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venerdì 3 luglio 2009

Le condanne per la rapina al Minimarket

Riprendiamo infine da Il Cittadino di oggi un articolo di Alberto Belloni che ci racconta delle vicende giudiziarie legate ad un fatto di cronaca del novembre 2007 che interessò il nostro paese. Tre malviventi dopo un furto al minimarket rapirono allora anche il figlio della titolare. La foto di repertorio a corredo è tratta dal quotidiano di Lodi.
Rapina con sequestro, tutti colpevoli.
Sei anni e otto mesi al pregiudicato che guidò il “raid” di Brembio.

Brembio - Dovrà scontare 6 anni e 8 mesi di carcere Maurizio Bozzola, il 49enne pluripregiudicato lodigiano che nel novembre del 2007, assieme alla figlia B.C. e al 34enne Rudi Bertuletti, rapinò e sequestrò il figlio della commerciante della quale stavano ripulendo il minimarket a Brembio. La condanna, comprensiva di una multa di 2mila euro, è stata emessa ieri dai tre giudici del collegiale di Lodi, che assolto l’imputato dall’accusa di detenzione d’arma e concesse le attenuanti generiche lo ha punito per rapina, furto, estorsione, sequestro e ricettazione. L’accusa aveva chiesto una pena pari a 9 anni: l’avvocato difensore di Bozzola, Monica Gnesi, aveva chiesto l’assoluzione per tutti i capi d’imputazione, fatta eccezione per il furto, chiedendo in subordine la derubricazione per i reati più gravi in rapina impropria.

Secondo quanto ricostruito all’epoca, Bozzola e i suoi due compagni erano arrivati a Brembio a bordo di una Lancia Thema, poi risultata provento di furto. Coperti dalla donna, dopo aver forzato l’ingresso del locale Bozzola e Bertuletti si erano introdotti in un minimarket con l’intento di saccheggiarlo: la loro razzia, però, era stata interrotta dall’arrivo del 22enne S.R., figlio della titolare del negozio. Il giovane, giunto sul posto assieme alla sua fidanzata, aveva provato a catturare i due ladri intrappolandoli all’interno del locale: vistesi abbassare le saracinesche, però, Bozzola e il complice erano riusciti a uscire dal retro del minimarket. Raggiunto dal terzetto, S.R. era stato così aggredito, minacciato con una pistola (in realtà mai rinvenuta) e costretto a salire sulla sua auto, dove tenuto in ostaggio per circa due ore era stato anche derubato. Il trio aveva liberato il ragazzo a Pieve Fissiraga, non prima di avergli chiesto la consegna, per il giorno successivo, di una cifra attorno ai 5mila euro. Già allertati, però, i carabinieri convinsero la vittima a raccontargli la vicenda e a fornire loro un’accurata descrizione degli aggressori; grazie a ciò, dopo poche ore i tre finirono ammanettati dai militari dell’Arma, che li avevano sorpresi per le vie di Lodi. «Bisognerà leggere la sentenza, ma faremo assolutamente appello - commenta l’avocato Gnesi -. Ho sempre sostenuto come non ci fossero il sequestro di persona e la presenza di un’arma, e anche sull’estorsione ci sono dei grossi dubbi: è emerso infatti che Bozzola aveva raccontato i suoi problemi e che S.R., per reggere il gioco, si fosse detto disponibile lui stesso ad aiutarlo. Ma non ci furono né violenze né minacce» .Per lo stesso episodio, nei mesi scorsi era stato condannato anche Bertuletti, il cui processo si era concluso davanti al giudice per le udienze preliminari con una sentenza a 6 anni, comprensiva dello sconto previsto dalla formula del rito abbreviato; la condanna più lieve degli 8 anni chiesti dall’accusa, è stata successivamente confermata anche dalla corte d’appello. La figlia di Bozzola, l’incensurata B.C., è stata invece condannata per il concorso nella vicenda a 2 anni e 2 mesi: la sentenza, però, è stata appellata.

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