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sabato 5 settembre 2009

AAA cercasi a Casale nuova sede della moschea

L’imam: «La sistemazione in via Fugazza è inadeguata, speriamo di trovare presto una nuova sede per il centro islamico.
«I musulmani non lasceranno Casale».
Smentita l’intenzione di spostare la moschea in un altro centro.

Rassegna stampa - Il Cittadino di oggi, Andrea Bagatta.

I musulmani cercano la nuova sede della moschea a Casale, e non in altri paesi della Bassa, ma non si trasferiranno in via Adda. A dichiararlo sono alcuni tra i più stretti collaboratori del presidente del Centro culturale islamico Ismail Hassan El Alaoui e dell’imam Yassin. A dieci giorni dall’ordinanza dell’amministrazione comunale per il ripristino delle condizioni d’uso originali dello stabile usato come centro islamico, cioè il ritorno a un uso artigianale e quindi la chiusura della moschea, ancora nulla è successo. I musulmani così si recano ogni sera e il venerdì a mezzogiorno in via Fugazza per celebrare il Ramadan. «Non siamo contenti di questo posto in via Fugazza, ma siamo obbligati a restare perché non troviamo una sistemazione migliore - dice, per mezzo di un collaboratore interprete, l’imam Yassin, yemenita residente a Casale che parla solo arabo -. Siamo in Italia e rispettiamo le leggi italiane e la gente italiana. In questo posto veniamo solo a pregare, senza creare problemi. Anzi la moschea è una garanzia di sicurezza per tutti, perché chi viene qui a pregare non è in strada a dare fastidio o ubriacarsi».
Sulla possibilità di andare in via Adda, nel locale comunale indicato dall’amministrazione come possibile soluzione temporanea per il Ramadan, i musulmani sono più che scettici. «Non ha senso spostarsi solo per tre settimane - dicono i collaboratori dell’imam -. Il posto non è adatto, è piccolo e mancano i servizi, e dovremmo andare là solo per poco tempo. Ci sposteremo di qui solo per andare in una nuova sede definitiva». Sede che l’amministrazione di Casale vorrebbe fosse individuata fuori dalla città, ma la linea di condotta dei musulmani sembra diversa. «Stiamo cercando una nuova sede per la moschea, e lo stiamo facendo da diverso tempo, ma la vogliamo a Casale - proseguono gli islamici -. Magari fuori dall’abitato, nella zona industriale, ma a Casale: a Somaglia o Codogno ci sono poche persone disposte a seguirci, e molte non hanno mezzi di trasporto. Finora con l’amministrazione comunale siamo sempre andati d’accordo, vedremo poi se una volta trovato il capannone adatto in Casale ci sarà concesso il permesso o ci saranno questioni».
Intanto, restano in via Fugazza, dove il rapporto con i residenti è buono e cordiale, dicono i musulmani. «Ci è stato chiesto di non occupare più la sede stradale e di prestare attenzione ad attraversare la via Emilia, e così abbiamo fatto: altri problemi non ci sono mai stati, e anzi la gente viene a incontrarci, a conoscerci, a parlare». Una versione confermata da alcuni residenti di passaggio, che non si tirano indietro dal commentare la situazione: «Non abbiamo mai avuto questioni particolari con la comunità islamica, anche perché vengono qui solo a pregare. Ci siamo lamentati quando occupavano la sede stradale ed erano un pericolo per gli automobilisti e per se stessi. Per il resto, la convivenza è sempre stata tranquilla: se rispettano le regole, non ci sono problemi».

Codogno. Sicurezza, Udc e Repubblicani spaccano il fronte della giunta.
Il Cittadino di oggi, Luisa Luccini.

La questione sicurezza spacca il centrodestra. E la vicenda si fa incandescente: perché dopo gli attacchi del centrosinistra, adesso il dissenso è tutto interno alla maggioranza. A smarcarsi sono gli alleati dell’Udc e dei Repubblicani: netto il loro dissociarsi dalla decisione di «istituzionalizzare» la figura del sindaco Emanuele Dossena come referente delle segnalazioni (garantite dalla riservatezza) di cittadini in tema di ordine pubblico e sicurezza. Il vicesindaco Carlo Pizzamiglio (Udc) parla chiaro: «Diciamo subito che il sottoscritto e l’Udc ritengono che la sicurezza dei cittadini venga già egregiamente garantita dalle forze dell’ordine - incalza Pizzamiglio -. In particolare dalla compagnia dei carabinieri di Codogno, che ha sempre dimostrato, anche senza intermediari, di presidiare al meglio il territorio». La frattura porta però con sé forti strascichi di ordine politico. «Sono stato in città per tutta l’estate - sbotta Pizzamiglio - eppure non sapevo nulla di questa decisione, né tanto meno lo sapeva il partito. Scorretto: perché qualsiasi decisione che ha una valenza politica deve essere condivisa da tutti i componenti della maggioranza». Sulla questione è atteso anche un comunicato della segreteria cittadina Udc. L’asse Popolo della libertà-Lega sul tema della sicurezza non piace neppure ai Repubblicani. «Non siamo mai stati coinvolti in questa discussione - conferma il segretario cittadino Paolo Cipriani -. Oltre a non condividerne l’impostazione, siamo contrari ad appiattimenti su posizioni unilaterali che rischiano di danneggiare i rapporti politici e la tenuta sociale della città». Per Cipriani il vero senso civico si esprime «ricorrendo direttamente alle forze dell’ordine che godono della nostra fiducia», non certo accettando «segnalazioni o confessioni anonime che fanno tornare alla memoria i tempi bui della Stasi in Germania dell’est». Il tutto, con un timore: «Non vorremmo mai - conclude Cipriani - che questa iniziativa fosse il viatico per la creazione delle ronde, di cui non vediamo necessità». «Il sindaco ha solo pubblicizzato una possibilità di dialogo con i cittadini che peraltro già esiste - replica però il coordinatore del Pdl Severino Giovannini -. Udc e Repubblicani? Con loro chiariremo: la sicurezza, del resto, rappresenta una priorità per tutta la coalizione. E su questo i cittadini sono dalla nostra parte». A fianco del sindaco anche l’assessore Rossana Vanelli e il consigliere Andrea Alloni (entrambi di An, quest’ultimo pure vice coordinatore Pdl): «Piena solidarietà a Dossena - dicono -: la sicurezza, teniamo a ricordarlo, è argomento di priorità per questa maggioranza, condiviso nel programma elettorale da tutte le forze della coalizione».
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