Stefano Stefani, presidente della commissione Esteri della Camera: «Attento esame per le operazioni di pace».
Rassegna stampa - La Padania, Iva Garibaldi, 18 settembre 2009.
Roma - «Oggi la politica deve mostrare vicinanza e cordoglio» ma quando verrà il momento del dibattito «credo che sia opportuno affrontare un attento esame delle operazioni di peacekeeping e, così come sta accadendo in quasi tutti i Paesi impegnati come noi in operazioni di pace, prevederne anche tempi e modi per un graduale ridimensionamento laddove la democrazia sia stata raggiunta». Stefano Stefani, presidente della commissione esteri alla Camera esprime le sue considerazioni dopo il terribile attacco al contingente italiano a Kabul: «quest'attentato - dice - in cui sono morti sei nostri soldati eredita dall'attentato a Nassirya il dolore inconsolabile delle famiglie delle vittime verso le quali sento di esprimere il mio profondo cordoglio. Negli ultimi mesi a Kabul si sono moltiplicati gli attacchi suicidi dei talebani».
Presidente Stefani, secondo lei quali conseguenze politiche ci saranno?
«In momenti come questi, la politica deve dimostrare cordoglio, commemorazione e vicinanza alle famiglie dei caduti e dei feriti e ai militari che permangono nei luoghi di crisi evitando alcuna strumentale polemica».
Lei ha accennato alla necessità di riflettere su una exit strategy: vuol dire che crede opportuno il ritiro dei nostri uomini dall`Afghanistan?
«Non ho mai pensato ad un ritiro incondizionato dei nostri militari, soprattutto in un momento convulso come questo. Credo però sia opportuno affrontare un attento esame delle operazioni di peacekeeping e, così come sta accadendo in quasi tutti i Paesi impegnati come noi in operazioni di pace, prevederne anche tempi e modi per un graduale ridimensionamento della presenza laddove la democrazia sia stata raggiunta. È necessario, dunque, rafforzare la collaborazione e la cooperazione con le forze impegnate in Afghanistan per non vanificare il sacrificio di tante vittime che con onore hanno lavorato per garantire la sicurezza del popolo afghano, per non assistere inermi ad un'altra Nassirya, per non vedere più scenari di morte».
Il presidente Napolitano ha auspicato che la discussione sull'eventualità del ritiro venga discussa soprattutto dal Parlamento: lei cosa ne pensa?
«Il Parlamento è il luogo del confronto politico sui temi fondamentali come quello delle missioni internazionali. Credo che attraverso un dibattito costruttivo e lontano dalla tentazione di cedere a polemiche strumentali si possa giungere ad una posizione comune».
Di fronte a simili attentati è opportuno, secondo lei, aumentare l'impegno sugli scenari caldi nel mondo?
«L'impegno delle forze italiane in missioni di pace c'è ed è costantemente riconosciuto a livello internazionale. La Nato e l'Onu sono gli organismi che richiedono l'intervento dei vari Paesi nei luoghi di crisi, sapremo come sempre rispondere adeguatamente alle richieste che ci verranno fatte».
A suo parere quale posizione dovrebbe tenere il nostro Paese rispetto ai partner internazionali per quanto riguarda l'eventuale definizione di future strategie?
«La posizione che l'Italia deve assumere, a mio parere, è quella di riflettere e ponderare ogni mossa cercando di trovare l'intesa con i partner internazionali. In ogni parte del mondo la nostra presenza è determinante per la buona riuscita delle missioni di pace. Qui si parla di giovani, di vite umane a cui sono legate intere famiglie e che noi abbiamo il sacrosanto dovere di tutelare e proteggere».
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