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giovedì 3 settembre 2009

Solidarietà, ognuno pensa per sé

Pochi aderiscono al versamento di 2 euro ad abitante per gli aiuti a chi è senza ammortizzatori.
Fondo anticrisi, i Comuni si defilano.

Rassegna stampa - Il Giorno di oggi, Laura De Benedetti.

Sono stati 39 i lavoratori che sono stati ammessi alla prima tranche del Fondo di Solidarietà Provinciale e che dunque hanno ottenuto in questi giorni un primo concreto aiuto economico, anche se di differente entità, per un totale complessivo di 72.400 euro. Le più ‘premiate’ sono state le persone rimaste senza lavoro e senza sussidi che abitano nel capoluogo perché il contributo era raddoppiato solo per i lavoratori residenti in Comuni che avessero aderito al Fondo territoriale. Ma ad oggi risulta che, nonostante gli appelli lanciati dalle istituzioni e dai sindacati, solo la giunta di Lodi abbia effettuato questa scelta (versando 100 mila euro, la stessa quota della Provincia e della Fondazione Bpl, per un totale di 300 mila euro). Gli altri grandi centri del Lodigiano ed i paesi minori sembrano aver optato per formule di aiuto più dirette verso la propria cittadinanza. Alla prima scadenza del bando, il 31 luglio scorso, erano giunte in Provincia, attraverso i Caf e i Centri per l’Impiego 42 domande (chi non aveva i requisiti, piuttosto restrittivi, veniva subito respinto). Per la prossima scadenza, del 10 settembre, però sono già arrivate altre 98 domande di contributo e probabilmente ne arriveranno ancora in questi giorni.
«Ad agosto — spiega Elga Zuccotti, del Centro per l’Impiego della Provincia — abbiamo vagliato le prime 42 richieste dal punto di vista tecnico, per accertare che, effettivamente, il richiedente non stesse lavorando o ricevendo altri sussidi. Successivamente il Consorzio dei servizi alla Persona ha effettuato una verifica dal punto di vista strettamente sociale. Alla fine 3 domande sono state scartate per mancanza dei requisiti: in due casi il reddito era troppo alto, in uno il richiedente risultava occupato. Ai 39 ammessi al fondo, suddivisi tra uomini e donne pressoché equamente ma tutti con familiari a carico e situazioni economiche davvero drammatiche, sono stati erogati nei giorni scorsi contributi diversi, a seconda della situazione socio lavorativa, su valutazione del Consorzio». Ad una persona è stato assegnato un contributo una tantum; una seconda riceverà un contributo trimestrale; 14 persone verranno aiutate per 6 mesi; la maggior parte, 22 precari senza più lavoro o persone con contratti a tempo indeterminato licenziate, invece, avranno un contributo mensile per 9 mesi, seppur con verifiche periodiche di mantenimento dei requisiti; per un’ultima persona si sta decidendo la formula di aiuto. Il contributo varia: 6 residenti nel comune di Lodi riceveranno, con versamenti trimestrali, 400 euro al mese. Gli altri, residenti nei comuni che non hanno aderito, solo 200 euro al mese. Sei persone sono di Casale, quattro di Sant’Angelo, nessuna di Codogno (ma ve ne sono tra i 98 nuovi richiedenti), il resto sono distribuite a macchia di leopardo nei piccoli centri del Lodigiano. Le richieste che verranno presentate entro il 10 settembre saranno vagliate entro il 30 settembre, con erogazione dei fondi a partire da metà ottobre.

Gli scettici Sant’Angelo e Lodivecchio non si affidano al modello provinciale: ognuno spende per sé.
«Noi conosciamo meglio i cittadini, sappiamo cosa fare».

I Comuni del Lodigiano hanno scelto di non aderire al Fondo di Solidarietà provinciale preferendo, in un periodo di ristrettezze, riservare una quota ad iniziative dirette. Sia Sant’Angelo che Lodi vecchio, hanno, ad esempio, messo in campo fondi di solidarietà comunali. «Prima di tutti gli altri, già dall’anno scorso, abbiamo destinato 7.500 euro per assicurare il secondo anno di cassa integrazione speciale ad alcuni dipendenti dell’ex Sinterama — afferma il sindaco di Sant’Angelo, Domenico Crespi —. Il 26 marzo abbiamo approvato una variazione di bilancio appostando 100mila euro per un nostro fondo. Ora stiamo ridefinendo i requisiti di accesso anche se c’è già la possibilità di chiedere aiuto in caso di bisogno, come aggiustare la macchina rotta necessaria per andare al lavoro. Questo senza contare che ogni 2mesi la commissione servizi sociali assegna 4-5 mila euro a diversi beneficiari per circa 100 mila euro all’anno, a cui vanno aggiunti 50mila euro di contributo per gli affitti, erogati insieme alla Regione. A breve avrò un incontro con la Provincia: l’adesione al fondo provinciale, che per noi corrisponderebbe a circa 26mila euro calcolando 2 euro per abitante, non è esclusa. Abbiamo 4 milioni e 700 mila euro sui conti ma c’è il patto di stabilità da rispettare, con vincoli molto stretti».
«Lodivecchio ha 7.300 abitanti. I circa 15 mila euro che avremmo dovuto destinare al fondo provinciale li abbiamo invece dedicati ad un fondo di solidarietà extra, nostro, che si aggiunge alle normali agevolazioni in base al reddito sui servizi comunali — spiega il sindaco Giancarlo Cordoni —. Intendiamo aiutare soprattutto chi, perdendo il lavoro, non può pagare i servizi, valutando anche interventi con contributi diretti su segnalazione dei servizi sociali. La nostra comunità è piccola ed è più facile monitorare la situazione. Abbiamo almeno una decina di casi sotto controllo; in più due nuclei familiari sono stati aiutati dal fondo diocesano gestito dalla Caritas. È un periodo difficile anche per i comuni: quei 15 mila euro erano il nostro avanzo di amministrazione. Di risorse nuove non ce ne sono. Ma dedichiamo più di un milione di euro ai servizi sociali: è il nostro capitolo maggiore di spesa: siamo forse uno dei Comuni che si impegna di più su questo fronte».
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