Nel Pdl tutti contro Bossi, rispunta la "tentazione" per Casini.
Dalle agenzie - Asca.
Rischia di agevolare il ravvicinamento del Popolo della Libertà all'Unione di centro di Pier Ferdinando Casini la nuova "uscita" del leader della Lega Nord, Umberto Bossi, contro l'inno di Mameli. Ravvicinamento, che lo stesso Bossi vede come il fumo negli occhi e che invece larghi spezzoni del partito di Berlusconi considerano ormai, insieme ai maggiorenti dell'Udc, inevitabile a partire dalle Regionali del 2010.
Dopo le gabbie salariali, il tricolore e i dialetti, nel tradizionale appuntamento di mezza estate a Ponte di Legno, è stata la volta dell'inno di Mameli: non rappresenta i popoli padani e poi "gli italiani ne hanno piene le scatole", ha detto il senatur, adottiamo piuttosto, questa la sua proposta, il "Va' Pensiero". Un ritorno di fiamma, questo della Lega, che già in passato aveva promosso l'aria di Giuseppe Verdi come inno naturale della Padania visto che "Fratelli d'Italia" "nessuno lo conosce".
Contro la proposta di Bossi, tornato ieri anche sui "salari territorializzati", versione in salsa leghista delle gabbie salariali, e sull'insegnamento obbligatorio dei dialetti nelle scuole, si è schierata tutta l'opposizione che accusa il governo di essere "ostaggio della Lega" e, fatto inedito, molti esponenti della maggioranza.
Dal ministro dei Beni culturali Sandro Bondi, all'esponente aennino del Pdl Adolfo Urso (fedelissimo del presidente della Camera Gianfranco Fini), fino al vicepresidente del gruppo alla Camera Italo Bocchino, il Pdl è in allarme perché, per dirla con Bondi la Lega "sta indebolendo un serio programma di governo". Ecco allora l'idea di rispolverare seriamente l'alleanza coi centristi di Casini. Sono giorni che se ne parla (è sottotraccia dalla nascita di questo governo), ma la nuova intesa potrebbe essere molto vicina alla concretizzazione. Intesa cui l'Udc non direbbe di no, almeno a sentire quanto dichiara, ancora oggi, il suo presidente, Rocco Buttiglione che, in un'intervista a Libero, lancia il sasso: "dalla Puglia in su, siamo pronti ad allearci" col Pdl purché strappi "dalle mani della Lega le chiavi del centrodestra".
"Fa tristezza sentire certe frasi che mettono in cattiva luce l'Italia mentre ripenso a quanti sforzi abbiamo fatto per il Paese". Così, l'ex presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, in un'intervista a Repubblica, commenta la proposta del leader della Lega Nord e ministro delle Riforme, Umberto Bossi di adottare il "Va' pensiero" come inno nazionale. "Non voglio fare polemica - dice Ciampi - perché tra me e la Lega c'è un'enorme distanza ma non posso nascondere il mio disagio. Anche perché sono manifestazioni che vengono da personaggi che rappresentano le istituzioni. Purtroppo c'è un decadimento dei valori fondamentali dell'individuo e delle istituzioni. Ma io sono convinto che alla fine i valori fondamentali del nostro paese riemergeranno. Ho fiducia nelle nuove generalzioni. C'è un'elite solida di 20-40enni che è pronta a prendere la guida del paese e a dargli un nuovo impulso". Se pure ammette che "non c'è dubbio" che le esternazioni della Lega (comprese quelle su dialetti e gabbie salariali) sono legittimate dall'"investitura popolare" del governo, l'ex Capo dello Stato sottolinea che "questo non mi impedisce di dire che c'è un sentimento diffuso di amarezza per questo modo di intendere la funzione di governo". "Sarebbe meglio che mi imponessi di non parlare perché l'amarezza è troppo grande", ma "mi sento di affermare che i valori fondamentali della nostra nazione terranno".
"La questione non è Mameli o Verdi, la boutade di Bossi rientra nella pericolosa predicazione civile dei cattivi maestri che vogliono disgregare il tessuto identitario del Paese". Lo dice il leader dell'Unione di centro, Pier Ferdinando Casini in un'intervista alla Stampa. "Non è più - continua Casini - la critica alla retorica dell'unità d'Italia, bensì una strategia per minare i costumi, le tradizioni, le basi della comunità nazionale. Ormai serve un'immediata e forte risposta politica perché siamo di fronte a un'emergenza pari per gravità a quella economica". Per il leader dell'Udc inoltre "identità cristiana e comunità nazionale corrispondono perfettamente, quindi è decisivo che la Chiesa si faccia garante contro i tentativi di disgregare il nostro tessuto di Paese. Senza negare la laicità dello Stato e il diritto di avere fedi o opinioni diverse, c'è una radice cristiana nella nostra identità nazionale". E, poiché "Bossi in questo momento ha carta bianca", serve "il coraggio politico di dire 'no' alla Lega, a un finto federalismo e a provvedimenti ingiusti come i salari territorializzati e lo studio obbligatorio dei dialetti. Finora alla Lega è stata concessa la possibilità di fare il bello e il cattivo tempo. Adesso, anche nella maggioranza, si vedrà quanti avranno la schiena dritta davanti a Bossi come l'abbiamo avuta noi dell'Udc, davanti a ipotesi di alleanze per le elezioni regionali del prossimo anno".
"Non si può accettare che un ministro della Repubblica metta in discussione il tricolore". Lo ha detto venerdì il senatore dell'Udc Savino Pezzotta a CortinaIncontra. Commentando poi gli articoli in dialetto lombardo che la Padania ha pubblicato sabato, Pezzotta ha detto che "non esiste", perché "il dialetto che io parlo a Bergamo non è lo stesso che si parla a Milano". Finalmente uno che se ne è accorto!
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