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sabato 22 agosto 2009

Razzismo alla lodigiana

Ancora un articolo di Greta Boni su Il Cittadino di oggi, quest'ultimo sull'intolleranza al Ramadam. Questa volta alla ribalta è Vidardo.
Entro tre giorni il tendone dovrà sparire: «Non c’entra l’intolleranza religiosa, nessuno ci ha chiesto il permesso».
Anche Vidardo “respinge” il Ramadan.
Il sindaco boccia la moschea allestita alla comunità “Il Pellicano”.

Rassegna stampa.

Vidardo - Niente da fare: il comune di Vidardo non ha nessuna intenzione di ospitare sul suo territorio il Ramadan, il momento di preghiera più importante per i musulmani. Nei giorni scorsi il primo cittadino di Sant’Angelo, Domenico Crespi, aveva ribadito che non esistevano aree cittadine da mettere a disposizione dei fedeli. Proprio per questo motivo, gli islamici avevano deciso di “emigrare” a Vidardo, dove la comunità “Il Pellicano”, guidata da Peppo Castelvecchio, aveva pensato di attrezzare uno spazio per la preghiera. Una notizia che il sindaco Oscar Fondi ha appreso solamente dai giornali: «Non eravamo a conoscenza di nulla - spiega -, per questo abbiamo riunito con urgenza la giunta. Come prima cosa abbiamo rilevato la totale assenza di comunicazione da parte della comunità “Il Pellicano”, un aspetto che ci dispiace perché siamo in ottimi rapporti. In ogni caso, è stata messa in piedi una struttura senza autorizzazione. Inoltre, e questo è l’aspetto più preoccupante, non è stato considerato l’afflusso di gente: il nostro è un comune piccolo e certamente arriveranno centinaia di persone da tutta la zona. Non sono stati concordati provvedimenti sulla viabilità o sulla sicurezza».
Alla riunione hanno partecipato anche il vicesindaco Giuseppe Scotti, l’assessore alla sicurezza Giacomo Fauser, il capogruppo di “Vidardo Duemila” Dario Maccalli, oltre a un tecnico comunale e al comandante della polizia locale. «Abbiamo emesso una comunicazione chiedendo alla comunità di sospendere la manifestazione - continua Fondi - e di rimuovere entro tre giorni la struttura». La giunta sottolinea che il provvedimento non ha nulla a che vedere con il razzismo o l’intolleranza: «Ci tengo a sottolineare che questa decisione non è stata presa valutando l’aspetto religioso o per paura - conclude Fondi -, anzi, crediamo che la libertà religiosa sia fondamentale e crediamo anche nell’integrazione. Però ci sono delle regole da rispettare, da parte di tutti. Contestiamo il metodo, avremmo potuto sederci a un tavolo e trovare una soluzione al problema, ma insieme».
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