Rassegna stampa - Liberazione, Gemma Contin, 14 novembre 2009.
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domenica 15 novembre 2009
Mafiosizzare l'Italia
Un lungo colloquio con il premier sgombra il campo: «Vai e torna vincitore». Nicola Cosentino al sicuro non rinuncia a candidarsi.
Rassegna stampa - Liberazione, Gemma Contin, 14 novembre 2009.
Rassegna stampa - Liberazione, Gemma Contin, 14 novembre 2009.
Mafiosi e camorristi di Casal di Principe, niente paura: Cosentino non se ne andrà. Parola di Silvio Berlusconi. La sua permanenza in Parlamento, come deputato di Caserta del Popolo della Libertà, è garantita. Idem la sua occupazione, in seno al governo, del cadreghino di sottosegretario all'Economia, per quelle due o tre cosucce di cui si occupa, come si legge nella biografia preparata dallo staff ministeriale: «Adozione di piani generali di recupero urbanistico; modifica dell'articolo 314 Cpp in materia di riparazione per ingiusta detenzione». Robetta così!
Dopo l'incontro con il capo Cosentino ha fatto sapere che non intende recedere - nonostante l'ordinanza del Gip Raffaele Piccirillo, pervenuta alla Giunta della Camera con la richiesta dell'autorizzazione a procedere e delle misure cautelari - neppure dalla corsa a governatore della regione Campania, come candidato ufficiale del centrodestra, facendosi un baffo delle prese di distanza, più nominali che effettive, dell'amico di partito Italo Bocchino e del presidente della Camera Gianfranco Fini. Ieri, dopo "un lungo e amichevole incontro" tra l'indagato per concorso esterno in associazione camorristica e il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, il sottosegretario ha dichiarato che "non c'è nessun motivo per rinunciare".
Si sappia però che quello che appassiona davvero l'onorevole Cosentino, nonché la sua composita famiglia, è "la monnezza", attività in cui si è specializzata la società Eco4 che il pentito-imprenditore Gaetano Vassallo attribuisce proprio a lui, vero detentore della proprietà dell'azienda dei fratelli Orsi, rivendicata in un'intercettazione telefonica: «L'Eco4 song'io».
La contestazione "delittuosa" che viene mossa a Cosentino, oltre alle amicizie pericolose che intrattiene con esponenti del clan dei casalesi - anche attraverso l'incrocio di parentele - prima sul versante dei Bidognetti (i perdenti) e dopo su quello degli Schiavone (i vincenti) è che attraverso questa e altre società - si legge nell'ordinanza - egli realizzava i seguenti scopi: «Il controllo delle attività economiche, anche attraverso la gestione monopolistica di interi settori imprenditoriali e commerciali; il rilascio di concessioni e autorizzazioni amministrative; l'acquisizione di appalti e servizi pubblici; l'illecito condizionamento dei diritti politici dei cittadini (ostacolando il libero esercizio del voto, procurando voti a candidati indicati dall'organizzazione in occasione di consultazioni elettorali) e per tale tramite il condizionamento della composizione e delle attività degli organismi politici rappresentativi locali; il condizionamento delle attività delle amministrazioni pubbliche, locali e centrali; il reinvestimento speculativo in attività imprenditoriali, immobiliari, finanziarie e commerciali, degli ingenti capitali derivanti dalle attività delittuose, sistematicamente esercitate (estorsioni in danno di imprese affidatarie di pubblici e privati appalti e di esercenti attività commerciali, traffico di sostanze stupefacenti, truffe, riciclaggio ed altro); assicurare impunità agli affiliati attraverso il controllo, realizzato anche con la corruzione, di organi istituzionali; l'affermazione del controllo egemonico del territorio, realizzata non solo attraverso la contrapposizione armata con organizzazioni criminose rivali nel tempo e la repressione violenta dei contrasti interni ma altresì attraverso condotte stragiste e terroristiche; il conseguimento infine, per sé e per gli altri affiliati, di profitti e vantaggi ingiusti». «In particolare contribuiva, con continuità e stabilità, sin dagli anni '90, a rafforzare vertici e attività del gruppo camorrista facente capo alle famiglie Bidognetti e Schiavone (dal quale sodalizio riceveva puntuale sostegno elettorale in occasione delle elezioni - scrive il gip Piccirillo nelle 350 pagine del dispositivo - a cui il Cosentino partecipava quale candidato divenendo consigliere provinciale di Caserta nel 1990, consigliere regionale della Campania nel 1995, deputato per la lista di Forza Italia nel 1996, e quindi assumendo incarichi politici prima come vicecoordinatore e poi coordinatore del partito Forza Italia in Campania, anche dopo aver terminato il mandato parlamentare nel 2001) attraverso le seguenti condotte: garantendo il permanere dei rapporti tra imprenditoria mafiosa, amministrazioni pubbliche e comunali; assicurando il perpetuarsi delle dinamiche criminali economiche, esercitando indebite pressioni nei confronti di enti prefettizi per incidere, come nel caso della Eco4 Spa, sulle procedure dirette al rilascio di certificazioni antimafia in situazioni nelle quali erano ravvisabili elementi ostativi al rilascio delle certificazioni stesse, ovvero attivandosi con enti prefettizi e/o strutture del Ministero dell'Interno al fine di impedire, come nel caso del Comune di Mondragone, il corretto dispiegarsi della procedura finalizzata allo scioglimento dell'ente locale per infiltrazione mafiosa; creando e cogestendo monopòli d'impresa in attività controllate dalle famiglie mafiose, quali l'Eco4 Spa, nella quale il Cosentino esercitava, in posizione sovraordinata rispetto a Giuseppe Valente, Michele e Sergio Orsi, il reale potere direttivo e di gestione, così consentendo lo stabile reimpiego dei proventi illeciti, sfruttando dette attività di impresa a scopi elettorali, anche mediante l'assunzione di personale». «Condotta delittuosa - conclude il magistrato - avvenuta in provincia di Caserta sin dall'inizio degli anni '90 e tuttora perdurante».
Qualcuno finora era convinto che Berlusconi attraverso i suoi "bravi" stesse fascistificando l'Italia, invece la sta mafiosizzando.
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