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venerdì 7 agosto 2009

L'età dell'oro e la banalità del presente

Guido Bandera su Il Giorno di oggi ci parla del passato.
Quel tempo lontano in cui Psi, Dc e Pci si dividevano i seggi.
Rassegna stampa.

C’è stato un passato, neppure troppo lontano, nel quale Lodi, non ancora provincia, era in grado di esprimere, contemporaneamente, almeno due parlamentari. Fra gli «storici» esponenti della Dc, ad esempio, si ricordano Giuseppe Arcaini, sottosegretario democristiano a fine Anni Cinquanta, ma anche Duccio Castellotti, attuale presidente della Fondazione Bipielle, che condivise la brevissima e travagliata legislatura del 1992 con il compagno di partito Angelo Mazzola, per una vita sindaco di Graffignana e nel 2004 sfidante alla provincia di Osvaldo Felissari. Non va dimenticato poi il peso politico di Enrico Perotti e dell’ormai famoso Patrizio Sguazzi. Felissari, a sua volta, fu deputato per il Partito comunista dal 1987 al 1992. Altrettanto prestigiosa la presenza di Francesco Zoppetti, sempre per il Pci, che oggi è il custode dell’eredità immobiliare del vecchio partito all’interno del Pd. Prestigiosa fu la parentesi della giunta di sinistra in Comune a Lodi retta da Edgardo Alboni, partigiano che fu anche deputato a Montecitorio. Non va poi trascurata l’esperienza del vecchio Partito socialista italiano, negli Anni ’80. Mentre Zoppetti era a Montecitorio, nel gruppo che sosteneva il Governo Craxi c’era anche Oreste Lodigiani, che visse in quegli anni la stagione brillante della leadership socialista in una coalizione del pentapartito Dc, Psi, Psdi, Pri e Pli. Stessa coalizione che resse anche il Comune di Lodi, sotto la guida del sindaco Andrea Cancellato. Nel 1992, i primi scricchiolii e poi il crollo di un sistema che ha comunque lasciato i suoi figli ed epigoni anche nei partiti della cosiddetta seconda repubblica.

I tempi del duo Castellotti-Mazzola, deputati Dc di Lodi, è tramontato da anni. Lodi oggi ha un solo deputato eletto in Parlamento: il leghista Andrea Gibelli. Da qualche mese la sua presenza sul territorio si è fatta sentire in modo molto più forte, complice anche la regia dell’operazione che ha portato prima alla candidatura e poi all’elezione di Pietro Foroni alla guida della Provincia. A Montecitorio, l’onorevole Gibelli presiede la decima commissione, quella dedicata alle Attività produttive. Competenze pesanti, che vanno dall’industria grande e piccola, in una stagione di grave crisi, al rinnovato sogno del nucleare italiano. Ma Gibelli, nonostante l’onere della presidenza di commissione, i viaggi nel suo collegio, qualche tour fra le centrali nucleari italo-francesi in Bretagna, non trascura quello che è il vero lavoro di un deputato, proporre leggi e farle votare. E da questo punto di vista il 42enne onorevole non si è affatto risparmiato.
Al suo attivo, dal 2008, anno della sua rielezione alla Camera, ha dieci proposte di legge presentate come primo firmatario, mentre ha messo la sua firma su sedici provvedimenti avanzati da colleghi. Fra questi provvedimenti, spiccano alcuni testi di impronta tipicamente leghista. Qualche esempio: la proposta per «la selezione dei docenti su base regionale», un disegno di legge costituzionale per modificare «la disciplina della cittadinanza», la «modifica dell’articolo 11 della Costituzione in materia di partecipazione dell’Italia all’Unione europea». Quest’ultimo, fa parte di quella serie di provvedimenti che hanno fatto definire la Lega come un partito di «euroscettici». Gibelli poi ha anche appoggiato una proposta per «sottoporre a referendum il trattato di Lisbona», ovvero quel trattato internazionale che comprende l’ultima versione della «Costituzione europea». Qui, se si vuole fare un referendum, bisogna cambiare la legge, perché consultazioni popolari sulle scelte di politica estera non se ne possono celebrare. Non manca qualche disegno di legge in linea con la «difesa dell’identità cattolica». Ecco gli esempi: una proposta di riforma della Costituzione per inserire «l’ispirazione alle radici giudaico-cristiane» e un provvedimento per «la difesa della vita». Ma un deputato legato al territorio non poteva dimenticarsi della sua terra. Ecco allora spuntare la proposta di una legge per velocizzare la procedura di ricostruzione del ponte sulla via Emilia fra San Rocco al Porto e Piacenza, crollato miseramente il 30 aprile, fra polemiche, feriti e inchieste della magistratura. Siccome Gibelli ha poi una passione per le città murate e, peraltro, Cittadella, in provincia di Padova, oltre ad essere cinta da mura è amministrata da un rampante sindaco leghista, sulla legge per valorizzare «il turismo attorno alle Mura castellane di Cittadella» non poteva certo mancare la sua firma.
Chi conosce Andrea Gibelli sa anche di una sua radicata e antica passione per le auto d’epoca. Nel suo garage anche una vecchia Fiat Topolino. Ecco allora che la mano dell’esperto traccia la sua firma sotto la proposta di legge per «la tutela e la valorizzazione dei veicoli storici». Ma non basta. La sua firma compare anche sotto le diverse proposte presentate da colleghi sullo stesso tema. Non si sa se l’onorevole sia un patito del «tuning», ovvero l’intrattenimento di quanti modificano assetto e colori delle vetture trasformando utilitarie in sgargianti fuoriserie, ma anche lui appoggia la proposta di «modifica del codice della strada per la semplificazione delle procedure relative alla modifica delle caratteristiche costruttive dei veicoli a motore». Un presidente della commissione attività produttive, poi, non poteva dimenticarsi della grave crisi che attanaglia il settore automobilistico. Ed ecco spuntare la firma sotto la proposta di «modifiche al testo unico delle imposte sui redditi concernenti misure fiscali per fronteggiare la crisi del settore automobilistico».

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