Ultimatum agli sfollati: chi rifiuta la destinazione verrà abbandonato come già successo a Piazza D'Armi. Drammatica lettera da un campo. «Non deportateci dall'Aquila!».Rassegna stampa - Liberazione, 16 ottobre 2009.
Questo articolo è stato scritto dalla popolazione del campo Globo, una delle 60 tendopoli ancora aperte, per richiamare l'attenzione di tutti voi lettori per far conoscere una situazione emersa dopo sei mesi trascorsi in tenda. Dopo questo lungo periodo, ci è pervenuta una lettera scritta dal Sindaco e dalla Protezione Civile in cui ci viene comunicata l'imminente chiusura delle tendopoli. Non c'è una data precisa, nei campi le voci girano velocemente, aumentando la nostra insicurezza. Si parla del 20 ottobre come giorno dello smantellamento ma la maggior parte delle voci è certa che avverrà poco più tardi, a fine mese.A seguire, ogni famiglia ospitata ha ricevuto la proposta di una destinazione provvisoria fino alla successiva consegna dei moduli abitativi (le famose case delle "new town", ndr). La graduatoria per l'assegnazione di questi è stata comunicata già da tempo ma molte persone, soprattutto le persone sole, i single, sono state «provvisoriamente» escluse per la carenza di alloggi. Qualche settimana fa la Protezione Civile ha ascoltato ogni residente delle tendopoli per conoscere le necessità, lavorative o altre, di ciascuno per poter valutare le problematiche prima di poter decidere la nostra destinazione, come se fossimo degli oggetti da poter spostare da una parte all'altra a loro piacimento.
Dopo il danno, la beffa. Infatti la Protezione Civile ci ha comunicato le destinazioni. Per le persone che avevano avuto la fortuna di rimanere a L'Aquila, la struttura che li avrebbe accolti era dislocata a Campo Felice a ad Ovindoli, ossia zone sciistiche, lontane dai 30 ai 40 km dalla città, dove già ieri notte è comparsa la prima neve. Altre destinazioni proposte sono state: Sulmona, Avezzano, Rocca di Mezzo, Tagliacozzo, tutte nel raggio di oltre 50 km, Giulianova, Silvi Marina e altre zone di mare ancora più distanti e collegate con difficoltà al capoluogo.
Le persone ospitate nelle varie tendopoli non sono d'accordo perché dopo aver sopportato tanti disagi, le autorità hanno deciso di far tornare in città le persone che dal 6 aprile hanno trascorso mesi in albergo fuori L'Aquila, vivendo una vita certamente diversa dalla nostra, assegnando loro case o alberghi in città e ora vogliono spostare noi sulla Costa.
La scelta di rimanere a L'Aquila, anche in una tenda, è stata dettata da esigenze lavorative, di studio ma anche dal desiderio di non abbandonare la nostra città, già duramente colpita, oltre che dal terremoto e dalle vittime, anche dalla distruzione della città universitaria e la conseguente drastica riduzione di studenti (e quindi dalla perdita economica che ne consegue). A fronte delle proposte fatte, la nostra richiesta è stata quella di lasciare le tendopoli aperte fino alla consegna delle case. La risposta è stata che se non accettiamo le destinazioni, entro fine mese, ci concederanno la possibilità di rimanere nelle tende ma verremo privati dei servizi igienici, di acqua, luce e mensa. La motivazione che ci è stata data per la chiusura delle tendopoli è quella del maltempo che oramai è alle porte, ma noi questa situazione l'abbiamo già vissuta nei mesi di aprile, maggio e giugno in cui a causa delle grandi piogge e grandinate molte tende si sono allagate e crollate eppure nonostante ciò abbiamo resistito.
La nostra richiesta, in definitiva, è concederci la possibilità di rimanere a L'Aquila, in albergo o in tenda, in modo da evitare che le persone che dal 7 aprile hanno ripreso il lavoro - spesso al nero, in condizioni di scarsa sicurezza e malpagate, senza la possibilità di dimostrarlo e perciò senza ottenere punteggio in graduatoria - per cercare comunque di ritrovare la normalità della vita dopo questo disastro, non debbano affrontare con questo spostamento altri disagi, come ad esempio ore di viaggio con le strade gelate o con la neve.
Non dimentichiamo che alcuni nostri concittadini, precedentemente ospitati e degnamente assistiti nella tendopoli di Piazza d'Armi, sono ormai da diverso tempo in condizioni precarie in seguito alla chiusura del campo e abbandonati a loro stessi per aver rifiutato le destinazioni che li avrebbero portati fuori L'Aquila. Vogliamo evitare che tutto questo accada anche a noi.
Ringraziamo il nostro sindaco per non aver mai visitato le varie tendopoli, ad eccezione di quelle di Paganica e Onna, non tenendo conto che altre persone rimaste in vita e chiamate ad affrontare una situazione più grande di loro, vorrebbero tornare a vivere. Speriamo con questa lettera di far comprendere a chi ha il potere di decidere del nostro futuro, anche se breve, che il popolo aquilano ha bisogno di rimanere unito e non di essere diviso.
Ringraziamo il direttore di Liberazione per aver accettato di pubblicare il nostro articolo. Per ultimo vogliamo ringraziare tutte le persone che hanno reso questo periodo della nostra vita meno tragico alleviando le sofferenze intorno a noi. Ringraziamo il Reggimento San Marco, la Marina Militare, l'Esercito Italiano, gli Alpini, i Volontari, l'Avis e anche tutti coloro che hanno contribuito con una donazione economica alla ricostruzione dell'Aquila e del nostro futuro.
T.P., studentessa, 26 anni
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