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domenica 27 settembre 2009

La metafora di un quartiere

Imparare dagli altri per migliorare il paese.

La quantità di luce che raggiunge la superficie della terra in un ora, contiene abbastanza energia da soddisfare i bisogni energetici mondiali per un anno intero. Non che il concetto sia sorprendente: lo sono i numeri, le quantità. Tanto che un’infinitesima parte di quella quantità diventa la metafora di un quartiere. Siamo a Linz, in Austria. E proprio Solar City è il nome di un nuovo quartiere residenziale a pochi chilometri dal centro di Linz. Siamo diventati abbastanza bravi a progettare il singolo edificio a basso consumo, la casa “passiva” o addirittura “attiva”. Una casa non solo autosufficiente dal punto di vista energetico, ma addirittura in grado di produrre più energia di quella necessario all’abitazione stessa. Se però vogliamo ottenere un vero risparmio energetico, dobbiamo ragionare, come minimo, su scala di quartiere, aspettando quella della città. Non solo questo succede a Solar City, ma esperienze simili si trovano a Friburgo, e prima ancora nel quartiere di Bed-Zed a Londra.
Dichiarata Capitale Europea della Cultura, Linz avviò nei primi anni novanta una politica di edilizia a basso consumo energetico e commissionò al veterano dell’urbanistica viennese Raine il nuovo piano regionale per accogliere fino a 25mila abitanti. Contemporaneamente, era già alto l’allarme per il consumo di combustibile fossile. Così nacque l’idea di Solar City. Nel 2001, la costruzione partì. Oggi Solar City è in parte realizzata e vi abitano circa 3.200 persone, destinate ad aumentare. Il progetto è organizzato intorno a una serie di densi nodi urbani multifunzionali, quattro nuclei disposti intorno a una piazza centrale con il Tower Center, la struttura che riunisce servizi e attrezzature, tra cui biblioteca, centro sociale, presidio sanitario, farmacia, banche e negozi. Ogni area è facilmente raggiungibile a piedi, da ogni punto. Una rete di percorsi ciclopedonali, protetti dal traffico, mette in comunicazione le varie parti del quartiere. Un vero campionario di sostenibilità applicata si dispiega negli impianti e nei dettagli: la forma compatta degli edifici, il loro giusto orientamento bioclimatico, i frangisole regolabili per la protezione in estate, le serre, i giardini d’inverno, le ampie superfici aperte o le vetrate protette da aggetti e balconi, la copertura dei passaggi pedonali con vetrate policrome e specchi riflettenti. E ancora: l’energia solare per produrre l’elettricità e acqua calda, la ventilazione controllata con recupero di calore, le centraline sotterranee per il riscaldamento e il raffreddamento dell’aria, la separazione delle acque di scarico e il recupero dell’acqua piovana, fino alla separazione delle urine e il loro invio ai campi agricoli attraverso l’uso di toilette speciali. Per esempio, per quanto riguarda i giardini, ogni proprietario è responsabile della propria porzione e ne risponde alla collettività. La stessa attenzione è rivolta alla qualità degli spazi pubblici, per il gioco dei bambini e il tempo libero.
(Da Repubblica delle Donne di Calzavara)
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1 commento:

  1. Proprio come qui da noi! Contenti di una buona progettualità. Una bella centrale a Tavazzano, una a Turano. Una discarica a Cavenago, una a Maleo, e una prossima a Senna…. E tanta, tanta bella campagna da cementificare. Sui giornali si parla di soldini da dare ai comuni per opere di mitigazione. E a noi cittadini che cosa offrono? Asme? Problemi della pelle? Tumori? Aria e acqua inquinata?

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