Il dato emerge dal Rapporto Immigrazione presentato ieri in Provincia: il territorio lodigiano è sempre più multietnico. Boom di stranieri: sforata quota 25mila. In maggioranza romeni e albanesi, nel 2018 raddoppieranno.
Rassegna stampa - Il Cittadino, Alberto Belloni, 1 dicembre 2009.
Sono saliti oltre quota 25mila, ma in meno di dieci anni potrebbero addirittura raddoppiare. Sono gli stranieri presenti nel Lodigiano, la provincia dove gli immigrati si integrano meglio ma sono i più poveri della regione, e dove da qui al 2031 la crescita dei cittadini provenienti da oltrefrontiera sarà tra le più alte della Lombardia. Sono questi alcuni dei dati emersi dal “Nono rapporto sull’immigrazione straniera nella provincia di Lodi”, presentato ieri nella sede della provincia di Lodi alla presenza dell’assessore Mariano Peviani e di numerose istituzioni civili e religiose. Il censimento, aggiornato al 2008, ha permesso di verificare come la presenza degli stranieri sul territorio provinciale sia in costante aumento: tra 2007 e 2008 i residenti sono passati da 16mila e 800 a 20mila e 900 e gli irregolari da 2100 a 2800, tanto che a dispetto della lieve flessione dei regolari non residenti (500 in meno) la popolazione immigrata ha raggiunto quota 25mila e 100 persone, praticamente uno straniero ogni dieci cittadini. Ma il “boom”, secondo il rapporto, raggiungerà il picco nei prossimi anni: nel 2018, infatti, Lodi e Pavia saranno le prime province lombarde a vedere raddoppiata la loro presenza straniera, mentre l’aumento stimato per il 2031 sarà pari al 214 per cento, il secondo più elevato di tutta la regione dopo la sola Pavia. In attesa di verificare l’attendibilità degli scenari futuri, sotto il profilo demografico la popolazione più nutrita è quella romena, cresciuta di quasi 3mila unità tra il luglio del 2007 e quello successivo e arrivata a sfiorare le 6mila e 400 unità ovvero oltre uno straniero su quattro.
Ci sono poi gli albanesi (3220), seguiti da marocchini ed egiziani (entrambi oltre i 2200), dagli ecuadoregni, dai tunisini e dagli indiani (tutti oltre il migliaio) e via a scendere fino ai 210 abitanti dal Bangladesh e dal Camerun, fanalini di coda nella classifica dei primi 20 Paesi di provenienza. Nel complesso, quasi un immigrato su due arriva dall’Est Europa, seguita dal Nord Africa (uno su quattro), dall’America Latina (11 su cento), dall’Asia (uno su dieci) e da altri Paesi africani (l’8 per cento). Le proporzioni si modificano al capitolo “irregolari”, al 2008 oscillanti attorno all’11 per cento sul totale, dove la quota più alta spetta al Nord Africa (il 31 per cento), seguita dall’Europa dell’Est (quasi il 26 per cento), dall’America Latina (il 16,8 per cento) e dall’Asia (il 14,6 per cento). Secondo la dirigente dell’area immigrazione della prefettura, Lucrezia Loizzo, le espulsioni sono comunque scese dalle 268 del 2007 alle 189 del 2008. Quanto al tenore di vita degli immigrati, invece, i dati forniscono interpretazioni di ogni tipo. Gli stranieri “lodigiani” (33 anni di età media, più “giovane” di quella lombarda, con prevalenza di coppie con figli) hanno la seconda miglior percentuale regionale per le case di proprietà (il 29,6 per cento), la più bassa percentuale di disoccupati di tutta la Lombardia (il 4,6 per cento) e un quota di assunti a tempo indeterminato in netto calo (dal 48 al 40 per cento in un anno) ma di quasi tre punti superiore alla media regionale. Eppure, economicamente, la situazione non è affatto rosea: Lodi è infatti seconda alla sola Cremona per la più alta percentuale di famiglie “sicuramente povere” (quasi il 30 per cento), è sopra la media anche tra le “appena povere” (il 20 per cento) e appena terz’ultima tra le “sicuramente non povere” (il 35,7 per cento). Nonostante questo, però, gli indicatori sul livello di integrazione (regolarità del soggiorno, stabilità residenziale, garanzia di un lavoro, abitazione adeguata, conoscenza e uso della lingua italiana, conoscenza degli avvenimenti italiani e relazioni con gli italiani) collocano il Lodigiano al secondo posto come provincia più “accogliente” per gli immigrati, dietro la sola Lecco.
Tra le curiosità, spicca la propensione al voto: due stranieri su tre esprimerebbero volentieri la propria opinione alle urne, e la maggior parte lo farebbe votando per il centrodestra. Il 37 per cento professa la religione musulmana, ma con percentuale più bassa rispetto alla media lombarda (il 41 per cento), mentre gli immigrati cattolici (il 31,1 per cento) sono i secondi per rappresentatività dietro alla sola Milano e hinterland. Tra i lavori più diffusi oscillano tra il 10 e l’11 per cento gli operatori del terziario, quelli dell’industria e quelli edili, seguiti dagli addetti alla ristorazione e dagli assistenti domiciliari; il 58 per cento dei lavoratori dichiara un reddito netto tra i 751 e i 1250 euro, mentre il 16,5 per cento guadagna tra i 1500 e i 2500 euro. Il distretto socio-sanitario più frequentato è quello di Casale (quasi 19mila e 700, con un tasso di irregolarità del 10,6), mentre le presenze in quello di Sant’Angelo sono 5400, il 12,5 per cento delle quali irregolari.
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