«Crisi: comuni e Provincia, svegliatevi!».
L’appello di Cgil e Cisl: «Gli enti locali finora hanno fatto poco».
Rassegna stampa.
«Serve un cambio di passo per l’occupazione nel territorio. Noto che le azioni amministrative avviate sino ad ora sono troppo pigre». Prova a dare un scossa il segretario della Cisl Mario Uccellini, che invoca una maggiore iniziativa di comuni e provincia per favorire la ripresa economica del Lodigiano. Intervenuto alla festa del Pd nel capoluogo, ha rimarcato la necessità di guardare oltre la crisi, anche con una maggiore programmazione sul fronte del lavoro. E, sulla medesima linea, Domenico Campagnoli della Cgil che ha auspicato di fronte al «dimagrimento di diverse aree industriali della provincia», di creare a breve delle cabine di regia per un rilancio occupazionale. È questo il messaggio lanciato dalle forze sindacali, nel corso del dibattito sulla crisi organizzato nell’ambito della festa democratica giovedì sera. Alla tavola rotonda, moderata dal responsabile organizzativo del Pd Alessandro Manfredi, sono intervenuti diversi rappresentanti di associazioni di categoria e istituzioni del territorio. Un primo quadro della situazione è stato tracciato dal presidente della Camera di commercio di Lodi, Enrico Perotti: «I numeri mettono in luce condizioni di difficoltà per molte imprese, soprattutto per quelle medio-piccole, tuttavia da alcune indagini nell’ultimo periodo stiamo registrando un clima di miglioramento di fiducia. Tutto questo non significa però che siamo di fronte alla ripresa». Poi lo stesso Perotti ha sottolineato di non disperdere uno dei «vantaggi competitivi del territorio»: ovvero la sua coesione sociale e istituzionale: «Sarebbe sbagliato che per un protagonismo inutile, si arrivasse ad una rottura di questo sistema, che è uno degli nostri punti di forza». Nel corso del confronto sono state poi citate le tante misure straordinarie, messe in campo per far fronte alle difficoltà: in particolare i fondi di solidarietà, quello istituzionale e quello diocesano. Per fare il punto di questo ha preso la parola Carlo Daccò (direttore dell’Ufficio per i problemi sociali della diocesi): «Il fondo diocesano è nato con la messa a disposizione di 50mila euro, poi con l’apporto anche di altri soggetti siamo arrivati ad una cifra attuale di 810mila euro e per ora sono arrivate già 270 domande di aiuto. E l’impressione è che le richieste continuino ad arrivare». Inoltre il sindaco di Lodi, Lorenzo Guerini ha menzionato la crescita delle richieste di sostegno economico pervenute in municipio, mentre i vari rappresentanti delle categorie intervenuti (Mauro Sangalli per l’Unione artigiani, Bruno Milani per l’Unione del commercio e Vittorio Boselli per Confartigianato) hanno rimarcato il momento difficile che stanno attraversando molte delle imprese della provincia. Infine ha portato il proprio contributo anche il consigliere regionale Pd, Gianfranco Concordati.
Alberto Belloni invece ci informa che è stato firmato il “patto di ferro” sugli ammortizzatori sociali tra le due banche, le istituzioni del territorio e i sindacati.
Arrivano gli anticipi per i lavoratori in “cassa”.
Al posto delle aziende li daranno la Popolare di Lodi e la Bcc Centropadana.
Un “patto” più che mai benvenuto, soprattutto alle luce delle preoccupanti prospettive che attendono i lavoratori lodigiani. Così è stata salutata la firma dell’accordo attraverso il quale, entro pochi giorni, la Banca Popolare di Lodi e la Bcc Centropadana correranno in soccorso di coloro che, per colpa della grave recessione economica, stanno sopravvivendo solo grazie al sostegno al reddito garantito dagli ammortizzatori sociali. Il protocollo, sottoscritto assieme a Cgil, Cisl e Uil anche da Assolodi, provincia e Camera di commercio, prevede che le banche aderenti (cui potranno aggiungersi altri istituti di credito) si facciano carico degli anticipi di tutti quegli ammortizzatori (cassa integrazione ordinaria e straordinaria, mobilità e via discorrendo) che le aziende in crisi non possono più garantire. Oltre a dare sollievo alle imprese la misura permetterà di respirare sopratutto ai lavoratori, che potranno ricevere a costo zero e per nove mesi fino a 975 euro mensili. Basterà avere un conto corrente presso una delle banche aderenti al protocollo per beneficiare di questa e delle altre due misure previste dal patto: la sospensione dei mutui fino a 12 mesi e la possibilità di ricevere l’integrazione tra l’ammortizzatore e il salario reale pagando un interesse del 3 per cento fisso o pari all’Euribor variabile più l’1,5 per cento. Il protocollo soddisfa tutti. Serafino Bassanetti, presidente della Centropadana, si dice «onorato di partecipare a questo accordo», mentre il presidente di Assolodi, Alessandro Baggi, sottolinea la possibilità per gli imprenditori di poter tirare un po’ il fiato: “Nel 99,9 per cento dei casi i nostri soci hanno anticipato gli ammortizzatori, ma i tempi diventano un po’ foschi, le casse si stanno svuotando è un po’ di liquidità in mano è bene accetta». Lodata l’iniziativa, i sindacati chiedono di più: «Temo un autunno e una prossima primavera duri, ci vogliono accordi sindacali territoriali e puntare a qualche investimento significativo”, spiega il segretario della Cgil Domenico Campagnoli. Fabrizio Rigoldi, segretario della Uil, apprezza la volontà di fare un’azione sociale «senza la quale non saremmo potuti partire, mentre il segretario della Cisl, Mario Uccellini, plaude alla “sinergia realizzata” («e noi ci siamo spesi molto») ma chiede nuovi contributi e orizzonti più lunghi per il fondo di solidarietà. «Ne condivido la necessità, stiamo valutando in giunta le risorse», promette il vicepresidente della provincia Claudio Pedrazzini; nell’attesa, forse, si aggregherà finalmente anche qualche comune.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.