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giovedì 27 agosto 2009

Il Lodigiano ha bisogno di governo non di polemiche

Matteo Brunello su Il Cittadino di oggi ci informa che il centrosinistra replica agli affondi di Capezzera su Alboni dopo il contributo ai martiri del Poligono.
Resistenza, non si placa la polemica.
Rassegna stampa.

«La competizione interna spinge gli assessori provinciali a spararle sempre più grosse. Ma il Lodigiano ha bisogno di governo, non di polemiche estive». Non si placa la bufera politica sulla cerimonia dei martiri del Poligono. Questa volta a passare all’attacco è l’opposizione a palazzo San Cristoforo, in risposta alle prese di posizione di alcuni esponenti della giunta Foroni, che avevano accusato il presidente Anpi, Edgardo Alboni. Nel corso della commemorazione di sabato, l’ex partigiano aveva criticato pesantemente alcune forze politiche di governo. E a stretto giro di posta, l’assessore provinciale Nancy Capezzera aveva giudicato quei passaggi del tutto faziosi e invitato a ricordare tutti i martiri della patria, anche quella della Repubblica sociale italiana. Così ieri è arrivata la replica del centrosinistra, che con il vice capogruppo del Pd in provincia, Luca Canova ha puntualizzato: «La destra lodigiana ha vinto, governi e rispetti la memoria di chi è caduto per la libertà di tutti gli italiani». E poi in riferimento alle parole di Capezzera sul ventennio: «Quanto alle sue dichiarazioni un po’ disinvolte, sul fatto che il fascismo non fu il male assoluto, e che dovremmo ricordare anche i repubblichini, la ricostruzione di un minimo di verità storica può aiutare». Sempre sull’argomento Canova ha precisato, che «a sessant’anni da quei fatti dobbiamo ricordare, a mio parere, soprattutto chi fu fucilato e torturato, e consegnare nella discarica della storia chi fucilò e torturò gli italiani che insorsero contro il regime. Quanto poi alle cose buone del fascismo anche Hitler fece le autostrade, ma il ricordo dell’Europa è soprattutto Auschwitz e i 50 milioni di vittime di guerra».
È poi intervenuto anche l’assessore comunale, Simone Uggetti (Pd) che ha esordito con ironia: «Regalerò volentieri alla Capezzera il libro di Ongaro, che riporta i fatti eroici della Resistenza nel Lodigiano. Spero che possa essere una lettura utile e illuminante». E poi ha osservato: «La cultura democratica e antifascista in Italia e nel Lodigiano è viva. Non saranno certo queste iniziative agostane dell’assessore Capezzera a metterle in dubbio. E ci vuole inoltre rispetto per la figura di Alboni, per la sua storia personale e quanto ha fatto per il territorio. Dovrebbe essere considerato maestro di tutti noi».
A difesa del presidente Anpi di Lodi è sceso in campo anche il presidente del consiglio comunale di Lodi, Gianpaolo Colizzi: «Parlo come figlio di un partigiano, e in casa mia di fascismo si è sempre parlato molto male. Poi devo dire che trovo poco corretto che si chieda ad Alboni, esempio politico vivente di dignità personale e ideale, di scendere in lizza elettorale». E poi rivolgendosi all’assessore provinciale Capezzera: «Ho notato che lei, come me, sta dalla parte del tricolore. Un tema, vorrei però precisare, che non è molto caro ai suoi alleati del Carroccio. Quindi forse la stessa Capezzera dovrebbe rivedere la linea delle sue alleanze». Infine il responsabile organizzativo del Pd, Alessandro Manfredi ha invitato alla riflessione: «Invece di rispondere ad Alboni, le forze politiche di destra dovrebbero fermarsi a riflettere di fronte a quegli avvertimenti, che arrivano da uno dei padri nobili del Lodigiano».

Sulla questione Il Cittadino pubblica anche una lettera del sindaco di Lodi Lorenzo Guerini.
Nessuna volontà di esclusione.

Egregio Direttore, leggo oggi sul quotidiano da Lei diretto, all’interno di un articolo sulla manifestazione del 22 agosto sull’eccidio dei Martiri del Poligono, un’affermazione dell’Assessore provinciale Elena Maiocchi che necessita di una precisazione. Secondo l’Assessore, il Comune di Lodi avrebbe compiuto «una grave dimenticanza» perché nel corso della manifestazione l’Assessore stesso non è stato invitato «ad esprimere nemmeno un indirizzo di saluto».
Al proposito vorrei precisare che non si tratta di una «dimenticanza » ma di quanto si è sempre fatto nel corso degli anni in questa manifestazione che, dopo la celebrazione della S. Messa, prevede due discorsi celebrativi da parte del Sindaco di Lodi (o in sua sostituzione di un Assessore) e di un rappresentante dell’Anpi, anche per non sottoporre i tanti che partecipano alla manifestazione alla “fatica” di ascoltare troppi discorsi in un mese particolarmente caldo...
Così si fa da anni (da Presidente della Provincia dal 1995 al 2003 ho partecipato a queste celebrazioni senza mai prendere la parola, così come ha fatto il presidente Felissari dal 2004 al 2008) senza che questo abbia mai destato alcuna rimostranza. Nessuna volontà politica, quindi, di escludere nessuno: anzi chi mi conosce sa che a tali questioni sono molto attento perché ritengo che la collaborazione tra le Istituzioni sia un valore importante da far vivere nella quotidianità della vita civile del nostro territorio che non deve mai essere messo in discussione per difformità di appartenenze politiche.
Spero di aver chiarito all’Assessore Maiocchi, a cui vanno i miei migliori auguri di buon lavoro, la posizione dell’Amministrazione Comunale di Lodi.
Grazie, caro Direttore, dell’ospitalità che ancora una volta mi viene concessa sul Suo giornale.
Con viva cordialità.

Sulla questione Il Cittadino ospita anche una lettera di Annamaria Cecchi.
Luoghi comuni su una tragica fase storica.

Ancora una volta esponenti di una Giunta democraticamente eletta, quella Provinciale, danno giudizi positivi sul Fascismo, fenomeno storico sicuramente complesso e pieno di luci ed ombre, ma inevitabilmente negativo sotto ogni punto di vista!
L’affermazione di Nancy Capezzera sul fatto che «il Fascismo non è il male assoluto. Ha fatto anche cose positive per il Paese, in particolare sul fronte sociale» risente di un clima falsamente revisiononistico molto in voga in questi ultimi anni, tendente a riscrivere la storia a proprio uso e consumo. Dopo anni nei quali la storiografia ufficiale è stata egemonizzata da una parte della Sinistra, che ha proposto una visione unicamente positiva della Resistenza, negli ultimi vent’anni storici come Renzo De Felice, Antonio Caracciolo o giornalisti come Gianpaolo Pansa hanno analizzato fenomeni come il Fascismo e la Resistenza, mettendone in luce la complessità e l’articolarità.
In particolare, lo storico Renzo De Felice, a torto accusato di revisionismo, fin dai tempi del suo contributo alla monumentale Storia d’Italia, edita da Einaudi, ha analizzato il Fascismo nei suoi molteplici aspetti, politico, economico e sociale dalle sue origini dalle origini al periodo del suo massimo sviluppo fino al disastroso tramonto. Dai suoi scritti si evince che il Fascismo, nato principalmente dalla spinta di gruppi economici del Nord, sviluppò la sua dottrina sociale come una sorta di prezzo da pagare per la sua accettazione in larghi strati della popolazione.
L’enorme apparato assistenzialistico sociale messo in piedi dal Fascismo tendeva, almeno nei primi tempi, a creare quella sorta di consenso sociale che ha caratterizzato le dittature nazifasciste in Europa negli anni Venti e Trenta. Anche il Nazismo di Hitler creò un formidabile
apparato di consenso, costruito sulla rinascita industriale della Germania, sulla creazione di ospedali, asili e scuole per i ceti popolari, colonie estive per garantire a tutti un periodo di vacanza e la diffusione di una automobile accessibile a tutti.
Ritornando alla storia italiana, la ricerca del consenso sociale non riuscì comunque a far penetrare l’idea del Fascismo nei ceti operai nonostante i tentativi intimidatori operati dalle Corporazioni sindacali fasciste, ceti operai da cui proverranno in gran parte gli uomini della Resistenza.
Come sappiamo, gli anni della guerra, della caduta del Fascismo e della Repubblica di Salò sono stati caratterizzati, oltre che dal crollo dell’ideologia fascista e del suo cosiddetto consenso sociale, dal crollo di tutti i valori morali dell’Italia, che si è trovata a fine conflitto un Paese distrutto e lacerato. A chi va imputato ciò? A quella «banda di criminali che per vent’anni ha governato il Paese» (Pasolini). Se il Fascismo non è stato il male assoluto, il Presidente della Camera, onorevole Fini, ha torto marcio!
Saranno pure fuori tempo le parole di Alboni, che ha parlato in riferimento all’attualità di «rozzi cultori di una assurda politica di discriminazione razziale» e di «nuovi lanzichenecchi al potere», ma mi pare che riflettano bene lo stato d’animo di molti Italiani, compresa parte della Chiesa cattolica, nei confronti di un Governo che mostra tratti autoritari, discriminatori e razzisti.
Per concludere, assessore Capezzera si rilegga la storiografia in merito e rifletta maggiormente sugli «anni bui» che stiamo vivendo noi Italiani, nauseati dal populismo berlusconiano al potere in Italia, e in futuro eviti le solite affermazioni banali e piene di luoghi comuni su quel tragico periodo storico.
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