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giovedì 3 settembre 2009

Assassinio nella redazione d'un giornale

Il direttore dell'Avvenire Dino Boffo ha rassegnato le dimissioni con una lettera al presidente del consiglio di amministrazione del quotidiano mons. Marcello Semeraro. "Eminenza Reverendissima, da sette giorni la mia persona è al centro di una bufera di proporzioni gigantesche che ha invaso giornali, televisioni, radio, web, e che non accenna a smorzarsi, anzi. La mia vita e quella della mia famiglia, le mie redazioni, sono state violentate con una volontà dissacratoria che non immaginavo potesse esistere". Inizia così la lettera con la quale il direttore di Avvenire, Dino Boffo ha rassegnato le dimissioni. La missiva è indirizzata al presidente della Cei, Angelo Bagnasco.
"Nonostante le polemiche, e per l'onestà intellettuale prima del ministro Maroni e poi dei magistrati di Terni, si è chiarito che lo scandalo sessuale inizialmente sventagliato contro di me, e propagandato come fosse verità affermata, era una colossale montatura romanzata e diabolicamente congegnata". È quanto scrive Dino Boffo nelle sue dimissioni da direttore di Avvenire, presentate oggi al presidente della Cei, Angelo Bagnasco. "Questa risultanza è ciò che mi dà più pace, il resto verrà, io non ho alcun dubbio - continua -. E tuttavia le scelte redazionali che da giorni taluno continua accanitamente a perseguire nei vari notiziari dicono a me, uomo di media, che la bufera è lungi dall'attenuarsi e che la pervicace volontà del sopraffattore è di darsi ragione anche contro la ragione".
"Mentre sento sparare i colpi sopra la mia testa mi chiedo: io che c'entro con tutto questo? In una guerra tra gruppi editoriali, tra posizioni di potere cristallizzate e prepotenti ambizioni in incubazione, io - ancora - che c'entro?". È quanto si chiede Dino Boffo nella lettera di dimissioni da direttore di Avvenire presentata oggi al cardinal Angelo Bagnasco, presidente della Cei. "Perché - continua - devo vedere disegnate geografie ecclesiastiche che si fronteggerebbero addirittura all'ombra di questa mia piccola vicenda? E perché, per ricostruire fatti che si immaginano fatalmente miei, devo veder scomodata una girandola di nomi, di persone e di famiglie, forse anche ignare, che avrebbero invece il sacrosanto diritto di vedersi riconosciuto da tutti il rispetto fondamentale? Solo perché sono incorso, io giornalista e direttore, in un episodio di sostanziale mancata vigilanza, ricondotto poi a semplice contravvenzione?". Boffo sostiene poi che "mi si vuole a tutti i costi far confessare qualcosa, e allora dirò che se uno sbaglio ho fatto, è stato non quello che si pretende con ogni mezzo di farmi ammettere, ma il non aver dato il giusto peso ad un reato 'bagatellare', travestito oggi con prodigioso trasformismo a emblema della più disinvolta immoralità".
Boffo si rivolge poi al direttore del 'Giornale' Vittorio Feltri: "Non si illuda, c'è già dietro di lui chi, fregandosi le mani, si sta preparando ad incamerare il risultato di questa insperata operazione: bisognava leggerli attentamente i giornali, in questi giorni, non si menavano solo fendenti micidiali, l'operazione è presto diventata qualcosa di più articolato. Ma a me questo, francamente, interessa oggi abbastanza poco".
Il presidente della Conferenza Episcopale Italiana, cardinale Angelo Bagnasco, ha preso atto, "con rammarico, delle dimissioni irrevocabili del dottor Dino Boffo dalla direzione di Avvenire, TV2000 e RadioInblu. Nel confermargli, personalmente e a nome dell'intero episcopato, profonda gratitudine per l'impegno profuso in molti anni con competenza, rigore e passione, nel compimento di un incarico tanto prezioso per la vita della Chiesa e della società italiana, esprime l'inalterata stima per la sua persona, oggetto di un inqualificabile attacco mediatico. Apprezzando l'alta sensibilità umana ed ecclesiale che lo ha sempre ispirato, gli manifesta vicinanza e sostegno nella prova, certo che il suo servizio alla Chiesa e alla comunità civile non verrà meno.
Questa mattina Avvenire pubblicava una lista di faq che metteva in evidenza il complotto ed il killeraggio mediatico attuato contro il suo direttore.
La vicenda Feltri.
Quelle dieci falsità e la realtà dei fatti.

Rassegna stampa.

1) Boffo "noto omosessuale" e protagonista di una 're­lazione' con un uomo sposato segnalata in atti del Tribunale di Terni.
FALSO - Questo è stato affermato dal 'Giornale' sulla base di una lettera anonima diffa­matoria, definita falsamente 'nota infor­mativa' di matrice giudiziaria e fatta altrettanto falsamen­te assurgere addirittura alla dignità di risultanza 'dal ca­sellario giudiziario' che in realtà, come ogni altro atto del procedimento, non conteneva alcun riferimento alle 'in­clinazioni sessuali' e a 'relazioni' del direttore di ’’Avveni­­re’’. Lo ha confermato il gip di Terni Pierluigi Panariello il 31 agosto: «Nel fascicolo riguardante Dino Boffo non c’è as­solutamente alcuna nota che riguardi le sue inclinazioni ses­suali ».

2) Boffo "attenzionato" dalla Polizia di Stato per le sue 'frequentazioni'.
FALSO - Anche questa affermazione, grave e ridi­cola al tempo stesso, è tratta non da atti giudiziari ma dalla stessa lettera anonima che il 'Giornale' ha utilizzato per il suo attacco a Boffo. La schedatura è stata smentita dal ministro dell’Interno do­po pronta verifica fatta compiere nella struttura centrale e periferica della pubblica sicurezza.

3) Boffo "querelato" da una signora di Terni.
FALSO - A Terni fu sporta denuncia/querela non contro Boffo, ma contro ignoti da sogget­ti che ben conoscevano Boffo e la voce di Boffo e che, quando hanno scoperto che era stato ipotiz­zato il coinvolgimento del cellulare in uso al suo ufficio, hanno rimesso la querela.

4) Ci sono "intercettazioni" che accusano Boffo.
FALSO - Solo la lettera anonima parla di intercetta­zioni. Agli atti, invece, ci sono tabulati dai quali emergono telefonate partite da una delle utenze mobili che erano nella disponibilità di Boffo. Il gip di Terni Panariello lo ha confermato il 31 agosto.

5) Boffo ha dichiarato di "non aver mai conosciuto" la donna di Terni colpita da molestie telefoniche.
FALSO - Come già detto, Boffo conosceva i desti­natari delle telefonate, i quali, dunque, co­noscevano la sua voce. Il "Giornale" non può, tuttavia, nella sua montatura accettare un elemento antitetico alla sola idea della colpevolezza di Boffo.

6) Boffo si è difeso indicando un’altra persona come coinvolta in una storia a sfondo "omosessuale".
FALSO - L’omosessualità in questa vicenda è stata pruriginosamente tirata in ballo dall’e­stensore della famigerata "informativa" a­nonima e dal 'Giornale' che ha coagulato l’attacco diffa­matorio proprio su questo punto. Boffo ha solo e sempre dichiarato ai magistrati di essere ar­rivato alla conclusione che quel telefono cellulare, che era nella disponibilità sua e del suo Ufficio, fosse stato utiliz­zato da una terza persona che si trovava nelle condizioni lavorative per farlo. Il gip di Terni ha dichiarato che tale pista sul piano giudi­ziario non è stata "approfondita" perché non 'ritenuta at­tendibile da chi indagava', il quale evidentemente non co­nosceva i tempi e gli orari della professione giornalistica.

7) Nelle telefonate attribuite a Boffo ci sarebbero state 'intimidazioni' e "molestie" a sfondo 'sessuale', anzi 'omossessuale'. E sarebbero state accompagnate da 'pedinamenti'.
FALSO - Le affermazioni del "Giornale" sono prive di fondamento. Boffo si è sempre dichiarato e­straneo a una vicenda nella quale, anche presa solo come è stata presentata, sul piano giudiziario non include "pedinamenti" né molestie legate alla sfera 'ses­suale'. L’appiglio per chi ha cercato di far circolare un’idea opposta giace nel fatto che agli atti c’è un riferimento ad 'al­lusioni' a 'rapporti sessuali'. Ma, ha specificato il gip di Ter­ni il 1° settembre, "tra la donna e il suo compagno".

8) Boffo in qualche modo ammise di essere colpevole e diede incarico al suo legale di "patteggiare" la pena.
FALSO - Boffo non ha patteggiato alcunché e ha sempre rigettato l’accusa di essere stato au­tore di telefonate moleste. Ha considerato a lungo la questione giudiziaria ternana senza sostanziale im­portanza, in particolare successivamente alla remissione di querela sporta dalle persone interessate, tanto che in occa­sione della ricezione del decreto penale di condanna – lo si ri­badisce: successivamente alla remissione di querela da parte delle interessate – non si rivolse ad alcun legale. Boffo non aveva dato soverchio peso al decreto in questione, in quan­to l’aveva ritenuto una semplice definizione amministra­tiva, conseguente agli effetti della remissione.

9) Boffo ha reso pubbliche "ricostruzioni" della vicenda.
FALSO - Boffo non ha reso pubblica alcuna rico­struzione della vicenda e ciò che Avveni­re ha pubblicato è sotto gli occhi di tutti. Nessun’altra persona, nessun particolare, nessun ente e i­stituzione è stato indicato, citato o chiamato in causa dal direttore di Avvenire. Boffo nonostante il pesantissimo at­tacco diffamatorio del "Giornale" non intende consegna­re niente e nessuno al tritacarne mediatico generato e col­tivato dal 'Giornale'. Sul 'Giornale' anche a questo proposito si scrive il con­trario. È l’ennesima dimostrazione di come su quella te­stata si stia facendo sistematica e maligna disinformazio­ne.

10) La "nota informativa" non è una lettera anonima diffamatoria e una "patacca" ma il contenuto del decreto penale relativo alla vicenda di Terni.
FALSO - La cosiddetta "informativa" è un testo gra­vemente diffamatorio contro Boffo di in­certa (per ora) origine, ma sicuramente non scritto in sede giudiziaria né per sede giudiziaria e non attinente alla vicenda ternana alla quale è stato surretti­ziamente 'appiccicato' all’interno di una missiva anonima dopo essere stato ideato allo scopo. Sul "Giornale" i giornalisti autori dell’aggressione contro il direttore di Avvenire continuano, persino dopo i chiari­menti intervenuti, a sostenere la sua autenticità. Dire che è una 'patacca', secondo costoro, sarebbe una "bugia". E questo è comprensibile visto che la campagna diffamato­ria incredibilmente ingaggiata dal "Giornale" si basa, sin dal­l’inizio, sulle gravissime affermazioni e deformazioni con­tenute in quel testo anonimo.
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