Il consiglio comunale di ieri sera si incentrava sostanzialmente su un punto, gli adempimenti comunali relativi alla legge regionale 13/2009, meglio nota come “piano casa regionale”. L’articolo è dedicato a questo argomento. In altri articoli daremo conto del dibattito e dello svolgimento della serata consiliare.
Come è noto, la Regione Lombardia, in seguito agli accordi della conferenza Stato-Regioni, ha emanato in luglio la legge 13 “Azioni straordinarie per lo sviluppo e la qualificazione del patrimonio edilizio ed urbanistico della Lombardia”. La norma regionale detta disposizioni che riguardano unicamente edifici già esistenti al 31 marzo 2005. La tipologia di interventi sul patrimonio edilizio che la legge contempla e permette, per quanto riguarda il patrimonio esistente, è definita da due articoli: nell’articolo 2, riguardo l’utilizzo del patrimonio esistente, consente il recupero di volumi inutilizzati ai fini residenziali distinguendo tra edifici esterni al centro storico e alle aree agricole ed edifici nelle aree agricole; all’articolo 5, concede la possibilità di ampliamento e sostituzione di edifici esistenti. In quest’ultimo caso permette l’ampliamento di edifici residenziali minori, distinguendo tra edifici uni-bifamiliari ed edifici plurifamiliari fino a 1.200 mc; e la sostituzione integrale, anche con maggiori volumi, di edifici esistenti, distinta tra edifici esterni al centro storico residenziali e non residenziali interni al centro storico e in zone produttive secondarie. La legge fissa comunque dei vincoli temporali: gli interventi possono essere attivati dopo il 16 ottobre 2009 e fino al 14 aprile 2011.
La legge affida ai Comuni i compiti di individuare le aree a specifica destinazione produttiva secondaria; di determinare l’eventuale riduzione degli oneri di urbanizzazione e dei costi di costruzione, caratterizzando tali riduzioni eventualmente in base alle tipologie, alle modalità o al soggetto che beneficia della legge; di individuare le parti del territorio da escludere dall’applicazione della legge.
Per quanto riguarda l’individuazione delle aree contemplate dalla legge, l’ufficio tecnico aveva messo agli atti una cartina del centro abitato che evidenziava sia le aree residenziali del centro antico che quelle a destinazione produttiva secondaria. Nella relazione a corredo della delibera il responsabile dell’area Gestione del Territorio geom. Spagliardi evidenziava come le aree produttive nel nostro comune siano limitate e ben delimitate, essendo concentrate in zona Garibaldino e in Via della Crocetta. L’area del Garibaldino per dimensione e tipologia è esclusa dalla definizione stabilita dalla legge di “area produttiva secondaria”, non così quella di Via della Crocetta. Inoltre nella relazione viene evidenziato che sul territorio comunale esistono altre piccole realtà che rientrano nella definizione della legge.
La relazione evidenzia come il PGT, il Piano di Governo del Territorio adottato dal Comune abbia individuato e delimitato il centro storico di Brembio, costituito da costruzioni che hanno caratteristiche costruttive tipiche della nostra zona piuttosto che elementi architettonici di rilievo, e determinato le tipologie di intervento possibili. Il Piano individua specificatamente una serie di edifici all’interno del centro storico che hanno peculiarità di spicco e li evidenzia per una loro salvaguardia. Inoltre esistono alcune costruzioni, che pur non facendo parte del centro storico, per una serie di motivazioni specifiche, hanno caratteristiche di pregio e come tali degne di salvaguardia. A questi edifici la relazione propone di estendere il vincolo di salvaguardia già previsto per quelli che il PGT ha indicato come facenti parte del centro storico.
Per quanto riguarda infine la possibilità di riduzione degli oneri di urbanizzazione primaria e secondaria e del contributo sul costo di costruzione per gli interventi, come previsto dalla legge 13, la relazione tecnica propone, stante la loro contenuta quantificazione, di non apportare nessuna variazione in nessuna delle tipologie permesse e qualora al contrario il Consiglio propendesse comunque per una riduzione, il documento suggerisce una percentuale “simbolica”.
La giunta comunale aveva predisposto in atti originariamente una prima bozza di deliberazione, alla quale sono stati portati in consiglio alcuni emendamenti, frutto secondo quanto ha detto il sindaco, responsabile anche della delega all’Urbanistica, di un successivo ulteriore approfondimento del dettato della legge regionale. A parte una correzione dettata dal buon senso relativa alla garanzia di un adeguato standard per parcheggi pubblici nel caso si proceda alla completa sostituzione di edifici esistenti, la delibera finale prevede in conseguenza delle modifiche che le disposizioni speciali introdotte dalla legge non si applichino nella porzione di territorio che il PGT individua come “nucleo di antica formazione”, precisando che in tale nucleo sono compresi anche i “nuclei rurali di antica formazione” e i singoli edifici che non sono inseriti dal PGT nel centro storico, ma che per le loro caratteristiche storico-architettoniche sono stati assoggettati a particolare tipologia di intervento. Inoltre tra le altre disposizioni la delibera demanda al Responsabile dell’area Gestione del Territorio il monitoraggio dei provvedimenti in attuazione della legge. Infine la questione controversa della riduzione di oneri e costi: in delibera viene prevista una riduzione simbolica dell’1%.
In sostanza la maggioranza ha inteso dimostrare la propria coerenza con l’azione messa in atto dalle opposizioni in Regione di contrasto e di limitazione degli effetti urbanisticamente negativi insiti nella legge che il centrodestra regionale ha voluto e che va in negativo ben oltre quanto concordato in positivo in sede di Conferenza Stato-Regioni. Ha voluto inoltre salvaguardare le scelte contenute nel PGT adottato ma non ancora approvato di conservazione del tessuto storico del centro abitato e del suo territorio. Lasciamo ad altro articolo di riportare alcuni aspetti del dibattito. Qui diciamo che la delibera è stata approvata con undici voti favorevoli ed uno contrario. Un voto che di per sé “fa notizia”.
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