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domenica 15 novembre 2009

Premier debole, ritorna il terrorismo

A l'Unità documento dei 'Nuclei azione territoriale'.
Rassegna stampa - l'Unità, 12 novembre 2009.

Un documento contenente minacce a politici e giornalisti è stato recapitato per posta oggi [giovedì 12] alla redazione di Bologna de l’Unità. Il documento, costituito da 4 cartelle, ha la struttura di una “risoluzione strategica” approvata nell’ottobre del 2009 da cinque “nuclei territoriali” (Milano, Torino, Bergamo, Lecco e Bologna) di un’organizzazione che si firma “Nuclei di azione territoriale (Luca e Annamaria Mantini)”. Sono i nomi di due terroristi dei Nuclei armati proletari. Luca Mantini fu ucciso a Firenze il 29 ottobre del 1974 durante un tentativo di rapina. Sua sorella Annamaria a Roma l’8 luglio del 1975 nel corso di una operazione antiterrorismo.
“I nuovi padroni del XXI secolo, i loro servi neofascisti e razzisti, i fautori di un governo teocratico-cattolico, devono capire che i loro sforzi di consolidare il REGIME si scontrano con un’opposizione crescente, forte e, se occorre, anche violenza. Questi signori devono capire che sono vulnerabili nelle loro case, nei loro beni, nella loro organizzazione e, se occorre, nelle loro persone”.
Il documento è stato consegnato da l’Unità alla Digos di Bologna.

Il documento può essere letto oltre che nel sito del giornale, anche nella nostra Biblioteca Digitale.

Berlusconi rivela le minacce di Al Qaida: "C'è un piano per farmi saltare in aria".
Rassegna stampa - Il Giornale, Vincenzo La Manna, 15 novembre 2009.

Magari fosse solo un game, nel senso di gioco. Magari si trattasse solo del «dossier personale» intestato a Silvio Berlusconi, inserito nella lista di una ventina di personalità politiche possibili bersagli, ritrovato nel computer di Mohamed Game, l’attentatore libico che lo scorso 12 ottobre tentò di farsi saltare in aria davanti alla caserma Santa Barbara di Milano. Ci sarebbe infatti un allarme più serio, secondo quanto trapelato nelle ultime ore, al di là del diniego ufficiale dei servizi, tramite il Copasir, su un presunto pericolo sicurezza per il premier. Porterebbe dritti a un concreto rischio attentato, invece, la decisione di far traslocare in tutta fretta il Cavaliere da Palazzo Grazioli, con destinazione Palazzo Chigi. Sede ufficiale del governo - ben più protetta della residenza privata in via del Plebiscito - dove ogni presidente del Consiglio ha sempre a disposizione un proprio appartamento.
Il capo del governo, infatti, sarebbe oggetto di una minaccia diretta da parte di una cellula terroristica islamica. Non si conoscono i contorni del fascicolo in questione, ma pare si sia arrivati a temere un «pericolo bomba» attraverso l’ascolto di alcune intercettazioni telefoniche, in cui si sarebbe fatto riferimento a un attentato per colpire il premier. Un progetto che alcune fonti collegano in maniera diretta con Al Qaida.
Per il momento, nessuna conferma ufficiale. Anzi, non ci sarebbe alcun pericolo di sicurezza per il premier, avrebbe chiarito Gianni Letta, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega ai servizi di sicurezza, al presidente del Copasir, Francesco Rutelli. Una smentita arrivata nel corso di una telefonata, in cui l’ex esponente del Pd avrebbe chiesto chiarimenti sulle motivazioni del trasloco di giovedì notte, bissato venerdì. Una scelta non da poco, inusuale, visti i pochissimi precedenti. Tanto da aver subito alimentato il giallo. Una stranezza, alimentata pure dall’insolito nervosismo avvertito attorno agli uomini che si occupano della sua sicurezza personale.
Il diretto interessato, intanto, sembra fare buon viso a cattivo gioco. E come da tradizione, anche ieri è rientrato ad Arcore per il week-end. Ma al riparo da taccuini e occhi indiscreti, a pochi confidenti avrebbe ammesso di essere «molto preoccupato» per la vicenda. Pronto a riferire: «C’è qualcuno che vorrebbe farmi saltare in aria». Sarebbe questa quindi la motivazione delle due notti di seguito trascorse a Palazzo Chigi, a distanza di anni rispetto alle precedenti esperienze. Nel 2003 vi passò infatti tre giorni, bloccato da una forte influenza, mentre in un’altra occasione vi rimase durante alcuni lavori di ristrutturazione a via del Plebiscito. In ogni caso, si tratta di una novità assoluta per questa legislatura. Soltanto nella breve esperienza del 1994 Berlusconi si era stabilito in tutto e per tutto a Palazzo Chigi, affidando in quel frangente alla first lady Veronica il riassesto dell’appartamento presidenziale. Solo in queste poche occasioni, dunque, il Cavaliere, durante la sua permanenza nella capitale in veste di presidente del Consiglio, ha cambiato letto. Tanto che la sua residenza privata, con il tempo, ha via via acquistato una dimensione pubblica, diventando teatro di vertici politici, riunioni di ministri, e anche di incontri internazionali come nel caso della visita dell’allora premier spagnolo, José Maria Aznar.
Detto questo, l’allarme terrorismo non è soltanto di matrice islamica. La conferma arriva direttamente dal ministro dell’Interno: «Ci preoccupano i segnali che abbiamo ricevuto dell’attività di un gruppo che si rifà alle Brigate Rosse». Secondo il titolare del Viminale, «questo gruppo, che ha inviato un volantino alla redazione dell’Unità nei giorni scorsi» - il riferimento è ai Nuclei di azione territoriale (Luca e Annamaria Mantini), un’organizzazione che ha firmato un documento contenente minacce a politici e giornalisti - «propone di territorializzare le attività ed è composto da cinque cellule radicate a Milano, Como, Torino, Lecco e Bergamo». Secondo Maroni, «sale l’attenzione per questi segnali nuovi e preoccupanti che il governo sta valutando». Per contrastare «episodi» che «si aggiungono» al pericolo del terrorismo islamico, «che c’è e risulta evidente dagli ultimi fatti». Ecco perché, aggiunge, «stiamo decidendo le misure da prendere».
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