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mercoledì 8 luglio 2009

Mais e api. Le due facce dei coltivatori lodigiani

Due articoli sull'emergenza mais nel Lodigiano da Il Cittadino di oggi.
Nel primo Greta Boni ci racconta del confronto aperto tra gli operatori del settore del miele e gli agricoltori che chiedono di togliere il divieto sugli insetticidi per salvare i raccolti.
«Le api sono tornate, ma il mais muore»
In discussione il legame fra il bando degli insetticidi e la diabrotica.
Rassegna stampa.

Le api stanno meglio e tornano a volare: almeno per questa primavera le piccole lavoratrici giallonere (o meglio, marroni e nere) hanno scampato il “pericolo morìa” che la scorsa estate le aveva decimate. Naturalmente, per i produttori di miele questo non è abbastanza: tutti sono in attesa di avere informazioni più precise, e soprattutto scientifiche, sulla malattia che ha colpito i loro cari insetti. Il monitoraggio, però, finanziato dal ministero, si concluderà a settembre e solo in quel momento si potrà fare chiarezza sulla questione. Nel frattempo, Mieli d’Italia chiede al ministero di vietare una volta per tutte l’utilizzo di molecole neurotossiche utilizzate nella concia dei semi di mais, una delle cause che secondo l’associazione ha scatenato lo spopolamento delle api. Al momento, infatti, è in vigore solo una sospensione che scadrà a settembre: «L’andamento primaverile degli alveari - fanno sapere dall’associazione - ha confermato pienamente il micidiale effetto e incidenza delle molecole insetticide neonicotinoidi, poiché non si sono registrati rilevanti spopolamenti di api. Il provvedimento ministeriale, trattandosi di una sospensione, scadrà il prossimo settembre. È indispensabile che questo assuma il carattere di un definitivo divieto». Il mais, però, in questo periodo sta lottando contro la diabrotica, il “virus” che sta mettendo in ginocchio le coltivazioni e che ha destato la preoccupazioni del settore, dalla Coldiretti alla Confagricoltura.
Per l’associazione, in gioco non c’è solo il futuro delle laboriose produttrici di miele. «Non sono solo le api, infatti, a essere a rischio estinzione - continuano da Mieli d’Italia -. Tutti gli insetti impollinatori che visitano i fiori quest’anno sono stati risparmiati. Niente insetti, niente frutti e niente semi. Oltre agli agricoltori gli insetti sono indispensabili anche per chi ha un piccolo orto familiare, un frutteto».
La Fai, Federazione apicoltori italiani, preferisce andare con i piedi di piombo: se da una parte riconosce che rispetto agli anni precedenti non si è verificato lo stesso spopolamento, dall’altra aspetta con trepidazione i risultati del monitoraggio. Anche nei mesi scorsi, la Fai aveva sottolineato che le cause della morìa potevano essere diverse, per questo era importante avere a disposizione tutta una serie di elementi scientifici e intavolare un confronto fra i diversi soggetti.
«La cosa più intelligente da fare - afferma Mario Vigo, presidente di Confagricoltura -, è avere delle risposte serie e certe dal mondo scientifico, questo anche per evitare speculazioni. Questa non deve diventare una specie di “guerra santa” fra apicoltori e agricoltori, bisogna mettersi al tavolo e trovare una soluzione per fare in modo che gli apicoltori continuino a produrre miele e gli agricoltori a coltivare mais. Tanto più che quest’anno la diabrotica ha provocato un vero disastro. Spero che il ministero non prenda decisioni affrettate, ma cerchi prima un confronto».

Nel secondo articolo Carlo Cerutti ci informa su un summit d’emergenza della Coldiretti.
«Seminiamo quando il ciclo larvale è finito»

L’ansia da diabrotica riempie la sala riunioni della Coldiretti di via Haussman: martedì si è tenuto un vero “briefing d’emergenza” per agricoltori e coltivatori. È ormai guerra dichiarata all’insetto americano devastatore di mais: il vertice ha specificato con quali armi è più opportuno scendere in campo, o meglio, tra i campi. Il relatore dell’incontro Marco Boriani - referente del servizio fitosanitario regionale - bloccato nel traffico di Lodi, si è presentato in cattedra con quaranta minuti di ritardo. Nell’attesa, i cento e più astanti a gremire la sala si sono scambiati opinioni e impressioni preoccupate: su tutte, regna la perplessità del perché la diabrotica risulti immune a ogni tentativo di disinfestazione. Dopo l’attesa, è stato lo stesso Boriani a spiegarlo: «Dobbiamo eliminare gli errori dal processo di annichilimento della popolazione di diabrotica. Punto primo, ignorare i maschi, colpire solo le femmine della specie, possibilmente gravide - asserisce l’esperto, che prosegue -. La copula tra maschi e femmine avviene in questo specifico momento: prima decade di luglio. Qualsiasi disinfestazione precedente o successiva a questo arco temporale è assolutamente inutile. Le uova sono già nel terreno: presto avviene una nuova schiusa, rinfocolando la popolazione dopo qualche settimana». Il biologo ha precisato: «Tutti i prodotti impiegati da ognuno di voi vanno bene. Bisogna solo avere cognizione di quando usarli». Questo è la soluzione a partire dal problema. Ma si può anche rovesciare il punto di vista, partendo dalla tesi: la diabrotica mangia il mais. Ed è la tesi a fornire un’arma indiretta. Boriani, infatti, ha suggerito di piantare il mais quando il ciclo larvale dell’insetto è finito, inizio maggio. «Le larve necessitano di nutrimento per evolversi rapidamente. Se il mais non è ancora in “levata”, allora non avranno sete di cui cibarsi. E moriranno». Ancora, per converso, piantare il mais anticipatamente, in modo che le sete aggredite siano già fecondate, senza diminuizione del potenziale del raccolto. Infatti, «in questo caso la diabrotica aggredisce le foglie basali del mais maturo, non rilevanti al benessere della pianta. Se le sete sono già fecondate, abbiamo poco da temere per le pannocchie».

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