Rassegna stampa - Il Cittadino, Matteo Brunello, 5 ottobre 2009.
Striscioni contro le guerre, bambini avvolti da bandiere arcobaleno e percussioni a scandire il cammino. Si muove a ritmo di musica la marcia della pace lodigiana. Una decina di chilometri di percorso (dal capoluogo ad Ossago), per invocar concordia tra i popoli. Una lunga e nutrita processione, che ha richiamato lungo il tragitto una gran quantità di persone: circa 1.500 per gli organizzatori e oltre un migliaio per la questura. «Il popolo della pace ha dimostrato di volerci esserci, in un’iniziativa di sensibilizzazione per i tanti conflitti nel mondo - interviene l’assessore alla cultura del comune di Lodi, nonché promotore dell’evento, Andrea Ferrari - alla manifestazione hanno aderito in moltissimi: oltre 20 comuni, la provincia di Lodi e più di 60 associazioni del territorio». E a guidare il corteo, le fasce tricolori con i relativi gonfaloni, i vari gruppi di volontariato, poi le rappresentanze dei lavoratori e tante persone che si sono unite alla dimostrazione.Il via è stato dato nella mattinata di ieri, da piazza della Vittoria a Lodi. Prima un suggestivo spettacolo del laboratorio degli Archetipi “Controvento” sul tema dei migranti. Seguito da testimonianze di rifugiati politici, che hanno trovato ospitalità nel territorio. «Sono fuggito dalla Colombia, perché perseguitato. E sono stato accolto qui», riferisce Tirso Alfonso. Il suo, è uno dei tanti volti di rifugiati, che sono stampati su supporti e appesi al collo di tanti manifestanti. «Abbiamo deciso di portare i pannelli della mostra, che avevamo allestito in occasione della giornata mondiale dei rifugiati - dice Laura Coci dell’associazione Lodi per Mostar - sono in tutto venti». Intanto la marcia procedeva dal Duomo verso San Fereolo, fino al Palacastellotti, per sbucare quindi ai margini della provinciale. Davanti le forze dell’ordine, volanti della questura, polizia locale; in più la protezione civile. Anche un serpentone anticipato da un mezzo, con alcuni stranieri del gruppo Tam Tam d’Afrique muniti tamburi. E subito dietro i sindaci e amministratori. Tra i partecipanti anche esponenti politici, e rappresentanti di lavoratori (uno striscione anche per la vertenza Azko Nobel). «È un’iniziativa positiva, un messaggio forte, per dire che la democrazia non si esporta con la forza», commenta Domenico Campagnoli, segretario della Cgil. E Mario Uccellini, segretario Cisl: «Noi stiamo dalla parte della gente, che guarda alle cose concrete. Vuole la pace e la difesa del salario». A buona andatura, la massa colorata è giunta più tardi a San Martino in strada. Prima tappa, per rifocillarsi e dare vita ad un momento di preghiera interreligioso: invocazioni sono state lette da un imam per gli islamici, da un cattolico, un cristiano ortodosso ed evangelico. E nella pausa, i presenti hanno potuto ascoltare anche le parole di Maura De Vizi per Amnesty International, Peppo Castelvecchio della comunità Il Pellicano, oltre a Stefano Taravella per Unicef. Che ha scandito: «Mai più guerre. Mai più guerre con i bambini». Infine, dopo le ore 13, Ossago Lodigiano è stato invaso dal “popolo della pace”. Per l’occasione sono stati allestiti banchetti. Si potevano assaggiare kebab e raspadura. E dal palco è arrivato il momento dei saluti, con i due organizzatori della marcia e referenti dell’ufficio pace del comune di Lodi, Luigi Lacchini e Latifa Gabsi. Il sindaco di Ossago, Angelo Taravella: «Così forse non spegneremo ogni guerra e terrorismo, ma diffondiamo il seme della tolleranza e dell’apertura alla convivenza tra popoli diversi». E il primo cittadino di San Martino, Luca Marini: «Per la pace cominciamo dai piccoli gesti. Partiamo dal quotidiano e dal rapporto con i nostri vicini».
Foto tratte dall'album fotografico pubblicato su Facebook da Andrea Ferrari.
Ma veramente si pensa che i "signori della guerra" smettano di combattere solo perchè ci sono manifestazioni (peraltro nobili, anche se inutili) come questa? Io credo di no, perchè diversamente le guerre sarebbero finite da tempo.
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