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lunedì 16 novembre 2009

Natura: un dono da conservare per il bene comune

Celebrata domenica la giornata del ringraziamento.



Due file di trattori allineati sul sagrato della Chiesa nella mattinata di domenica, giornata dedicata al ringraziamento per i frutti della terra; mentre la gente, dopo messa, sosta per la tradizionale benedizione. Se da un lato il lavoratore agricolo riconosce a Dio la supremazia nel creato, dall’altro, il lavoro dei campi, chiede all’uomo rispetto e dignità. Non vi è ancora all’orizzonte un modello di società che possa fare a meno della ruralità pur con le trasformazioni operate in questi ultimi tempi. L’agricoltura ha in se la forza educativa, con la terra e con la natura, che è dono di Dio; un dono da conservare, da tramandare alle future generazioni per il bene comune nel solco del progetto divino per l’uomo. Il concetto pronunciato dal parroco nell’omelia, viene ripreso nel suo breve discorso dal sindaco, nell’impegno amministrativo di salvaguardare il territorio e il lavoro agricolo, nelle sue diverse forme e espressioni; fonte di reddito per gli agricoltori, di salute e di benessere per la comunità.




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4 commenti:

  1. Forse per farci benedire le case (usanza ormai caduta in disuso), bisognerà portarle sul sagrato della Chiesa, come quei trattori.

    Un vecchio parrocchiano tradizionalista.

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  2. Il commento di un vecchio parrocchiano tradizionalista, come si definisce, che esprime a suo modo un rincrescimento per un’usanza, a suo dire, caduta in disuso, mi permette di fare alcune considerazioni.
    La prima: il mio elaborato riguardava un fatto di cronaca Brembiese, fine a se stesso, e riportava il pensiero cristiano e laico accomunati su un argomento d’interesse pubblico. Il tutto in merito a una cerimonia cristiana insindacabile, legata alla celebrazione eucaristica di ringraziamento che fa parte della tradizione. Come del resto si è potuto leggere di diverse località, sui quotidiani il giorno seguente.
    La seconda: in merito alla benedizione delle case non penso di essere, né io né altri, nella condizione per dare una risposta qualificata. Però se mi permette, la posso indirizzare a una voce autorevole, a Famiglia Cristiana di questa settimana, la N°47 del 22 Novembre a pag. 6 nella rubrica “Colloqui col Padre”; oppure, se preferisce, dal sito www.stpauls.it dove già potrà farsi un’idea in merito a questa o ad altre problematiche di carattere religioso.
    La terza: nonostante gli impegni e le problematiche che fanno parte della quotidianità che emergono per seguire una parrocchia, non mi risulta che il parroco abbia declinato o non abbia tenuto in considerazione una richiesta o una lamentela. Non abbia timore. Prenda contatto ed esponga i suoi desideri e anche le sue perplessità di cristiano; e vedrà che sarà ascoltato.

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  3. Ma si benedicono ancora le case?

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  4. Da ciò che scrivi, irene73, sembra che tu militi nella Beneamata. La barzelletta dice che loro vanno in giro a due a due, perché uno sa leggere e l’altro sa scrivere. Tu che cosa sai fare delle due cose? Probabilmente non hai letto bene l’articolo di Angelo Bergomi, oppure dalle tue parti l’usanza è solo mandare le persone a farsi benedire.

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