Qualche giorno fa Anna Finocchiaro, presidente del gruppo del Pd al Senato, in una nota affermava: "Nella destra c'è una babele di lingue, Bossi propone e dispone, la Pdl cerca di mettere qualche toppa: mai come adesso il governo è in balia delle sparate e dei capricci del capo della Lega che parla un giorno male del tricolore e il giorno dopo vuole le gabbie salariali mentre i suoi alleati balbettano. In questa gran confusione nel maldestro tentativo di nasconderla, Gasparri parla di un Pd allo sbando ma un minuto dopo litiga persino col suo vecchio amico Alemanno. Lasci stare: il Pd ha a cuore l'interesse di tutto il paese, avanza proposte, guarda al reddito di chi lavora al nord come al sud. Quelle di Gasparri sono trovate risibili e il tentativo di rovesciare sul Pd i problemi del governo è talmente scoperto da apparire puerile". Giochi della politica, l’avversione verso il nemico di sempre, il partito del Cavaliere che in quelle ore al settimanale “Chi” dichiarava: "Io non ho mai intrattenuto «relazioni» con minorenni e non ho mai organizzato «festini». Ho partecipato soltanto a cene certamente simpatiche, ma assolutamente ineccepibili sul piano della moralità e dell'eleganza. E non ho mai invitato consapevolmente a casa mia persone poco serie". E ribadiva che non intendeva vendere la sua residenza sarda di Villa La Certosa. Come a dire che il problema dell’Italia è il rispetto della sua privacy, “un reato grave” per cui “non basta solo una multa”, lamentando che, lui sì, vorrebbe “poter dare l'avvio a una stagione di riforme delle istituzioni, ma occorrerebbe un'opposizione con un più alto senso dello Stato". Già.
Ed ecco che oggi Antonio Di Pietro, ancora all'attacco nei confronti del Pd, punta il dito contro “l'idea di Fassino di coalizzarsi con il Pdl in Veneto alle regionali". Un progetto che per il leader dell'Italia dei valori "mina ulteriormente la credibilità del suo partito, seppur conferma la linea d'opposizione altalenante e filogovernativa che i suoi colleghi dirigenti hanno sempre preferito, ma che il suo stesso elettorato non gradisce". Secondo Di Pietro, in vista delle regionali "le coalizioni si fanno sul programma. I patti con il diavolo, invece, si stringono a scatola chiusa pur di conseguire vantaggi personali. E mentre le prime portano verso il futuro, i secondi conducono su una strada senza vie di uscita".
E sentenzia Di Pietro: "L'opposizione, quella mascherata e compiacente verso questo governo, non è mai vincente. Con questa strategia il Pd non va da nessuna parte, anche perché non pone il cittadino al centro delle proprie scelte, ma mostra semmai il vero volto di quella dirigenza castale che, ad oggi, ha prodotto il 50% di astensionismo alle urne. Vale inoltre una vecchia regola: tra l'originale e la brutta copia, se proprio si deve scegliere, meglio l'originale, cioè il Pdl".
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