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giovedì 10 dicembre 2009

Capire le differenze

La redazione di “Uomini liberi” ha ospitato un mese fa il responsabile della direzione della moschea di Lodi. «L’Islam? Non è poi così lontano». Per Shakshouk Sabri i suo principi sono simili ai nostri.
Rassegna stampa - Il Cittadino, Roberto, 10 dicembre 2009.

La redazione del giornalino ha ospitato venerdì 30 ottobre Shakshouk Sabri Ali Saed, il responsabile di direzione della moschea di Lodi per un’intervista e un confronto. Egli ha accettato gentilmente il nostro invito. Il motivo di questa intervista era capire in sintesi ciò che differenzia la religione musulmana, il suo credo, le sue leggi, le disposizioni a cui attenersi, le discipline, gli usi e i costumi.
Cos’è il Corano?
«Il Corano corrisponde in gran parte alla vostra Bibbia, per la parte dell’antico Testamento, del quale riporta testi, avvenimenti, personaggi. È la parola di Dio riportata nel Corano e nella Bibbia, una raccolta di disposizioni cui attenersi».
Quali sono le regole base dell’Islam?
«L’Islam si poggia su cinque pilastri: c’è un dio unico e Maometto è il suo profeta, ogni musulmano deve pregare ogni giorno, secondo le regole stabilite, deve aiutare il prossimo e quindi effettuare periodicamente delle offerte, deve rispettare il digiuno nel mese del Ramadan, deve infine recarsi in pellegrinaggio almeno una volta nella vita, alla Mecca, la città sacra».
Da poco si è concluso il Ramadan e lei è intervenuto in carcere per sostenere i detenuti musulmani in questo momento importante per la vostra religione, pregando con loro nella moschea. Che cosa è il Ramadan, che significato ha il digiuno?
«Il digiuno è un atto di purificazione e rappresenta uno strumento di parità tra ricchi e poveri: chi durante tutta la sua vita non ha mai sofferto la fame, sperimenta nel mese del Ramadan la fatica dell’astinenza dal cibo. Chi fosse impossibilitato nel rispettarlo, può rimediare devolvendo offerte ai poveri, ma deve essere giustificato dalla propria coscienza».
Perché ogni anno il Ramadan si svolge in periodi diversi?
«Il mese del digiuno viene fissato secondo il calendario lunare e per questo varia di anno in anno. È un periodo dell’anno di rilevante importanza spirituale, in cui ogni fedele sente in modo più spiccato il senso e il bisogno di appartenenza alla comunità».
Che cosa significa per lei, musulmano, la religione?
«È la strada che Dio ha dato all’uomo per raggiungere il buon fine».
Nella religione musulmana esiste una organizzazione gerarchica come nella Chiesa cattolica?
«Ogni moschea ha due responsabili, uno di direzione e uno religioso, l’imam, appunto che viene scelto tra i sapienti della comunità. La moschea non riceve finanziamenti, per sostenere le spese vive di offerte che vengono raccolte tra i fedeli esclusivamente nel giorno di venerdì».
Che cosa significa il velo e qual è la considerazione delle donne nell’Islam?
«Bisogna distinguere tra religione e tradizione. La religione prescrive che le donne debbano coprirsi la testa per non indurre in tentazione l’uomo».
Tra noi alcuni non sono più giovanissimi e si ricordano quando entrando nelle chiese le donne si coprivano il capo con il velo. Anche la Bibbia riporta questa disposizione anche se oggi molti l’hanno dimenticata.Tempo fa c’è stato un raduno islamico in piazza Duomo, a Milano, con una preghiera collettiva. Perché lo hanno fatto?
«Intanto bisogna precisare che per questa manifestazione è stata ottenuta regolare autorizzazione da parte della questura. La preghiera aveva come scopo quello di protestare contro la politica attuata nei confronti della Palestina, per dimostrare solidarietà e portare a conoscenza della gente il problema che purtroppo persiste già dal termine della seconda guerra mondiale, con l’assegnazione dei territori allo stato di Israele».
Se prima dell’arrivo di Sabri c’era qualche perplessità, qualche critica più o meno esplicita sulla religione musulmana , ora parlando con lui sembra che le differenze possano stemperarsi. Quest’uomo semplice e pieno di dignità trasmette rispetto e richiede rispetto. L’intervista si conclude qui. Ci rendiamo conto che la differenza culturale resta grande, che le posizioni restano distanti, ma anche se il dialogo non è facile, bisogna avere il coraggio di portarlo avanti, di continuare a confrontarci.

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