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lunedì 12 ottobre 2009

Brembio: pellegrini alla grotta di Lourdes - 2

“Se la Grota la cambia la nostra vita…”.

Ero anch’io presente in piazza a Brembio per salutare i nostri amici in partenza per il quarantanovesimo pellegrinaggio dell’UNITALSI brembiese a Lourdes e ogni volta mi torna alla mente la figura della fondatrice di questa associazione: Pina Sangermani. Da quel giorno ad oggi, l’Unitalsi brembiese ha percorso un lungo cammino: partendo dalla grotta, svolta dopo svolta l’associazione è cresciuta sempre più attraverso non solo i numerosi pellegrinaggi a Lourdes, ma anche quelli di Fatima, Loreto, Banneaux. Un lungo cammino che l’ha portata a crescere anche nei valori più profondi di solidarietà e attenzione ai problemi più delicati e nascosti dell’umanità sofferente. E dal 1960 Pina Sangermani, per tutti, “la Pina”, per ben 34 anni ha accompagnato numerosi brembiesi ammalati e pellegrini davanti a quella Grotta. E anche ieri il pensiero è corso agli anni in cui anch’io, con lei, ho passato proprio lì davanti alla grotta i “momenti forti” delle mie giornate Lourdiane. Ricordo ancora che in una delle serate passate in preghiera davanti alla Madonna mi disse con quel suo modo di fare nostrano, schietto ed efficace: “Guarda Beppe, se se ven chi a Lourdes en pelegrinag e ch’la Grota lì la cambia no la nostra vita, alura nun sem vignudi per ‘ncuntrà una preda, ma se la nostra vita la cambia, alura em ‘ncuntrad la speransa de la vita” (Se si viene a Lourdes in pellegrinaggio e quella Grotta non cambia la nostra vita, allora noi abbiamo incontrato una pietra, ma se la nostra vita cambia allora abbiamo incontrato la speranza della nostra vita.). E oggi, per suo volere, l’Unitalsi a Brembio è ancora viva e attiva più che mai e con la sua lunga bella storia si inserisce in quel movimento mondiale di pellegrinaggi che ha aiutato tanti malati a ritrovare il senso del loro vivere e del loro soffrire. Grazie allora alle dame e ai barellieri per l’opera che svolgono in mezzo ai malati sostenendoli nella fede, nella speranza interiore e nella salute fisica. Le loro preghiere e l’offerta che gli ammalati fanno delle loro sofferenze, ne siamo certi, risanano il mondo e donano fiducia. Ne abbiamo avuto la prova proprio nei tragici avvenimenti di questi ultimi mesi: il dolore invita all’amore, a generare solidarietà, dedizione, generosità sia in quanti soffrono, sia in quanti si sentono chiamati ad assisterli ed aiutarli. Si avvera così il miracolo quotidiano che dal male viene suscitato il bene, dalla sofferenza l’amore, la condivisione, la simpatia, la dedizione del cuore.


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