Sono ancora troppi i bambini costretti a fare la guerra.
Rassegna stampa - L'Osservatore Romano, 18 settembre 2009.
Ginevra, 17. Sono ancora circa 250.000 i bambini soldato arruolati da eserciti o gruppi armati nel mondo. II dato è contenuto nel rapporto esposto ieri a Ginevra ai rappresentanti dei 47 Paesi membri del consiglio dei Diritti umani da Radhika Coomaraswamy, la diplomatica dello Sri Lanka che ha l'incarico di rappresentante speciale del segretario generale dell`Onu, Ban Ki-moon, per i bambini e i conflitti armati. Si tratta di un numero in diminuzione rispetto a cinque anni fa, quando i minori costretti a combattere erano stimati in 300.000. Ciò sembrerebbe confermare una tendenza registrata a partire dal 2002, quando fonti dell'Onu indicavano in mezzo milione i minori attivi nei conflitti armati, cioè il numero più alto accertato da quando il fenomeno è sottoposto a monitoraggi internazionali.
Nonostante tale tendenza, la diplomatica dello Sri Lanka ha sottolineato che anche il 2008 e il 2009 sono stati anni molto difficili per i bambini nei conflitti armati. Coomaraswamy ha elencato anche il suo Paese fra quelli dove i bambini subiscono privazioni, violenze e abusi a causa dei conflitti, insieme a Pakistan, Repubblica Democratica del Congo, Iraq e Afghanistan e facendo riferimento alla situazione nella Striscia di Gaza. «La natura dei conflitti si sta evolvendo e i civili sono sempre più spesso in prima linea. Sono i bambini a subirne le conseguenze, in una maniera più brutale che mai», ha aggiunto Coomaraswamy, riferendosi in particolare agli sfollamenti di popolazioni, alle vittime cosiddette collaterali negli scontri armati, agli abusi e ai sempre più numerosi arresti nell'ambito della lotta al terrorismo.
Il rapporto della rappresentante di Ban Ki-moon concorda in larga parte con l'ultimo presentato, l'anno scorso, della coalizione internazionale «Stop all'uso dei bambini soldato!», nata nel 1998 e alla quale aderiscono organizzazioni non governative di tutto il mondo. Secondo la coalizione, che dal 2001 tiene il fenomeno sotto costante monitoraggio, oltre a quelli impiegati dai diversi gruppi armati in molte parti del mondo, decine di migliaia di bambini di età inferiore a 16 anni sono arruolati anche negli eserciti regolari di nove Paesi. A questi si aggiungono un'altra sessantina di Paesi che consentono l'arruolamento a partire dai 16 o dai 17 anni di età Più in generale, la relazione di Coomaraswamy conferma che quella dei bambini soldato resta una tragedia irrisolta, Sebbene il consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite abbia condannato l'impiego dei bambini nei conflitti e abbia posto sotto osservazione coloro che li utilizzano, alcuni Stati hanno bloccato ogni reale progresso impedendo punizioni concrete per i responsabili.
La coalizione «Stop all'uso dei bambini soldato!» ha più volte sollecitato il consiglio di Sicurezza a intraprendere un'azione decisiva per portare i bambini fuori dai conflitti, applicando sanzioni mirate e deferendo i reclutatori alla Corte penale internazionale dell'Aja. In particolare, la coalizione chiede ai Governi di bandire ogni forma di reclutamento di persone al di sotto di 18 anni nelle forze armate e di dare piena attuazione al trattato delle Nazioni Unite sui bambini soldato, giudicato uno strumento utile per ridurre il numero dei bambini nei conflitti. Il trattato in questione, firmato il 12 febbraio 2002, è ufficialmente un protocollo addizionale alla convenzione delle Nazioni unite sui Diritti del fanciullo e stabilisce che gli Stati aderenti non possano impiegare nei conflitti armati i minori di 18 anni.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.