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venerdì 18 settembre 2009

In Europa c'è chi pensa al ritiro

Europa vacillante. Il partito dei ritiro si rafforza a Berlino, Londra e Parigi. Una conferenza per la transizione.
Rassegna stampa - Il Foglio, 18 settembre 2009.

Bruxelles. "L'Italia sta facendo un ottimo lavoro in Afghanistan", ha detto il segretario generale della Nato, Anders Fogli Rasmussen, esprimendo cordoglio per l'attacco di ieri a Kabul. L'Alleanza atlantica "è determinata a portare avanti ( ...) la missione per garantire all'Afghanistan una vita migliore e impedire che torni a essere un rifugio per i terroristi", ha spiegato l'ammiraglio Giampaolo Di Paola, presidente del Comitato militare della Nato. Eppure, al quartier generale dell'Alleanza si teme che l'Italia si allinei all'insofferenza di altri paesi per il conflitto afghano, proprio nel momento in cui l'Amministrazione Obama si appresta a chiedere all'Europa altri soldati. Gli Stati Uniti sono ancora impegnati in Iraq, mentre "tedeschi, francesi, italiani e britannici hanno più capacità", spiegano fonti Nato. Ma il crescente numero di vittime europee, i civili afghani uccisi da un bombardamento ordinato dai tedeschi e le frodi elettorali spingono i leader al disimpegno.
La cancelliera tedesca Angela Merkel, il presidente francese Nicolas Sarkozy e il premier britannico Gordon Brown hanno firmato una lettera per convocare una conferenza internazionale. La richiesta di "obiettivi temporali per un quadro comune della fase di transizione" - un calendario di ritiro - è, indicativa della voglia dell'Europa di smobilitare. "La pressione per il ritiro" a Berlino e Londra "è fortissima", dice al Foglio un alto diplomatico europeo. "I leader hanno bisogno di aprire una valvola per alleggerire la pressione".
La Germania è "l'anello debole", ha scritto il Wall Street Journal. Il bombardamento a Kunduz del 4 settembre è stato una bomba sulla campagna per le legislative del 27 settembre, e ha svelato ai tedeschi il bluff del governo rosso-verde di Gerhard Schróder prima, e di quello di grande coalizione di Merkel poi: l'Afghanistan è una guerra, non una grande ricostruzione militarizzata. Il generale Stanley McChrystal si è scontrato con il colonnello della Bundeswehr che ha ordinato il bombardamento. Le regole di ingaggio della Bundeswehr sono difensive: "Non sono abbastanza attivi per costituire una minaccia per i talebani", spiega l'analista militare Anthony Cordesman. Nel resoconto dei suoi quattro giorni di sequestro nella zona sotto comando tedesco, il giornalista del Times Stephen Farrell ha raccon tato la libertà di movimento dei talebani. Con il 58 per cento dei tedeschi per il ritiro, il ministro degli Esteri e candidato socialdemocratico, Frank-Walter Steinmeier, ha un "piano" per il rimpatrio in quattro anni. Anche Merkel, pur difendendo la missione, vuole "ritirarsi poco a poco".
"Difficile" fissare una data A pochi mesi dalle elezioni, Brown ha lo stesso dilemma. "Quando la sicurezza del nostro paese è in gioco, non possiamo fuggire", si è difeso il premier di fronte a un`opinione pubblica sempre più critica per un conflitto che ha provocato la morte di 216 soldati britannici, di cui 79 solo quest`anno. Difficilmente Brown invierà i duemila uomini, oltre ai 9 mila già presenti, che Washington chiede in previsione del ritiro del Canada nel 2010. Eric Joyce, consigliere dei ministro della Difesa, si è dimesso in polemica con il governo: i mezzi sono inadeguati, gli altri alleati della Nato fanno "troppo poco. Il Regno Unito si batte, la Germania paga, la Francia calcola, l`Italia evita". In Europa, soltanto Sarkozy promette di "restare il tempo necessario".
Dopo la svolta di Obama sullo scudo missilistico, la Polonia potrebbe ripensare l'impegno dei suoi duemila soldati, come altri paesi dell'est. Per il ministro degli Esteri svedese, Carl Bildt, che ha la presidenza di turno dell'Ue, è "difficile" fissare una data per la fine della missione militare. Lunedì l'Ue si è impegnata a un "surge civile", ma le promesse di rafforzare l'addestramento delle Forze di sicurezza afghane non sono state mantenute.
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