disappunto per quanto sta avvenendo affermando con fermezza il nostro pensiero; ciò che è espresso, scritto in rosso, a margine della nostra testata a titolo: Chi siamo. Questo per fugare ogni idea di contrasto verso qualsiasi entità, attuata da diverse parti, ed esercitare il nostro diritto d’informatori nel pieno rispetto delle nostre e altrui libertà.
Ci sarebbe molto facile e conveniente controbattere alle espressioni dialettiche o alle accuse, se così le vogliamo chiamare, poste in atto da questo o quel gruppo; di questo o di quell’anonimo alimentando così una forma sterile di controversia fine a se stessa, perdendo in credibilità e in libertà d’informazione. Non è nostro costume! D’altro canto, non possiamo esimerci di esprimere una nostra serena opinione e di costatare, come le diverse opinioni dei commentatori, mettono in evidenza e a nudo fatti percepiti che emergono dai diversi comportamenti dei soggetti in questione e dal loro modo di esprimersi; chiedendo spiegazioni o mostrando lacune. Questi soggetti, sono il fulcro della diatriba dialettica, e non la redazione che l’ha pubblicata.
Anche se, a livello personale, qualche membro del gruppo che forma la redazione, si è sentito in dovere di difendere il proprio comportamento e la propria reputazione; tanto è vero pubblicato come commento e risposta della singola persona. Anche se, sarebbe facile e possibile riprendere e dilatare all’infinito alcuni commenti per avere consenso. Anche se, nei commenti, emergono tesi molto interessanti di quanto viene percepito da chi ci segue rivolti a questo o a quello. Non è nelle nostre volontà usarle per muovere attacchi a chicchessia, né tantomeno difenderci ad oltranza per supportare le nostre tesi. E la conferma più bella di tutto ciò, è il seguito di persone che, seppur virtuale, ha la nostra testata; segno questo di una proposta posata e seria di un gruppo ritenuto vecchio, ritenuto decadente.
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