Oggi Repubblica.it ha diffuso un video che contiene un fuori onda del presidente della Camera Gianfranco Fini con il procuratore capo di Pescara Nicola Trifuoggi durante un convegno. Fini dice che Silvio Berlusconi “confonde il consenso popolare che ovviamente ha e che lo legittima a governare, con una sorta di immunità nei confronti di qualsiasi altra autorità di garanzia e di controllo - magistratura, Corte dei Conti, Cassazione, Capo dello Stato, Parlamento - siccome e' eletto dal popolo”. Berlusconi, replica il magistrato, “è nato con qualche millennio di ritardo, voleva fare l'imperatore romano”. E ancora Fini: “Ma io gliel'ho detto... confonde la leadership con la monarchia assoluta... poi in privato gli ho detto... ricordati che gli hanno tagliato la testa a... quindi statte quieto”.
Il primo commento alla pubblicazione del video arriva da Fabrizio Alfano che dichiara: “Il video fuori onda rilanciato da alcuni siti internet dà conto della coerenza delle opinioni del Presidente della Camera dei deputati, allorquando, al di là dei toni colloquiali ed informali, dice in privato esattamente quanto afferma poi pubblicamente”. Dunque, Fini è un uomo coerente. Incameriamo il dato e andiamo avanti.
Qualche tempo dopo, il ministro per l'Attuazione del Programma di Governo, Gianfranco Rotondi si affretta a dire: “Il governo non è assolutamente a rischio. Ci mancherebbe se il governo rischiasse ogni volta che un politico, parlando in privato e a microfoni spenti, esprime delle valutazioni naturalmente più libere. Queste dichiarazioni non hanno alcuna rilevanza, perché in politica esistono le conversazioni private e le dichiarazioni pubbliche. È possibile che un politico nelle conversazioni private si lasci andare a valutazioni, che però sono e restano con l'intenzione di non renderle pubbliche e, quindi, non costituiscono una posizione politica. Per cui ritengo inopportuno fare polemiche su quella che è una conversazione privata”.
Il vicepresidente del Csm Nicola Mancino, chiamato in causa dal video, intervistato da Repubblica.it sulla vicenda del fuori onda, dice “Rispetto Fini ma voglio vedere cos'è”, mostrando la sua estraneità. Alla domanda se si senta tranquillo, Mancino ha risposto: “Io personalmente non so niente, quindi non sono né tranquillo né inquieto”. E a proposito delle dichiarazioni di Spatuzza, Mancino ha replicato: “Ma non le conosco!”. E all'osservazione che lo tirano in ballo come mediatore, Mancino detto: “Non lo so, se mente o se riferisce direttamente perché sa qualche cosa o se riferisce de relato. Io perciò non faccio commenti”. Quindi - gli viene chiesto - per lei non è una 'bomba atomica? “Ma come faccio io a dire che è una bomba atomica. Lei mi fa una domanda e vuole una risposta su una bomba atomica dichiarata dall'on. Fini. Io rispetto Fini, ma voglio sapere cos'è”. Sono le dichiarazioni di Spatuzza... “'Io - conclude Mancino - mi auguro che non ci siano dichiarazioni”.
È sempre il portavoce del presidente della Camera, Fabrizio Alfano, a tentare una prima spiegazione alle perplessità di Mancino: “Il Presidente della Camera dei deputati, Gianfranco Fini, nel citare il Presidente del Consiglio ed il Vicepresidente del CSM, si riferiva a quanto emerso dagli organi di informazione nel corso delle ultime settimane relativamente alle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, tra cui Brusca, Ciancimino e Spatuzza, in ordine alle quali intendeva sottolineare, a garanzia delle Istituzioni, la necessità di riscontrare con il massimo scrupolo l'attendibilità delle loro parole”. Solo più tardi si viene a sapere della telefonata di chiarimento arrivata prima ancora che Mancino rendesse pubblica la propria smentita, che ha risolto così l'incidente tra il presidente della Camera e il vicepresidente del Csm. Riassumendo, nel fuori onda registrato a Pescara, Fini aveva parlato di dichiarazioni del pentito Spatuzza anche in relazione al vicepresidente del Csm, Nicola Mancino, oltre che a Silvio Berlusconi; appresa la notizia, Mancino ha deciso di fare una smentita concordata con lo stesso presidente della Repubblica, ma prima che il testo venisse reso pubblico è stato lo stesso presidente della Camera a chiamarlo per chiarire che alla base di quel riferimento ci fosse un difetto di memoria: l'unico testimone che abbia recentemente tirato in ballo il vicepresidente del Csm è Massimo Ciancimino, figlio del sindaco di Palermo legato ai boss. Ma dopo la querela di Mancino, anche lui ha smesso di parlarne. Ricevuta la telefonata, come ambienti del Csm hanno fatto sapere, Mancino ha deciso di rendere comunque pubblica la propria smentita.
E torniamo alle polemiche politiche, registrando alcune dichiarazioni. Il sottosegretario all'Economia Nicola Cosentino (Pdl) ha commentato il fuori onda così: “I destini dell'Italia e della Campania sono in mano a Spatuzza e Vassallo, due noti criminali. Questa è democrazia?”. Il viceministro della Lega Nord Roberto Castelli ha detto: “Ho visto il video fuori onda del presidente Fini. I sorrisini e gli ammiccamenti tra la terza carica dello Stato e un magistrato della Repubblica mi sembrano assai significativi. Sono graditi commenti al riguardo da parte dei maestrini di Farefuturo”. Ed infine la posizione del Pdl. “Nell'ultimo ufficio di presidenza del Pdl ci siamo espressi all'unanimità sull'utilizzo dei cosiddetti ‘pentiti’, sull'uso politico della giustizia, sul tentativo in atto di ribaltare il risultato della ultime elezioni politiche. Quel documento per tutti noi esprime la linea di fondo del Pdl. Tocca ora al Presidente della Camera spiegare il senso delle sue parole rese note da Repubblica Tv e se con quelle ragioni è ancora d'accordo”, è l’affermazione contenuta in una nota del portavoce del Popolo della Libertà, Daniele Capezzone, al termine di un incontro tra i vertici del Pdl.
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