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lunedì 12 ottobre 2009

Attentato alla caserma di Via Perucchetti

La Procura di Milano ha aperto un'inchiesta.
Milano, libico con ordigno artigianale si fa esplodere in una caserma. È grave.

Coinvolta la caserma Santa Barbara di via Perucchetti sede del Reggimento artiglieria a cavallo dell'Esercito. Mohammed Game, 35enne con precedenti, è arrivato davanti alla porta carraia e ha fatto esplodere la bomba urlando alcune frasi in arabo. Rutelli: "Non creare allarmismo ma tenere alta la guardia". Nel 1973 la strage alla Questura di via Fatebenefratelli.
Dalle Agenzie - Adnkronos/Ign, 12 ottobre 2009.

Si tratterebbe di un vero e proprio attentato, il primo messo a segno in Italia, l'attacco avvenuto questa mattina contro la caserma Santa Barbara in via Perucchetti, a Milano. Il bilancio, che poteva essere molto più grave, è di due feriti: l'attentatore, in gravi condizioni, e un giovane militare, che ha riportato ferite lievi. A compiere il gesto un libico di 35 anni, Mohammed Game, non esperto di esplosivi, ma comunque capace di realizzare un ordigno capace di uccidere.
L'uomo alle 7.45 è arrivato davanti alla porta carraia della caserma sede del Primo Reggimento Trasmissioni e del Reggimento artiglieria a cavallo dell'esercito e ha fatto esplodere un ordigno con due chili di esplosivo nascosto dentro una cassetta degli attrezzi. La bomba è detonata solo in minima parte limitando i danni, ma per gli inquirenti se fosse esploso interamente l'ordigno avrebbe provocato morti. L'uomo si trova ora ricoverato in prognosi riservata all'ospedale Fatebenefratelli con lesioni da scoppio di ordigno, fratture multiple al volto "con scoppio dei bulbi oculari" e "arto superiore destro dilaniato".
Per lo straniero, descritto come un 'solitario', è stato facile entrare in un momento in cui una fila di auto, con a bordo marescialli, caporali e tenenti, stava per varcare l'ingresso del passo carraio. Nel cortile interno, inoltre, si stavano radunando i militari per l'alzabandiera delle 8. Pochi passi, forse tre, poi a bloccargli l'ingresso è stato un caporale di 20 anni: fucile mitragliatore Ar 7090 in pugno si è parato davanti al 35enne che ha urlato alcune frasi in arabo e ha innescato l'ordigno. Smentito che l'attentatore abbia chiesto il ritiro dei nostri militari in Afghanistan, ma proprio un reggimento 'trasmissioni' dalla caserma di piazzale Perrucchetti si trova in missione all'estero. Un piano organizzato dunque, soprattutto per quanto riguarda gli orari. Secondo indiscrezioni, infatti, il libico non vive lontano dalla caserma presa di mira e ha atteso l'arrivo dei militari, pronti a cominciare il loro lavoro.
L'uomo, nonostante le ferite al volto e all'avambraccio, avrebbe comunque alzato il pollice in segno di vittoria. A riferirlo è stato il maresciallo capo Giovanni L. 34 anni che ha assistito al fatto. Il testimone non sa riferire le frasi pronunciate, forse in italiano o forse in arabo, dal libico. "Aveva un giubbino scuro e il volto insanguinato. Gridava 'aiutatemi, aiutatemi'". Prima di essere trasportato al Fatebenefratelli, però, il ferito "ha alzato un dito verso il cielo, come segno di vittoria", racconta il maresciallo capo.
Nella deflagrazione è rimasto ferito lievemente anche il militare di 20 anni, che ha provato a bloccare l'attentatore. Colpito alla testa da alcune schegge di rimbalzo, il giovane, originario di Brindisi, ha ricevuto le cure sul posto e ha rifiutato il ricovero. Minimi i danni riportati dalla struttura militare: solo parte dell'intonaco poco dopo il passo carraio è rimasto danneggiato. Sul posto la Scientifica, gli uomini della Digos e del Nucleo informativo dei carabinieri, stanno ricostruendo la dinamica e soprattutto sentendo le testimonianze del ferito e degli altri militari presenti al momento dello scoppio. Sequestrate anche le immagini registrate dal sistema interno di videosorveglianza.
La Procura di Milano ha aperto un'inchiesta sull'attentato. A coordinare le indagini è il sostituto procuratore Armando Spataro che ha detto che Game Mohamet è stato arrestato per detenzione, porto abusivo e fabbricazione di ordigni esplosivi, e sarà denunciato. Nel corso di una breve conferenza stampa, inolte, il magistrato ha escluso che il nome dell'attentatore fosse mai emerso in una delle tante indagini fatte a Milano come sul territorio nazionale sul fronte del terrorismo e ha smentito che sia mai arrivata alcuna minaccia in particolare sulla caserma di via Perrucchetti: "escludiamo che vi sia mai stato - ha sottolineato - il progetto di un attentato in questa caserma". Dalle immagini di un filmato girato 'da una telecamera', poi, emerge che il libico è arrivato a piedi, da solo, nei pressi della caserma.
Dall'interrogatorio della convivente italiana si è inoltre appreso che Game la notte scorsa ha dormito nel suo appartamento milanese, mentre si continua a indagare sul biglietto ferroviario Napoli-Milano che sarebbe stato trovato in tasca all'attentatore e che ancora non si sa se sia stato utilizzato.
L'attentatore, nato in Libia il 17 ottobre 1974, da molti anni è residente in Italia e non risulta aver avuto in passato legami con cellule terroristiche o frequentazioni con ambienti estremistici. A suo carico, risulterebbero solo precedenti per ricettazione. A quanto pare l'uomo non frequentava nemmeno le moschee del capoluogo lombardo, dove risiedeva dal 2003. Come rivela Abdel Hamid Shaari, presidente dell'Istituto islamico milanese di viale Jenner Mohammed Game "è venuto a pregare anche da noi, ma - precisa - poi se ne andava, non è che stava qui a fare comizi, come altre migliaia che vengono, pregano e se ne vanno". Le ultime volte che Game è stato visto partecipare alla preghiera, "una ventina di giorni fa", ricorda ancora Shaari, è stato "per gli ultimi giorni del Ramadan".
Intanto il presidente del Copasir Francesco Rutelli ha fatto sapere che "in attività investigative di alcune settimane fa erano state colte conversazioni che concernevano una caserma che veniva identificata come 'caserma Perucchetti'". "Evitiamo di creare allarmismo", però "bisogna tenere molto alta la guardia", ha successivamente aggiunto spiegando che, "dalle prime notizie si tratterebbe piuttosto di una situazione isolata. Però occorre avere informazioni precise". Quanto alle indagini che nel dicembre del 2008 hanno portato all'arresto di due marocchini che progettavano attentati anche contro la caserma di via Perucchetti, Rutelli parla di "propositi che però sono stati stroncati, per fortuna, tempestivamente. Evitiamo di creare allarmismo - afferma il presidente del Copasir - però non sottovalutiamo il fatto che già in quella circostanza, tra i bersagli che erano stati ipotizzati, c'era anche la stessa caserma su cui si è registrato l'attacco individuale di oggi".
Dal canto suo il capo della Polizia, prefetto Antonio Manganelli ha fatto sapere chr si sta "valutando quanto è accaduto e tutte le investigazioni vanno fatte con cura. Le idee si svilupperanno dopo che tutte le tessere del mosaico saranno al loro posto e abbiamo molta fiducia che si venga alla comprensione di quanto è accaduto". Per quanto riguarda il pericolo di altri attentati nel nostro Paese "sono adeguatamente fronteggiati dall'azione di Intelligence, dei nostri Servizi e delle nostre forze di Polizia che rispetto al passato, sono sempre più profondi conoscitori di ciò che accade anche nel mondo del fanatismo islamico. Abbiamo una magistratura e degli investigatori molto attrezzati - ha sottolineato Manganelli - e quindi ritengo che potremo fronteggiare la minaccia del terrorismo, come facciamo ormai da anni, e sempre in allerta come tutto l'occidente".
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