Rassegna stampa - Avvenire di oggi, Matteo Liut.
«Dentro una più ampia visione a favore della vita, la sicurezza e la solidarietà «non sono due opzioni contrapposte ma un’unica e inscindibile strada, perché si radicano entrambe nell’unità della persona, della natura umana». Una natura che «precede qualunque nostra decisione e vincola il dover essere morale dei singoli e della collettività: vincola qualsiasi autorità».
Danno la sveglia e fanno riflettere le parole pronunciate ieri mattina dall’arcivescovo di Genova, il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, durante la Messa celebrata assieme al vescovo ausiliare Luigi Ernesto Palletti al Santuario del monte Figogna nella tradizionale festa della Madonna della Guardia. Salita sulla vetta che sorveglia il porto della Lanterna, tutta la città si è stretta attorno al suo pastore portando i segni di una tradizione tanto radicata quanto coinvolgente.
Una devozione viva che il porporato abbraccia e cala all’interno di alcune delle questioni più attuali. E con pacata ma schietta saggezza evoca la distorta dicotomia che in questi giorni popola e riempie gli spazi veri o presunti di confronto soprattutto attorno al tema dell’immigrazione: sicurezza o solidarietà? Una contrapposizione fittizia, perché chi la alimenta dimentica quell’«umanesimo plenario e universale nato dal Vangelo, e che nel Vangelo ha continua ispirazione, verifica e sviluppo». Un umanesimo «che raccoglie il meglio di culture storiche che hanno trovato nel cristianesimo la sintesi elevata e feconda, e che, se vissuto con coerenza, porta frutti di civiltà e cultura per tutti».
Il cardinale, poi, ha invitato ad alzare lo sguardo verso la Madonna della Guardia, che «porta sulle braccia il Bambino Gesù e lo presenta, anzi lo offre a noi». Osservando quel «piccolo volto», ha sottolineato Bagnasco, anche chi non crede in lui può comprendere come Dio abbia «impresso in ogni uomo la sua immagine, facendone così una realtà sacra». Per questo la dignità di ogni essere umano «è inviolabile sempre e comunque, a maggior ragione quando la sua vita è più debole e indifesa». Come quando «i morsi dell’insicurezza, dell’oppressione politica e culturale, della persecuzione religiosa, dell’assoluta incertezza del futuro spingono tanti nostri fratelli e sorelle a tentare imprese impossibili pur di trovare speranza – ha continuato il porporato –. Imprese che, come spesso è avvenuto, sono segnate da tragedie che interpellano la coscienza di tutti».
Davanti a queste situazioni, «la sicurezza e la solidarietà sono diritti da rivendicare giustamente» ma sono anche «dei doveri da onorare onestamente». «Se non si può pretendere l’impossibile – ha aggiunto – si deve però assicurare tutto il possibile perché l’uomo è sacro sia per la fede che per la ragione, fuori e oltre le categorie dell’efficienza, dell’autosufficienza, e persino dell’autocoscienza: la vita umana ha una dignità intrinseca che precede tutto questo». Ed è su questa dignità «che si fondano le Carte dei Diritti umani, spesso – ha aggiunto a braccio – invocate per certi settori e taciute per altri».
Se è evidente, inoltre, che «le sfide della globalizzazione esigono risposte globali e organiche», oggi va ricordato che la complessità non può risolversi in relativismo culturale o nichilismo valoriale: il rischio sarebbe quello di uno «Stato etico», che pretende «di decidere l’ordine morale fondamentale, anziché riconoscere i valori costitutivi della persona come l’inviolabilità della vita umana, un lavoro decente, l’onorabilità, la cultura, la libertà, la casa, la sicurezza, la solidarietà».
Un messaggio forte e limpido, quello lanciato dal presidente della Cei. Ma non si pensi, ha concluso Bagnasco, a «una forma di "ingerenza" in ambiti che non sono di mia competenza»; lo si legga, invece come «un contributo che la Chiesa in moltissime forme – religiose e pastorali, culturali e sociali – offre alla riflessione di tutti e per il bene comune».
Al termine della Messa il rettore del Santuario, monsignor Marco Granara, ha ricordato che ieri cadeva anche il terzo anniversario dalla nomina ad arcivescovo di Genova di Angelo Bagnasco. «Come i pastori sostengono il popolo, anche il popolo sostiene i suoi pastori – ha risposto il cardinale –. Grazie per il vostro sostegno con la preghiera, l’affetto, la simpatia e la vicinanza: è un autentico aiuto nel mio servizio quotidiano a Genova e all’Italia. "Cristo è la vera speranza" è il mio motto episcopale – ha aggiunto il cardinale che è stato ordinato vescovo il 7 febbraio 1998 –: vorrei che il mio servizio episcopale fosse sempre "seminatore" di speranza e vorrei che voi foste un popolo di speranza, ovunque e comunque».
Ricordando il legame che «unisce nella preghiera ai piedi della Vergine le generazioni», ieri Bagnasco, durante la Messa presieduta nel pomeriggio, è tornato a rivolgersi al «popolo della speranza» di Genova. Alla diocesi ha indicato l’importanza del tema della sfida educativa, scelto dai vescovi italiani per il prossimo decennio: «È una sfida che riguarda tutti – ha detto – perché tutti partecipiamo a creare un clima educativo o diseducante. Ed è una missione che la Chiesa vive da sempre. In questo ambito i provvedimenti normativi non bastano: è necessario educare l’anima, la testa, il cuore».
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