Rassegna stampa - Il Cittadino, 7 ottobre 2009.
Lunedì 12 ottobre, alle 11, i 49 operai della Innse di Milano Lambrate firmano l’assunzione. Undici di loro iniziano a lavorare subito, per gli altri sarà stabilito un calendario di rientro. La battaglia però non è ancora finita per Massimo Merlo, l’operaio lodigiano salito sul carroponte della fabbrica, lo scorso agosto, insieme a Vincenzo, Luigi, Fabio e Roberto. «Fino a quando l’assunzione non è firmata - dice Merlo - la guardia resta alta. Quello che ci eravamo prefissati però, non far chiudere la fabbrica e impedire lo smantellamento dei macchinari, è stato raggiunto». Una ricetta per gli altri operai delle ditte del Lodigiano in crisi non c’è. «Non si salvano le fabbriche salendo sulle gru o da altre parti - ammette l’operaio -. Ognuno trova i suoi strumenti. Sicuramente posso dire che anche in mobilità gli operai non devono starsene a casa. Dobbiamo sempre impedire che vengano portati via i mezzi di produzione. Alla Innse abbiamo dimostrato che si può produrre anche senza padrone, l’abbiamo fatto per 3 mesi e mezzo e quando la fabbrica è stata sequestrata abbiamo continuato a presidiare. Se si firmano accordi solo per i soldi, la fabbrica è destinata a chiudere. Bisogna guardare avanti». Anche in questi mesi, dopo essere scesi dalla gru perché era stato siglato il protocollo d’intesa in prefettura, Merlo e i suoi compagni non hanno mai smesso di presidiare la fabbrica, giorno e notte. Secondo il lodigiano bisogna riuscire a riunire tutti gli operai, aldilà delle ideologie. «In questi mesi - dice - abbiamo cercato di tenere i contatti con gli operai delle altre fabbriche, anche all’estero. Abbiamo manifestato a Lodi per la Lever. Sabato c’è stato, a Milano, un incontro tra gli operai di alcune fabbriche. Anche quelli del Lodigiano potrebbero unirsi». Per informazioni contattare Gino, referente degli operai Innse, al numero 333-2277438.
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