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lunedì 17 agosto 2009

Quando la parola d'ordine è parlare d'altro

Giuseppe Foroni, coordinatore provinciale di Sinistra Democratica, interviene sul tema della sicurezza oggi sul quotidiano Il Cittadino con una lettera nella pagina "Lettere & Opinioni".
Federalismo. La cortina fumogena della Lega.
Rassegna stampa.

Credo che il progressivo aumento dell’iniziativa della Lega sia da ascrivere alle progressive difficoltà che la compagine di governo sta vivendo nella gestione operativa delle novità legislative prodotte in questo anno di amministrazione e quasi tutte imposte dalla Lega di Bossi.
L’atto più rilevante è stato l’approvazione del federalismo fiscale con la (sic) astensione delle opposizioni. Un cambiamento fondamentale della struttura pubblica nella gestione delle risorse che i cittadini versano allo stato e che vedrà i suoi effetti tra qualche anno ma ad oggi nessuno sa dire come verranno distribuiti i soldi delle tasse dei contribuenti e quale beneficio questi riceveranno.
Sono convinto valga la pena ricordare che le tasse stanno crescendo, che è in aumento l’evasione fiscale e che i maggiori contribuenti sono lavoratori e pensionati. Siccome il governo non è in grado di garantire che il federalismo servirà a ridurre le tasse ai lavoratori e ai pensionati allora l’idea bossiana è stata quella di alzare uno dopo l’altro argomenti forti che fanno parlare, discutere l’opinione pubblica, una cortina fumogena per parlare d’altro insomma. Una scelta pericolosa perché in campo ci sono argomenti che parlano delle libertà individuali, dell’integrità dello stato, del reddito garantito per i lavoratori e pensionati.
Siamo all’allarme rosso. Troppe sono le questioni che indicano una trasformazione autoritaria delle regole democratiche del nostro paese. La bandiera è l’ultimo segnale ma si è passati appunto dal federalismo, dalla sicurezza, dalle gabbie salariali, dalla giustizia, dalla sanatoria sui capitali esportati illegalmente, dalle scuole, dimenticando la crisi che imperversa e dei suoi effetti devastanti che avrà sul nostro sistema sociale e industriale. Infine le ronde, una risposta costruita sull’effetto mediatico della sicurezza, meglio dell’insicurezza percepita, usando per lo scopo le migliaia di donne, uomini e bambini che arrivano nel nostro paese.
Esiste concretamente un problema di sicurezza? Si vive in modo meno sicuro eppure è una percezione trasmessa, quella della sicurezza. Credo esistano entrambe le cose ma sono anche convinto che la risposta vada ricercata solo ed esclusivamente nelle regole che il nostro paese si è dato.
Il nostro paese ha costruito e affidato la sicurezza dei propri cittadini alla polizia, ai carabinieri, alla polizia locale, a loro è stato dato questo compito decisivo per la nostra sicurezza, anche per la nostra democrazia. Le ronde sono la risposta peggiore e negativa perché vecchie piene di rumori sinistri, di aspirazioni autoritarie, fuori dalle regole democratiche che l’Italia si è data. C’è bisogno di un maggiore presidio nel territorio? Allora si investa in quella direzione, in personale sulle strade, di vigili, polizia e carabinieri. Ma da italiano ho visto arrivare nelle città l’esercito e adesso le ronde; sembra di vivere in un paese in guerra, alle prese con problemi gravi che impediscono una vita normale e tranquilla.
Chiedo: non sarà il diverso che ancora ci fa paura? Un allarme rosso che voglio rivolgere a quei cittadini che credono che in Italia vada difesa la libertà individuale, la democrazia e chiedo allo stesso cittadino di ritornare ad essere protagonista della propria vita e del proprio futuro.

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