Politica. Una sconfitta che viene da lontano.
Rassegna stampa.
Se qualcuno vuol cercare di capire i perché della disastrosa sconfitta del centro sinistra, nelle ultime elezioni, non ha che da scorrere i giornali locali. Dopo un accenno di dibattito autocritico (subito soffocato da interventi che si potrebbero definire intimidatori, come nel caso d’Abdou, presidente della commissione immigrati) messo a tacere con interventi decisamente volgari, è calato un silenzio tombale sulla discussione e il confronto. C’è naturalmente una ragione a tutto ciò. Ed è il fatto che in alcune realtà quello a cui noi assistiamo è la conclusione di un processo politicamente disastroso.
Il seme della debacle elettorale del centro sinistra, e del Partito Democratico è stato gettato diverse stagioni fa. Nel congresso provinciale di scioglimento dei Democratici di Sinistra, nessun delegato con l’eccezione di Giuseppe Foroni allora segretario generale della camera del lavoro lodigiana, intervenne sui temi del lavoro, tanto quello fisso che quello precario: da quell’assise politica i problemi dei lavoratori furono completamente assenti.
Per tanti anni mi ero meravigliato e scandalizzato del fatto che i democristiani nei loro congressi non parlassero quasi mai dei lavoratori. Adesso dovevo assistere alla stessa cosa in quel congresso d’ex comunisti (a questo punto davvero ex). Del resto quel congresso era il punto d’arrivo di una serie d’errori gravi dei democratici di sinistra: la legge Treu, la riforma Dini, la guerra del Kosovo, e la non approvazione della legge sul conflitto d’interessi. L’approvazione della legge Treu, che aveva introdotto la precarietà del lavoro, intervenendo esclusivamente sul mercato del lavoro, per regolare i diversi tipi di contratti sfavorevoli per i lavoratori, voluti dagli industriali e dalla confindustria.
Una situazione ulteriormente peggiorata dal governo Berlusconi, con la legge Biagi che ha aumentato questa tipologia di contratti precari creando una giungla contrattuale, assurda e inaccettabile. La riforma Dini, che avviava la distruzione del sistema pensionistico solidale e realizzava la più grande rapina del secolo ai danni di decine di milioni di lavoratori, con l’introduzione solo per i giovani del sistema contributivo ad accumulazione individuale, sistema che compromette il sistema pensionistico delle nuove generazioni.
Per un giovane l’avventura lavorativa inizia a trent’anni, se licenziato a 45 anni viene considerato vecchio e obsoleto. Però deve rimanere al lavoro oltre i settanta, se vuole ottenere la pensione. Con una decurtazione come minimo del 30%.Il conteggio della pensione col sistema contributivo è decisamente sfavorevole, rispetto al calcolo retributivo. Il primo sistema, quello contributivo, considera il valore dei contributi versati nell’arco dell’intera vita lavorativa; mentre il calcolo retributivo, solo gli ultimi 10 anni, normalmente i più vantaggiosi per quanto riguarda il valore delle retribuzioni.
A questi temi classici del lavoro, si aggiunsero la partecipazione alla guerra del Kosovo, voluta dal governo guerrafondaio di D’Alema. Il governo degli Stati Uniti, aveva chiesto all’Italia solo l’utilizzo delle basi militari. Va bene! D’Alema, voleva dimostrare a qualcuno di essere “un grande statista”, ma la base dei Democratici di Sinistra dov’era? Questo intervento guerrafondaio dell’Italia è ancora più deplorevole, perché la Serbia ha sempre mantenuto, buoni e amichevoli rapporti con il governo italiano. Per finire l’elenco dei tragici errori politici strategici del centro sinistra, la mancata soluzione al conflitto d’interessi gigantesco, che fa sì che solo in Italia il Presidente del Consiglio sia anche proprietario della gran parte dei mezzi di comunicazione di massa, la maggior casa editrice, alcuni tra i maggiori giornali e riviste controlla oltre l’80% del sistema televisivo.
Quest’ultimo è un problema non solo di “pari opportunità” politiche, ma è soprattutto una questione d’egemonia culturale. Quindici anni di berlusconismo incontrastato sul terreno della comunicazione e della cultura di massa, hanno diffuso ideologia d’individualismo proprietario contro ogni forma d’interesse pubblico, di condivisione di socializzazione. Dopo 15 anni di berlusconismo, gli italiani dovrebbero rispondere a questa semplice domanda: l’Italia d’oggi è migliore o peggiore rispetto a quindici anni fa?
Con questo brodo di cultura, contro il quale il centro sinistra non ha opposto alcuna educazione al bene comune, alla solidarietà attiva, al rispetto della dignità dei lavoratori, non è difficile spiegare la pesante legnata delle elezioni provinciali. E davvero la legnata presa nelle elezioni provinciali è stata pesante, se solo si pone mente al fatto che nelle precedenti elezioni Felissari era stato eletto col 54%dei voti e adesso ha perso il 17% dei consensi.
Una ragione specifica di questa elezione è stata la candidatura di un Consigliere Regionale: sbagliata e debole. È stato sottovalutato il fatto che il suddetto, da quando è Consigliere Regionale ha perso molto della fiducia e del consenso ottenuto, perché non ha mai cercato un dialogo diretto con i propri elettori, informandoli per esempio sulle decisioni, le scelte della Regione Lombardia per quanto riguarda la sanità, il lavoro, le comunicazioni, l’agricoltura. Oppure illustrando il suo impegno come consigliere d’opposizione, i risultati ottenuti, le scelte subite (qualcuno ha ben detto che si può imparare di più da una sconfitta che da una vittoria). Senza considerare il fatto che gli elettori non hanno mai gradito le doppie candidature e i doppi incarichi politici.
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