«Le api sono tornate, ma il mais muore»
In discussione il legame fra il bando degli insetticidi e la diabrotica.
Le api stanno meglio e tornano a volare: almeno per questa primavera le piccole lavoratrici giallonere (o meglio, marroni e nere) hanno scampato il “pericolo morìa” che la scorsa estate le aveva decimate. Naturalmente, per i produttori di miele questo non è abbastanza: tutti sono in attesa di avere informazioni più precise, e soprattutto scientifiche, sulla malattia che ha colpito i loro cari insetti. Il monitoraggio, però, finanziato dal ministero, si concluderà a settembre e solo in quel momento si potrà fare chiarezza sulla questione. Nel frattempo, Mieli d’Italia chiede al ministero di vietare una volta per tutte l’utilizzo di molecole neurotossiche utilizzate nella concia dei semi di mais, una delle cause che secondo l’associazione ha scatenato lo spopolamento delle api. Al momento, infatti, è in vigore solo una sospensione che scadrà a settembre: «L’andamento primaverile degli alveari - fanno sapere dall’associazione - ha confermato pienamente il micidiale effetto e incidenza delle molecole insetticide neonicotinoidi, poiché non si sono registrati rilevanti spopolamenti di api. Il provvedimento ministeriale, trattandosi di una sospensione, scadrà il prossimo settembre. È indispensabile che questo assuma il carattere di un definitivo divieto». Il mais, però, in questo periodo sta lottando contro la diabrotica, il “virus” che sta mettendo in ginocchio le coltivazioni e che ha destato la preoccupazioni del settore, dalla Coldiretti alla Confagricoltura.
L’ansia da diabrotica riempie la sala riunioni della Coldiretti di via Haussman: martedì si è tenuto un vero “briefing d’emergenza” per agricoltori e coltivatori. È ormai guerra dichiarata all’insetto americano devastatore di mais: il vertice ha specificato con quali armi è più opportuno scendere in campo, o meglio, tra i campi. Il relatore dell’incontro Marco Boriani - referente del servizio fitosanitario regionale - bloccato nel traffico di Lodi, si è presentato in cattedra con quaranta minuti di ritardo. Nell’attesa, i cento e più astanti a gremire la sala si sono scambiati opinioni e impressioni preoccupate: su tutte, regna la perplessità del perché la diabrotica risulti immune a ogni tentativo di disinfestazione. Dopo l’attesa, è stato lo stesso Boriani a spiegarlo: «Dobbiamo eliminare gli errori dal processo di annichilimento della popolazione di diabrotica. Punto primo, ignorare i maschi, colpire solo le femmine della specie, possibilmente gravide - asserisce l’esperto, che prosegue -. La copula tra maschi e femmine avviene in questo specifico momento: prima decade di luglio. Qualsiasi disinfestazione precedente o successiva a questo arco temporale è assolutamente inutile. Le uova sono già nel terreno: presto avviene una nuova schiusa, rinfocolando la popolazione dopo qualche settimana». Il biologo ha precisato: «Tutti i prodotti impiegati da ognuno di voi vanno bene. Bisogna solo avere cognizione di quando usarli». Questo è la soluzione a partire dal problema. Ma si può anche rovesciare il punto di vista, partendo dalla tesi: la diabrotica mangia il mais. Ed è la tesi a fornire un’arma indiretta. Boriani, infatti, ha suggerito di piantare il mais quando il ciclo larvale dell’insetto è finito, inizio maggio. «Le larve necessitano di nutrimento per evolversi rapidamente. Se il mais non è ancora in “levata”, allora non avranno sete di cui cibarsi. E moriranno». Ancora, per converso, piantare il mais anticipatamente, in modo che le sete aggredite siano già fecondate, senza diminuizione del potenziale del raccolto. Infatti, «in questo caso la diabrotica aggredisce le foglie basali del mais maturo, non rilevanti al benessere della pianta. Se le sete sono già fecondate, abbiamo poco da temere per le pannocchie».
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