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lunedì 19 ottobre 2009

Fino ai confini del mondo

Cattedrale gremita per la celebrazione di sabato sera davanti al vescovo Merisi. Le testimonianze anche di alcuni giovani. «In missione dove l’ingiustizia è regola». Alla veglia il racconto di padre Bonato, ora nelle terre della camorra.
Rassegna stampa - Il Cittadino, Matteo Brunello, 19 ottobre 2009.

Una chiamata per diffondere il Vangelo fino ai confini del mondo. Dai Paesi più poveri, con i religiosi della diocesi che operano in Africa e America Latina, per arrivare a zone di frontiera presenti anche da noi. Come testimoniato da padre Antonio Bonato, comboniano originario di Codogno, con il suo impegno per accogliere gli immigrati nella comunità di Castel Volturno, in provincia di Caserta.
E ancora, uno slancio missionario anche per parrocchie e vicariati del territorio, «per portare a tutti Cristo, salvezza del mondo», anche attraverso la «partecipazione alla vita delle nostre comunità, per farne luoghi di accoglienza e di carità». È questo l’invito che il vescovo di Lodi ha rivolto a tutti i fedeli sabato sera. Un’esortazione che monsignor Giuseppe Merisi ha espresso durante la Veglia missionaria, una cerimonia che si è svolta in una Cattedrale gremita, dove è stato più volte richiamato il messaggio del Papa Benedetto XVI.
E il pensiero, alla vigilia della festa di San Luca, una giornata dedicata dalla Chiesa cattolica alle missioni, è andato anche al Sinodo dei vescovi per l’Africa, in corso in Vaticano. Nel corso della preghiera, diverse sono state le testimonianze, portate da giovani e religiosi che hanno trascorso un periodo lontano per annunciare il Vangelo. Il primo a prendere la parola è stato il padre comboniano, Bonato, che ha passato diversi anni in Mozambico e ora è a Castel Volturno. «Sono stato 16 anni in Africa e lì l’ingiusta divisione dei beni nel mondo si tocca con mano. Poi ho deciso di continuare con questo impegno missionario in Italia - ha riferito - e l’ho fatto in un’area che è di frontiera e di confine, facendolo in modo che questa realtà possa diventare sopratutto luogo di Cristo». Poi ha raccontato del lavoro di assistenza, offerto in una terra dove la maggior parte della popolazione è africana, impera la Camorra, la violenza e il degrado. E qui - ha riferito - sono state portate avanti diverse iniziative di sostegno, tra cui momenti di formazione e accoglienza. «Spesso si perde il contatto con il mondo del lavoro, dei giovani. E invece dobbiamo avere più coraggio di rinunciare e metterci in gioco», ha sottolineato. Dopo sono intervenuti due giovani che hanno realizzato un’esperienza in una missione in Brasile, nel centro gestito dal sacerdote diocesano don Giulio Lippi. «È stata un’esperienza molto forte. Mi ha colpito sopratutto vedere quelle persone che lottavano per affrontare i molti problemi, con grande voglia di fare», ha raccontato il primo. Mentre un altro ragazzo, David Bosoni, ha richiamato il senso forte di comunità che si respira in quella missione dell’America Latina: «Ci si sente come in una grande famiglia e tutti si sentono parte di questa comunità», ha sottolineato, dopo aver anche parlato della fiducia e speranza che trasmettono quelle persone. Infine, nel corso della Veglia intitolata al «Vangelo senza confini», e al termine della presentazione di alcuni segni simbolici della fede e dell’impegno, è stata accolta dal rientro da una missione in Cambogia, Valeria Spelta cui è stato consegnato il piano pastorale della diocesi.
E il vescovo di Lodi monsignor Giuseppe Merisi ha concluso le celebrazioni evidenziando che è importante annunciare la Parola, «un servizio a tutta l’umanità».


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