L'articolo di ieri di Franco Bechis su "Libero" indica la possibilità di beffarsi del canone Rai.
La strada è quella dei 600 mila vecchi abbonati che nel triennio scorso, dice Bechis, hanno smesso legalmente di pagare il canone. Poco importa che si sia sottoscritto un modulo in cui si dichiara di concedere l'autorizzazione alla Agenzia delle Entrate o alla Guardia di Finanza ad accedere alla propria residenza per far suggellare il televisore; in cui si dichiara inoltre di non possedere altri televisori e che gli appartenenti al proprio nucleo familiare che dimorano presso di voi non posseggono altri televisori. Poco importa che si dichiari di essere a conoscenza delle sanzioni penali previste per chi fa dichiarazioni mendaci, falsità negli atti, uso ed esibizione di atti falsi o contenenti dati non più rispondenti a verità. E che si siano sottoscritte tali dichiarazioni sotto la propria responsabilità.
Poco importa, perché c'è solo da aspettare che il funzionario SAT [dello Sportello Abbonamenti Tv dell'Agenzia delle Entrate] o la Guardia di Finanza su incarico della SAT, dice Bechis, "venga a suonare il campanello di casa vostra per chiedervi il televisore da infilare nel sacco di iuta". Ma... e dopo no guardo più la Tv? Tranquilli, il buon Bechis vi dice tra le righe che potrete tranquillamente continuare a farlo, anche a guardare Santoro, Floris, Fazio e compagnia bella (già, perché il problema non è Santoro, ma il canone: è il canone che dà fastidio al padrone del vapore, e dunque, perché non sfruttare l'odiato Santoro, Travaglio, Vauro, quanti sputtanano quotidiamente papi sul servizio pubblico, per creare difficoltà di finanziamento al concorrente Rai?). Ma leggiamolo Bechis che lancia così da Libero il tormentone della campagna dei due giornali filo-papi: «Fate quel che volte, ma non in nome mio. E soprattutto non con i miei 107,50 euro all'anno».
«E - rassicura Bechis - si può fare in modo del tutto legale, spiegato per filo e per segno anche sul sito Rai dedicato agli abbonati, senza avere paura delle conseguenze. Basta avere un quarto d'ora di tempo, inviare una raccomandata alla Agenzia delle Entrate e attendere l'unica pena possibile: un finanziere che metta un sacco di iuta sigillato intorno alla vostra Tv». Sì, va be' ma il televisore non lo guardo più! E no, dice Bechis: «Accade in un caso su dieci e normalmente dopo due o tre anni». Capito?! E ancora Bechis: «A quel punto per togliere la iuta dalla vostra Tv basta tornare a pagare il canone. Ma intanto ci si è tolti la soddisfazione di unviare un bel "vaffa" (come quello che augurava Beppe Grillo) ai vari Santoro e a chi li impone in onda». Vuoi mettere la soddisfazione!
Prima di proseguire nel riportare e chiosare stralci dell'articolo del geniale Bechis, riporto un'obiezione d'un ingenuo pieno di buon senso: "Ma perché devo mettere in piedi tutto questo quando basta semplicemente cambiar canale, non guardare Santoro e soci?" Troppo semplice amico, troppo semplice, ripeto Santoro è l'arma usata non l'obiettivo da colpire. Obiettivo non è la sinistra in Tv, l'obiettivo è il canone ( di conseguenza la privatizzazione necessaria della Rai).
Ma ritorniamo a Bechis che riconosce che l'idea proposta non è nuova: «Altre volte partiti e movimenti politici hanno iniziato campagne che invitavano alla disobbedienza fiscale sul canone Rai. Ma il prezzo da pagare è stato alto: l'Agenzia delle Entrate si è messa alle costole del nuovo evasore, e se prima non si desisteva dal proposito, arrivava una bella cartella fiscale con tutto il suo carico di conseguenze. Perfino il fermo amministrativo di beni (auto, moto, altre proprietà) che non potrebbero più essere usati né rivenduti. Rischio dunque altissimo, e molte campagne (dai radicali alla Lega Nord) contro il canone Rai sono finite nel nulla per una comprensibile e motivatissima paura degli abbonati». Dei "pirla" questi, fa capire Bechis, perché per la loro idealità politica la protesta contro il canone la facevano davvero. Qui invece si tratta di un'azione di disturbo contro un concorrente agguerrito che fa soldi di pubblicità proprio con trasmissioni come quelle messa da Berlusconi all'indice.
Ed ecco il didascalico Bechis a suggerire la via di quanti vogliano difendere papi dalle truppe di Santoro e il peculio Mediaset dalla Rai. «Ma se anche pochi la conoscono esiste una via legale alla disdetta del canone», eccoci qua. «È tutto in regola, tanto è che è la stessa Rai a spiegare come fare nel suo sito dedicato agli abbonamenti. Per non pagare più il canone c'è una sola precondizione: quella di essere in regola con i pagamenti passati. Poi bisogna dichiarare di non volere più un televisore a colori in casa. Se lo si aveva (il canone è una sorta di tassa di possesso dell'apparecchio), bisogna autocertificare di averlo distrutto o rottamato oppure venduto, donato ad altri di cui bisogna indicare le generalità. Ma non è necessario avere un "complice". Si può anche semplicemente dichiarare che non si vuole più utilizzare quel televisore». Per fare quesro c'è ovviamente un'apposita procedura da seguire le cui indicazioni si trovano facilmente su Internet.
«Nel modulo di disdetta il canone chiederà all'erario di venire a suggellare uno o più televisori presenti nella propria abitazione. Per ognuno degli apparecchi in possesso dovrà pagare per l'ultima volta una mini-tassa di 5,16 euro attraverso un vaglia postale (...). A questo punto si potrà non pagare più il canone per il resto della vita». Ancora, ma se mi sigillano il televisore come mi guardo "Uomini e donne" o "Il grande fratello"?
È qui che ha il sopravvento quella moralità tanto reclamata per sé e i propri tirapiedi da Berlusconi ieri a Milano. Leggete attentamente ciò che Bechis continuando scrive: «E gli apparecchi tv possono restare in funzione fino a quando non saranno messi i suggelli da parte dei funzionari dell'Agenzia delle Entrate. Verranno? L'esperienza di centinaia di migliaia di cittadini che ha già seguito la via legale del divorzio dal canone Rai dice che è altamente improbabile. Ancora più improbabile se questo tipo di disdette arriva a pioggia».Capito? Solo se siete sfigati di natura non provateci.
Continua Bechis: «La legge prevede infatti che non sia l'Agenzia delle Entrate ad occuparsi della suggellazione degli apparecchi, ma la Guardia di Finanza». E qui il giornalista dà il meglio di sé come assiduo appassionato di Law & Order: «I militari non possono entrare in casa di un cittadino se non glielo permette il diretto interessato. Se insistono, si ha diritto a chiedere visione del mandato loro consegnato. Si può chiedere di ripassare con regolare mandato (che non potranno avere) o portargli in strada un apparecchio per compiere la procedura. Loro lo infileranno in un sacco di iuta che verrà richiuso con i sigilli. In qualsiasi momento questi potranno essere tolti tornando a pagare regolarmente il canone di abbonamento Rai». Ma Bechis fa capire che il furbetto può dormire sonni tranquilli se il suo cruccio è la paura di perdere "C'è posta per te", anzi: «Ma si può in genere dormire sonni tranquillissimi: la Guardia di Finanza ha ben altro da fare che correre in giro con quei sacchi di iuta. Di questi tempi poi è caccia grossa ai grandi evasori, ai paradisi fiscali, alle finte residenze e gli apparecchi Rai da suggellare rischiano di finire davvero in fondo alla lista delle comande e spesso per essere del tutto dimenticati». Non so come si chiami questo, ma ho qualche vago sospetto. E qualche imbecille l'accoppiata Belpietro-Feltri anche lo troverà. Qualcuno disposto a fare il barricadiero per mandare «un messaggio a chi amministra e gestisce la Rai con una limitatissima pena del contrappasso. Peraltro se il pressing delle disdette avrà successo e la tv di Stato tornerà alla sua unica vera missione, che è di svolgere un servizio per e non contro il pubblico [dove la parola pubblico in questo contesto significa - si è ben ciechi a non vederlo - Berlusconi], si potrà anticipare qualsiasi missione a scoppio ritardato delle fiamme gialle tornando a pagare il canone meno a malincuore». Ah, vuoi mettere la soddisfazione di dire, e di raccontare domani ai nipotini, "sono stato di aiuto a Silvio".
E per chi avesse qualche legittimo tentennamento, Bechis chiude: «Nel solo 2007 le disdette legali al canone sono state oltre 250mila. I sigilli messi agli apparecchi dalla Guardia di Finanza meno di 10mila». Amici miei anti-italiani, questo sì che significa essere "italiano". Mi consenta: W Berlusconi.
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