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domenica 13 settembre 2009

Una battaglia perduta

Annalisa Granata del comitato Mapa: «Siamo stati sconfitti, molti non si rendono conto delle conseguenze». «La mobilitazione è finita, che grande delusione».
Rassegna stampa - Il Giorno, Pietro Troianello, 13 settembre 2009.

La centrale elettrica a turbogas progettata e realizzata da Sorgenia, cresce a vista d’occhio tra i fertili campi della Bassa, dove ancora il mais riceve gli ultimi raggi del sole prima del raccolto. Prosegue a tavoletta la realizzazione delle strutture che produrranno circa 800 megawatt all’ora, svetta la nuova ciminiera che affianca la torre-camino dell’ex raffineria Sarni Gulf. Almeno 200 addetti al lavoro e, per quanto si vocifera, taglio del nastro già nei primi mesi del 2010. Certo l’area di Bertonico-Turano (oltre un milione di metri quadrati di superficie) era già compromessa a partire dagli anni Settanta, ai tempi della raffineria di petrolio. Però molti - dopo la Sarni Gulf - si aspettavano un ben altro destino: magari una industria agroalimentare. Invece no: ecco spuntare il turbogas, con tutti i timori per salute e ambiente difficili da rimuovere, primo tra tutti i pericoli derivanti dalle polveri sottili. Oltretutto allargando un po’ l’orizzonte, è facile percepire che il fertile territorio lodigiano è già stato fin troppo strapazzato da impianti con lavorazioni a rischio. E le minacce continuano con la mega discarica progettata a Senna Lodigiana. A Bertonico, l’azienda agricola “Ceradello” è il punto di osservazione più avanzato rispetto alla centrale “Sorgenia”. Qui vive la famiglia di Achille Granata, affittuario dei terreni di proprietà dell’ospedale Maggiore di Milano. Qui c’è la figlia Annalisa che non si occupa in prima persona della fattoria, (lei insegna nella scuola primaria), ma che da subito ha aderito al Mapa, il movimento di papà e mamme, fondato e sostenuto da Francesca Gusmaroli. «Abbiamo perso — attacca Annalisa Granata - A questo punto nel mio animo ci sono solo delusione e amarezza».
Quando avete capito che la centrale a turbogas sarebbe arrivata passando sulle testa di tutti gli oppositori?
«Noi abbiamo compiuto ogni sforzo per dare battaglia. Abbiamo istituito un presidio permanente qui alla Colombina di Bertonico proprio a ridosso della strada provinciale. Abbiamo raccolto oltre 5mila firme, anche da parte di automobilisti di passaggio pronti a solidarizzare con la nostra causa. Ci siamo fatti sentire a Roma nelle stanze del potere. Abbiamo sollecitato e partecipato a manifestazioni a cortei. Sembravamo in tanti ad urlare il nostro no. Invece, a conti fatti, eravamo poco più di un manipolo. Già nella tarda primavera del 2008 abbiamo ricevuto i primi segnali di una sconfitta. Poi, quando le cose sono diventate più lampanti, quando sono arrivate le autorizzazioni ministeriali, non ci siamo neanche più riuniti. Non so se ancora si possa parlare di Mapa».
Vuol dire che in un’altra zona, magari più densamente popolata e in un altro contesto un impianto così non sarebbe mai arrivato?
«Credo proprio di sì. Anche perché non tutto il Lodigiano era poi così coeso. Da subito sono emerse le voci degli scettici . Persino qui a Bertonico ho raccolto affermazioni del tipo “tanto la centrale ve la fanno comunque”. E poi credo che non tutti e non sempre abbiano avvertito i rischi ai quali andiamo incontro. Anche adesso si registrano situazioni di indifferenza quasi assoluta. Il cantiere edile procede, ma tutti vanno per la loro strada».
Come vede il futuro? A suo giudizio esistono ancora margini per difendere la salute, per mettere sotto tutela queste terre?
«Sinceramente non vedo molte prospettive favorevoli. La nostra attività zootecnica con la centrale ad un tiro di voce subisce un contraccolpo pesantissimo, come del resto accadrà in altre aziende. Lo dico senza voler essere giudicata una Cassandra. E adesso la difesa della nostra salute è tutta nelle mani delle istituzioni. Mi auguro che tutte le istituzioni, dal livello locale in su, esigano da Sorgenia l’impiego delle tecnologie più innovative il più ampio rispetto di tutti i protocolli a difesa della salute dei cittadini».

Dalla richiesta del 2002 ai trasporti eccezionali che portano le turbine.

Per Circa 12 anni (dal 1971 fino al 1983) sulle aree di confine tra i comuni di Bertonico, Terranova de’ Passerini e Turano Lodigiano si è sviluppata un’intensa attività di raffinazione del petrolio, che da un lato ha portato sviluppo e benessere, (quasi 2mila addetti compreso l’indotto) dall’altro ha creato una clamorosa inversione di tendenza rispetto alla secolare vocazione agricola. E quando la raffineria ha chiuso i battenti è iniziato il valzer di progetti per riconvertire quel polo produttivo. Tante prospettive a cui ha dato corda anche la Regione Lombardia sollecitando iniziative di largo respiro. I comuni all’epoca (1986) hanno sottoscritto accordi per evitare l’insediamento di attività a rischio secondo la legge Seveso. Ma è rimasto un tallone d’Achille: nessun divieto ad utilizzare quel sito per la produzione di energia elettrica. Nel varco rimasto aperto si è inserita Sorgenia (prima denominazione «Energia») che già nell’anno 2002 ha presentato progetti per una centrale a turbogas da 750 megawatt-ora.
E gli ingranaggi hanno cominciato a girare: nell’agosto 2005 con il «solito» blitz estivo, la Regione Lombardia e il Ministero per le attività produttive hanno acceso luce verde. Il territorio già al primo annuncio ha risposto innalzando le barricate. Nell’autunno 2005 sono arrivate le proteste e si sono costituiti movimenti di opposizione anche con il sostegno di Comuni e Provincia. È stato anche presentato un ricorso al Tar. La battaglia è stata condotta nelle stanze della giustizia amministrativa, ma anche nelle piazze e nelle strade con cortei e manifestazioni. Una altalena di speranze e delusioni . L’autorizzazione concessa a Sorgenia il 2 aprile dell’anno scorso è finita sotto la lente della Commissione europea all’Aia, ma il 5 maggio del 2008 Sorgenia ha annunciato di essere in possesso di tutti i requisiti per costruire la centrale.
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