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venerdì 7 agosto 2009

Lodi, scendere con i piedi per terra

Se Matteo Brunello ci ha raccontato dei sogni dei ludesan, Greta Boni su Il Cittadino di oggi, con l'occhio sulla realtà, ci informa che a San Grato, lungo la tangenziale di Lodi, la maggior parte delle costruzioni industriali resta ancora senza inquilini.
Capannoni deserti, mercato paralizzato.
Compravendite in calo da anni, anche con prezzi vantaggiosi.
Rassegna stampa.

Non c’è mercato per i capannoni lodigiani, anche quando i prezzi si rivelano vantaggiosi è difficilissimo trovare un acquirente. L’anno scorso le transazioni si sono fermate al 61,44 per cento, registrando un calo del 2,90 per cento rispetto al 2007. Allo stesso tempo, se si confronta il primo semestre del 2009 con il primo semestre del 2008, il costo degli immobili si è abbassato del 10,10 per cento. Alcuni operatori del settore su questo fronte non hanno dubbi: nella città del Barbarossa il mercato industriale si è fermato già da diversi anni, le associazioni che operano nel comparto spesso incontrano delle difficoltà persino nel fare delle rilevazioni attendibili. Leggermente diversa è la situazione al di fuori del capoluogo, negli edifici lungo le strade provinciali qualche capannone si riesce ancora a “piazzare”.
I dati emergono da una ricerca promossa dalla Camera di commercio di Monza e Brianza, in collaborazione con Fimaa Milano (Federazione italiana mediatori agenti d’affari) e Borsa Immobiliare.
Negli ultimi mesi, la crisi ha colpito anche il resto della Lombardia, l’anno scorso le compravendite si sono ridotte del 9 per cento in tutta la regione. Le province che possono vantare una “performance” positiva sono solo Bergamo (+1,5 per cento), Mantova (+3,8) e Sondrio (+12,8). Nel complesso, i prezzi di uno spazio destinato alle attività produttive è sceso del 4,8 per cento. A Lodi i clienti devono sborsare in media 560 euro al metro quadrato; A Monza e Brianza, con 935 euro al metro quadrato, si registra il costo più alto per un capannone ben localizzato, quasi il triplo di Cremona, dove - con 315 euro al metro quadrato - si trova il prezzo più “stracciato” della Lombardia. Seguono Milano, con 910 euro al metro quadrato, mentre Brescia, Lecco e Varese tutte ferme a 665. Che il mercato commerciale non vada a gonfie vele non è una novità, per accorgersene i lodigiani non devono fare altro che guardarsi in giro. Lungo la tangenziale, nella zona di San Grato, ormai da anni si nota una lunga schiera di capannoni vuoti, così come lungo viale Milano e in alcune zone della città molti uffici non hanno ancora trovato un proprietario. Il caso del polo industriale di San Grato ha sempre lasciato di stucco i cittadini, nonostante l’area sia considerata appetibile per la sua posizione è rimasta in parte deserta. Qui si trova il complesso “Le foglie 5”, realizzato dall’azienda lecchese Alessandro Tentori Spa, la maggior parte delle imprese che ha comprato in questa zona arriva da altre città. In via dell’Agricoltura svettano tre costruzioni ormai invase dall’erbaccia. Qualche incivile ha già colto l’occasione per abbandonare all’esterno materassi e rifiuti, mentre sui cancelli si mostrano in bella vista gli striscioni “affittasi” e “vendesi”. Solo qualche settimana fa, sulle colonne del «Cittadino», i titolari de “Le foglie 5” hanno proposto al Consorzio agrario di trasferirsi all’interno del complesso industriale, un’area di 100mila metri quadrati che secondo i proprietari avrebbe potuto rappresentare una soluzione ideale. Tentori ha sottolineato la vicinanza con il casello dell’A1, con il polo universitario e con il polo espositivo del Lodigiano, inoltre ha ribadito la possibilità di acquistare o affittare capannoni per circa 22mila metri quadri, su di una superficie totale di circa 40mila metri quadri. Il Consorzio agrario ha ringraziato la Tielle Costruzioni Srl per l’opportunità, ma ha anche risposto “picche”: il “trasloco” potrebbe avvenire più a sud.
In città non sono mai mancate le polemiche sulla cementificazione selvaggia del territorio, spesso ci si domanda perché costruire nuovi capannoni quando quelli esistenti sono deserti: un consumo di suolo considerato inutile. In passato le associazioni che fanno parte del mondo dell’artigianato hanno sottolineato l’esigenza di riqualificare l’area Pip (Piano insediamenti produttivi), rendendola più appetibile per le aziende del territorio. A quanto pare, però, l’obiettivo non è stato ancora raggiunto.

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