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sabato 22 agosto 2009

Una sentenza di equità e buon senso

Ancora Casalpusterlengo all'attenzione delle cronache. Come ci racconta Andrea Bagatta su Il Cittadino di oggi, è stato accolto il ricorso della gelateria Pusterla che si era vista rifiutare la richiesta di diventare un pubblico esercizio.
Il Tar boccia il comune sulle licenze.
Nessuna limitazione d’ora in poi sull’apertura di bar e ristoranti.
Rassegna stampa.

La gelateria cioccolateria Pusterla di via Garibaldi vince il ricorso al Tar contro il rifiuto da parte degli uffici comunali di rilasciare l’autorizzazione alla somministrazione di cibi e bevande e manda all’aria il piano dei pubblici esercizi approvato soltanto l’autunno scorso dalla passata amministrazione Pagani. A Casale, insomma, potranno spuntare bar e ristoranti in ogni via senza più limiti numerici.
Da anni la gelateria cioccolateria Pusterla, regolarmente in possesso di licenza artigianale, chiedeva inutilmente di poter diventare un pubblico esercizio a tutti gli effetti. A ogni richiesta informale, la risposta degli uffici era sempre la stessa: non c’erano licenze in giacenza, e quindi non poteva aprire come pubblico esercizio. Il nuovo piano varato dall’amministrazione comunale lo scorso autunno prevedeva sì il bando pubblico per 11 nuove autorizzazioni, ma suddivideva la città in varie zone attribuendo a ciascuna di esse un numero limitato di licenze. E nel centro non erano previste nuove aperture. Nonostante queste limitazioni, la gelateria cioccolateria Pusterla aveva infine fatto richiesta formale, con un iter per giunta complicato da una prima domanda non corretta nella forma. Alla fine del procedimento, comunque, il risultato fu di non concedere l’autorizzazione perché non erano previste nuove autorizzazioni. Invece di accontentarsi, la gelateria cioccolateria Pusterla ha fatto ricorso al Tribunale amministrativo regionale di Milano, che il 30 luglio ha emesso una sentenza del tutto favorevole all’aspirante commerciante e del tutto contraria al comune di Casale: in particolare, il Tar indica che il regolamento comunale è illegale nella parte in cui va contro il principio di libera concorrenza, fissando «un limite numerico che non si trova né nella legge né nella direttiva regionale». In pratica, la legge Bersani del 1996 indica inequivocabilmente che non possono essere fissati dei limiti numerici al numero di autorizzazioni rilasciabili. Questa sentenza del Tar apre ora degli scenari completamente nuovi per Casale. Intanto, entro il 30 agosto gli uffici comunali dovranno rilasciare una regolare autorizzazione per la somministrazione di cibi e bevande alla gelateria cioccolateria Pusterla, se questa soddisferà gli altri criteri presenti nel regolamento. Inoltre, nel bando che fu aperto dall’amministrazione comunale a partire dallo scorso ottobre per l’assegnazione delle 11 nuove autorizzazioni, alcune richieste non furono esaudite proprio in virtù del numero limitato di licenze. Ora quegli stessi operatori potrebbero riformulare la richiesta con la certezza di poterla ottenere, qualora possano soddisfare gli altri semplici criteri tecnici, per esempio la presenza di servizi igienici. «Sulla sentenza non c’è molto da dire, ne prendiamo atto - commenta il sindaco Flavio Parmesani -. Poi a settembre valuteremo se e come intervenire sul piano dei pubblici esercizi per introdurre qualche elemento tecnico che impedisca la liberalizzazione selvaggia».

Annullato il piano dell’ex giunta Pagani: «Così sarà una liberalizzazione selvaggia».

Il piano dei pubblici esercizi non è più in vigore nella parte in cui si indicano i limiti numerici dei bar e ristoranti: il Tar ha di fatto cassato le due pagine del regolamento in cui si indicavano quante licenze erano disponibili per una certa zona, e quindi ogni operatore può aprire semplicemente rispettando i criteri tecnici indicati per i pubblici esercizi. «Si tratta di una valutazione tecnica sulla quale non voglio esprimere commenti - dice l’ex assessore Alberto Labbadini, sotto la cui guida era stato varato il nuovo piano nell’autunno scorso -. Resta il fatto che noi avevamo costruito un piano equilibrato, che rispettava esigenze di vari soggetti. Dopo questa sentenza, non so se saranno ancora rispettate. E comunque, il piano era stato varato dopo uno studio molto ampio e attento delle città, delle sue risorse e dei suoi bisogni». La questione del contingentamento era già controversa all’epoca della stesura del piano, ma la giunta aveva scelto di attuare la programmazione, prevista per legge, andando a indicare i numeri massimi di autorizzazioni disponibili per ogni zona della città. «A nostro avviso questo criterio tutelava il legittimo desiderio di nuovi operatori di entrare in Casale, ma anche il bisogno di cittadini di avere locali pubblici in certe zone ora sprovviste, e infine difendeva il valore delle licenze degli operatori già presenti sul mercato, perché evidentemente ne manteneva alto il valore dell’autorizzazione - conclude Labbadini -. Come conseguenza di questa decisione del Tar, gli operatori perdono immediatamente il valore residuo della licenza, e di fatto il mercato delle autorizzazioni andrà ad annullarsi, visto che sarà sufficiente andare a ritirarla in comune». Oggi il piano, depurato delle due pagine relative ai numeri di licenze, non fornisce altre limitazioni perché non contiene indicazioni tecniche restrittive nei confronti di chi vuol aprire un locale: non ci sono limitazioni relative ai parcheggi o ad altre particolari condizioni viabilistiche o urbanistiche. L’unico parametro richiesto era relativo a un adeguato numero di parcheggi, ma la condizione non era obbligatoria: in assenza di un numero congruo, il richiedente poteva comunque decidere di versare nelle casse comunali una compensazione economica per la mancanza di parcheggi.
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