I giudici danno ragione alla Cgil, i soldi per le famiglie agli stranieri.
Il Tar: «Chiedere permessi di soggiorno di cinque anni è discriminatorio».
Rassegna stampa.
Il bonus bebè va dato a tutti, anche a chi in Italia è appena arrivato. Questo il parere del Tar della Lombardia, che giovedì 16 [con una sentenza della IV sezione] ha bocciato il piano di aiuti alla famiglia studiato dalla giunta Formigoni. Il provvedimento (dgr. n. 8/8881 del 20 gennaio) richiedeva come criterio essenziale per l’iscrizione in graduatoria il possesso di un permesso di soggiorno di lungo periodo (ovvero, cinque anni). Secondo i giudici, chiamati a pronunciarsi sulla base di un ricorso presentato dalla Cgil e da alcune associani per i diritti dei migranti, la regola fissata per gli extracomunitari sarebbe discriminatoria. Giusto, al contrario, garantire finanziamenti a chiunque sia in possesso di un permesso di un anno. Da notare che, già con le precedenti regole, più del cinquanta per cento delle famiglie iscritte nelle liste erano composte da stranieri.
I sindacati festeggiano: «Siamo soddisfatti – ha detto il prof. Vittorio Angiolini, legale della Cgil – in quanto è stato confermato quanto sostenuto da tutte le associazioni che in questa vicenda rappresentano gli immigrati, e cioè che quella era una delibera discriminatoria». Nervi decisamente più tesi al Pirellone, anche perché l’ordinanza del tribunale mette a serio rischio tutto l’impianto del provvedimento. Il bando per i finanziamenti era stato chiuso il 13 marzo. Gli assegni stavano per ripartire. Ora bisognerà rifare il lavoro dall’inizio per permettere agli stranieri di iscriversi nelle liste.
Il bonus consiste in un assegno di 1.500 euro di cui potranno beneficiare tutte le famiglie a basso reddito che hanno almeno tre figli minorenni. Uno di questi deve avere meno di sei anni. La regola relativa agli immigrati era stata inserita a causa di una precisa indicazione della Lega. «In un periodo in cui i fondi a disposizione dei Comuni sono scarsi, - aveva spiegato l’assessore regionale del Carroccio Davide Boni – mi sembra corretto che ogni singola amministrazione decida di erogare quel poco che ha a disposizione, scegliendo dei criteri che garantiscano la precedenza ad alcuni nuclei familiari piuttosto che ad altri».
Al contrario, nel giro di pochi mesi il Tar ha già bocciato più volte procedimenti analoghi a quello della Regione. Il caso più noto è quello di Brescia, dove il Tribunale del Lavoro ha fermato giudicandolo discriminatorio l’aiuto di mille euro istituito dal Comune e riservato solo ai neonati con almeno un genitore italiano. anche in quel caso, il ricorso era stato presentato da alcuni immigrati sostenuti dalla Cgil, secondo la quale il provvedimento creava “evidenti disparità”.
Dalla Regione la rassicurazione: la sentenza del Tar non tocca i beneficiari.
L'assessore alla Famiglia e Solidarietà Sociale della Regione Lombardia, Giulio Boscagli, ha voluto rassicurare, all'indomani della sentenza del Tar, le famiglie, numerose e con reddito limitato, alle quali la Regione ha concesso il “buono”: “La sentenza del Tribunale Amministrativo Regionale non tocca le famiglie alle quali la Regione Lombardia ha riconosciuto il diritto di ricevere il buono famiglia di 1.500 euro. Gli oltre 15.000 nuclei familiari in questione, anzi, hanno già ricevuto il contributo previsto o lo stanno ricevendo proprio in questi giorni, e non è in discussione il loro diritto”.
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