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venerdì 3 luglio 2009

I pensionati lodigiani tirano sempre più la cinghia

Un secondo articolo che riprendiamo da Il Cittadino di oggi per la nostra rassegna stampa è di Greta Boni che ci illustra gli allarmanti dati diffusi dalla Cgil: nel territorio su 65mila sono ben in 32mila a faticare ad arrivare alla fine del mese. La povertà colpisce un anziano su due.
La metà dei pensionati lodigiani ha un reddito da 7500 euro.
Rassegna stampa.

Un pensionato lodigiano su due rischia di “fare la fame”. La maggior parte degli anziani deve fare i conti con un reddito da 7.500 euro lordi all’anno, una somma con cui è quasi impossibile riuscire a pagare le spese di tutti i giorni.
Nel 2007, secondo gli ultimi dati a disposizione dell’Inps e forniti dalla Cgil, il 49 per cento delle pensioni non supera la fatidica soglia: su oltre 65mila pensioni erogate, ben 32mila sono al di sotto delle 7.500 euro. Inoltre, 19mila persone si piazzano in una fascia compresa tra le 7.500 e le 15mila euro.
Eppure, con la crisi che avanza, gli anziani sono diventati un’ancora di salvezza per molte famiglie. Anzi, si sono trasformati in una specie di “cassa di mutuo soccorso” dei figli: «Anche nel Lodigiano - affermano Loris Manfredi e Piero Mazza, che seguono i problemi della categoria per la Cgil - il reciproco sostegno tra le generazioni è sempre più problematico».
Nel 2006 gli ultra 65enni rappresentavano il 19 per cento della popolazione, gli ultra 75enni l’8 e gli ultra 85enni il 2. Se si prova a immaginare cosa accadrà nel 2016, il sindacato ipotizza che i numeri saliranno al 22 per cento per gli over 65, l’11 per cento per gli over 75 e il 3 per cento per i più anziani. Le proiezioni, poi, mostrano che i residenti non autosufficienti nei prossimi dieci anni saranno tra i 5 e gli 8mila: numeri su cui riflettere per mettere in campo nuove politiche di sostegno.
A questo proposito, Cgil, Cisl e Uil avevano lavorato insieme a una piattaforma, che sebbene sia ancora valida sotto alcuni punti di vista, ora necessita di una revisione. «Certamente ci sono aspetti come i servizi e i contributi agli anziani che vanno ancora bene - aggiungono Manfredi e Mazza -, ma c’è anche una nuova partita da giocare, quella legata alla dimensione socio-assistenziale». Al suo interno ha un ruolo fondamentale la questione delle case di riposo, a questo proposito si devono per forza tenere in considerazione i dati a disposizione: su 626 strutture lombarde, 256 sono in perdita. «La nostra proposta - dicono i sindacalisti - è quella di mettere le Rsa in rete, sarebbe un modo per risparmiare. Il Consorzio per i servizi alla persona avrà un ruolo fondamentale per cercare di aiutare le persone in difficoltà e quelle non autosufficienti. Attualmente, il fondo destinato a quest’ultima categoria non c’è più, e non si sa se ci saranno prima o poi dei soldi a disposizione».
Nei prossimi mesi le diverse organizzazioni sindacali dovranno confrontarsi sulla questione. A settembre, infine, Cgil, Auser e Federazione lavoratori conoscenza faranno partire una raccolta firme per presentare una legge sulla “formazione permanente degli adulti”: «Gli enti locali devono mettere gli anziani nelle condizioni di sapere quali sono i loro diritti e come fare per risolvere i loro problemi».

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