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lunedì 31 agosto 2009

Dire le cose come stanno in Italia

Rassegna stampa. Da Il Cittadino di oggi riprendiamo due articoli di Matteo Brunello sulla presenza del segretario del Partito Democratico Dario Franceschini alla Festa Democratica di Lodi ieri pomeriggio.
Il segretario nazionale del Partito democratico ha incontrato ieri referenti locali e simpatizzanti della formazione politica.
«Il comune di Lodi resterà a Guerini».
Dario Franceschini non ha dubbi sui risultati delle elezioni 2010.

«Vedrete che il comune di Lodi rimarrà dello stesso segno politico». Mancano ancora diversi mesi all’appuntamento elettorale, ma il segretario nazionale del Partito democratico fa sfoggio di fiducia. E, in una battuta, Dario Franceschini rassicura: la “roccaforte” di palazzo Broletto non subirà scossoni, nonostante la recente vittoria del centrodestra in provincia, il Partito democratico non si lascerà sfuggire l’amministrazione municipale. «L’attuale sindaco deve proseguire nella guida di questa città. Ha fatto bene in questi anni e deve continuare», osserva davanti al pubblico. Un’affermazione di sostegno per Lorenzo Guerini, seduto a fianco del responsabile nazionale del partito, che è arrivata nel pomeriggio di ieri, nel corso della visita alla festa organizzata nella consueta area del Capanno.
Un momento per illustrare i punti chiave della mozione Franceschini, alla presenza dei coordinatori locali del documento (Enrico Brunetti e Federico Moro) del coordinatore regionale Franco Mirabelli, dell’ex sottosegretario Gianni Piatti, del candidato alla segreteria regionale Emanuele Fiano, oltre a molti altri esponenti locali del Pd. E il discorso del segretario nazionale è tutto incentrato sulla fase congressuale e parla a tutto il popolo dei democratici, dai dirigenti ai militanti: «Ci vuole un dibattito franco, ma dovremo dimostrare di tenere distinto il confronto interno con le posizioni che assumiamo sui giornali. Per il partito è necessario che parli una voce sola». E il riferimento va ai tanti interventi e al susseguirsi di prese di posizione, che in passato sono anche costati strappi e hanno indebolito la guida. «In ogni caso - ha garantito Franceschini - una volta terminato il congresso noi saremo dalla parte del segretario che sarà scelto, tutti insieme per lavorare a favore di un’unica squadra». Poi a margine ha toccato il tema delle alleanze, che per le amministrative - ha detto - dovranno «essere decise localmente», senza scelte che arrivano dall’alto e da Roma.
Sempre in tema di accordi, in vista delle comunali del 2010, è intervenuto anche l’ex parlamentare Gianni Piatti: «Già da ora dobbiamo sentirci impegnati per le prossime elezioni. E dovremo anche discutere l’argomento delle alleanze, che dovranno essere in vista di un progetto e non una babele di linguaggi e programmi». Infine, all’ordine del giorno anche il rinnovo dell’amministrazione regionale del marzo prossimo. E su questo tema Emanuele Fiano ha utilizzato parole nette: «Non pensiamo che questa regione sia stata assegnata per diritto divino al centrodestra. Il presidente Formigoni vuole fare passare l’idea che, rispetto al resto del Paese, la nostra è un’isola felice, ma invece molti continuano ad essere i problemi non risolti». E, di fronte ad un folta platea, si è poi rivolto a Franceschini per invocare un partito democratico più autonomo a livello lombardo. «I partiti regionali non devono essere un appendice di quelli nazionali», ha sostenuto.

«Non lasciamoci intimidire e facciamo più opposizione».

«Serve più opposizione e non meno opposizione nel Paese. Non dobbiamo lasciarci intimidire e avere il timore di essere tacciati di antiberlusconismo. È necessario dire le cose come stanno in Italia». Sceglie la linea dura contro il governo, il segretario nazionale del Partito democratico Dario Franceschini. Nel corso del suo intervento alla festa dei democratici a Lodi, ieri pomeriggio, affronta il tema della crisi e dell’autunno difficile che potrebbero affrontare tante imprese. «Ci sono migliaia di aziende, che se non saranno sostenute a breve, non ce la faranno. E rischieremo di vedere molti operai e lavoratori che, per farsi sentire e dire le loro difficoltà, faranno come i dipendenti della Innse - ha detto - e di fronte a questa realtà è necessario un intervento incisivo, misure anti-crisi che il governo non ha messo in campo. Anzi noi abbiamo portato in Parlamento una serie di proposte e sono state bocciate tutte». E poi ancora il tema di quella che ha definito «la campagna d’intimidazione» del premier contro la stampa. E ha citato il caso della denuncia dei legali di Berlusconi nei confronti delle domande del quotidiano «La Repubblica». «Su un argomento tanto delicato, che tocca tutta la cittadinanza - ha continuato - potevano organizzare una manifestazione noi del Pd, ma ho preferito che a difendere la libertà di stampa ci vadano tutti, al di là del colore politico. Noi ci saremo e daremo li nostro appoggio, ma l’organizzazione sarà delle singole associazioni che si occupano di questi temi». Poi ha affrontato il discorso di un’opposizione che non deve lasciarsi intimidire, ma che sappia rivendicare con forza i diritti e affondare le proprie radici nella memoria. E ha quindi ha menzionato in particolare i partigiani, e l’importante ricordo del loro contributo per la democrazia in Italia, tanto che alla fine gli stata anche regalata la biografia dell’ex capo partigiano lodigiano, Edgardo Alboni. Inoltre, tra strette di mano e dopo avere salutato i militanti che lavorano per la festa, di fronte a una folta platea ha parlato anche della sua idea di partito: una formazione «aperta», che sia vicina ai suoi elettori e ai militanti, che partecipano alle scelte decisive del Partito democratico, tramite le primarie, oltre ad un partito che sia in grado di captare i cambiamenti della società. «Nello stesso tempo dobbiamo essere capaci di proseguire nel cammino fin qui iniziato, a partire dalla difesa del bipolarismo che è una direzione indicata dagli elettori», ha sostenuto. E poi ha invocato la necessità di andare oltre le tante storie e identità che costituiscono il Pd, per farle convivere in un ricchezza di dibattito: «Non dobbiamo tornare indietro. Abbiamo voluto un grande partito, che insieme vogliamo realizzare, per unire culture e anche provenienze politiche diverse, che sono da valorizzare». Per questo ha citato quanto gli è stato confidato nella sua recente visita a Gallipoli, da un ex dirigente di partito, che ha detto di volerlo sostenere non tanto per la sua provenienza, quanto per il progetto che ha di futuro.

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