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lunedì 16 novembre 2009

Un Meazza così non si era mai visto

Non ci hanno fatto neri.
Festa del rugby per gli All Blacks: l’Italia orgogliosa di perdere 20-6.

Rassegna stampa - Avvenire, Cesare Monetti, 15 novembre 2009.

Un Meazza così non si era mai visto, nero e azzurro in campo ma questa volta l’Inter poco c’entra.
Inedito è notare la totale assenza di poliziotti, l’inno nazionale cantato a viva voce dal tenore Dennis Dallan che vanta 42 presenze in nazionale e tanti scudetti vinti a Treviso, i pali a forma di 'acca' al posto delle porte, nessun insulto all’arbitro. Un seducente spettacolo, un bell’effetto, un sogno che si è avverato per i puristi del rugby abituati al massimo ai 20mila posti del Flaminio durante il Sei Nazioni. Il 20-6 finale non inganni, l’Italia ha giocato una grande partita, in particolare con la mischia dove non si è mai fatta sottomettere dai neozelandesi, quasi sorpresi da tanta determinazione.
San Siro esplode già al 4’ quando il nostro mediano d’apertura Gower piazza l’ovale tra i pali ed il sogno di battere gli All Blacks sembra possa divenire realtà. È tripudio, poco importa come finirà, noi abbiamo aperto lo spettacolo. Poi arrivano in partita loro, gli All Blacks, con i tatuaggi maori e la pelle ambrata. Con la palla in mano sembra suonino musica jazz, impasto di culture e ritmo, una base fissa e via ad inserire improvvisazioni individuali seguite da un collettivo. Così come nessun brano jazz è uguale, nessuna partita degli All Blacks ha una medesima ripetizione. A parte l’eccezionalità dell’evento, di questo match rimarrà il ricordo del nostro pacchetto di mischia che ha prevalso sia in mischia chiusa, nei raggruppamenti spontanei e anche nelle rimesse laterali.
Sublimi i nostri piloni, Martin Castrogiovanni ed il beneventano Totò Perugini che nulla hanno da invidiare ai colleghi maori. Giocare nei campionati inglesi e francesi, di qualità decisamente superiore al nostro, ha i suoi vantaggi.
Castrogiovanni esce tra gli applausi e con il diploma ufficiale di 'man of the match', il migliore della partita. Nessun errore o strafalcione particolare, è palese la sicurezza degli azzurri in ogni reparto, così alla fine incassiamo una sola meta, al 32’ del primo tempo, per opera del tallonatore Flynn sul filo della touche. Mai era accaduto contro i tutti neri nelle precedenti undici sfide di farli passare una sola volta. Avremmo potuto e meritato di segnare nel finale se l’arbitro avesse accordato per i nostri una meta tecnica. Allo stremo delle forze e chiusa in difesa la mischia neozelandese commette ripetuti falli 'tattici' facendo crollare la mischia. In genere dopo quattro o cinque di queste furbizie gli arbitri assegnano una 'meta tecnica' ma ieri il direttore di gara non ha preso questa decisione. Nel rugby l’operato dell’arbitro non viene mai criticato, ma il nostro ct Nick Mallett è duro nel commento: «Non abbiamo ancora considerazione internazionale, sono molto deluso per quanto accaduto.
L’arbitro ha i visto i falli, ha anche espulso il loro pilone e poi hanno continuato.
Fossero stati gli All Blacks in attacco e noi a commettere falli in difesa ci avrebbero penalizzato senza esitazione». Abbiamo prevalso con la Nuova Zelanda che ci ha rispettato: «Hanno rinunciato a giocare la palla e hanno calciato molto, questo perché ci temevano» ha continuato Nick Mallett. L’Italia finisce la partita dominando ed in attacco e questo rimarrà indelebile: «A giugno in Nuova Zelanda avevamo già fatto una gran partita, e oggi, con i brividi già nel riscaldamento per la magica atmosfera in questo stadio, fissiamo un vero punto di partenza per una nostra ulteriore crescita». Sabato prossimo ad Udine arrivano gli Springboks, i campioni del mondo sudafricani. Meno affascinanti degli All Blacks ma senza dubbio la squadra più forte del pianeta.
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