Rassegna stampa - l'Unità.it, 15 ottobre 2009.
Afghanistan, 10 soldati francesi sarebbero stati uccisi in un agguato nella zona dove i servizi segreti italiani pagavano “mazzette” ai talebani. Questa la ricostruzione che fa oggi il quotidiano inglese Times di uno dei più sanguinosi attacchi, una vera e propria imboscata, subita dall'esercito francese nella zona di Surobi, presa in consegna dopo la “gestione” italiana.
“Mazzette ai talebani per evitare gli attacchi” scrive il Times che spiega come l'aspetto più grave della vicenda non è tanto il pagamento ai gruppi guerriglieri, ma il fato che di questa “usanza” non fossero stati messi a parte i vertici dell'esercito francese al momento del passaggio di consegne nella zona.
“Mai avuta notizia di pagamenti - si difende il ministro della Difesa La Russa - i nostri soldati escono e si conquistano la fiducia della gente. Denunceremo il quotidiano”. Il governo respinge come "totalmente infondate" le notizie pubblicate dal quotidiano britannico.
Ma il quotidiano inglese cita, tra le sue fonti, i servizi segreti Usa che, riporta l'articolo, "sarebbero rimasti sbalorditi ascoltando le intercettazioni telefoniche" in cui gli 007 italiani "compravano anche militanti nella provincia di Herat con decine di migliaia di dollari".
Nel giugno 2008, alcune settimane prima che l'agguato ai francesi, l'ambasciatore Usa a Roma, prese un'iniziativa di protesta diplomatica nei confronti del governo Berlusconi sulla base delle accuse relative a queste tattiche.
L'esercito francese, ingannato dalle "usanze" italiane, al momento di insediarsi nell'area (descritta dalle forze italiane ai media come un esempio riuscito di "operazione fatta col cuore e con la testa") fece una valutazione del rischio totalmente errata considerando la zona "pacifica". "Può avere anche senso - spiega al Times un alto ufficiale Nato - tacitare i gruppi armati per far calare la violenza, ma è una follia farlo senza dire niente agli alleati...".
Altri ufficiali confermano la "strategia italiana, adottata, non dall'esercito, ma dai servizi segreti militari, per evitare morti in Afghanistan, che avrebbero causato problemi politici al governo".
Feroce, il commento di un alto dirigente Nato operativo a Kabul: "È una vergogna. La situazione militare della Nato quaggiù è già fragilissima senza che ci sia qualcuno che lavora alle spalle. Gli italiani hanno un inferno di cose a cui rispondere...".
Mazzette ai talebani?
Rassegna stampa - l'Unità, Concita De Gregorio, 15 ottobre 2009.
L'incredibile storia delle mazzette italiane ai talebani rivelata con dovizia di particolari dal Times ha suscitato lo sdegno di Berlusconi che in una insolitamente lunga nota di Palazzo Chigi dice di non saperne niente ed annuncia querela al giornale. Anche al Times, adesso. La storia che il quotidiano inglese racconta con la consueta precisione dice questo: i servizi segreti italiani avrebbero pagato decine di migliaia di dollari ai comandanti talebani ed ai signori della guerra locali per mantenere calma l'area di Saroubi, ad est di Kabul, così come la provincia di Herat. Nel luglio del 2008 quella base fu presa poi sotto controllo dai francesi, i quali un mese dopo, il 18 agosto, furono vittime di un agguato in cui 10 militari vennero massacrati e 21 feriti. Secondo il Times «i pagamenti clandestini effettuati dai servizi segreti italiani agli insorti afghani hanno contribuito alla morte di 10 soldati francesi». L'accusa è pesantissima, illustra nella sua cronaca Umberto De Giovannangeli: la mancata conoscenza dei pagamenti avrebbe indotto i soldati francesi in errore, li avrebbe portati «a una valutazione errata dei possibili pericoli e quindi alla catastrofe che ne è seguita». Se accantoniamo un momento l'enormità dei fatti e consideriamo "solo" l'aspetto politico bisogna osservare che queste vicende non passano mai dai giornali: sono conti che si regolano tra governi. Se i servizi segreti dei paesi alleati hanno tollerato che finisse sul più autorevole quotidiano europeo o non si fidano dei servizi italiani o siamo alla resa dei conti pubblica e finale, probabilmente le due cose insieme. Un complotto internazionale, direbbe il nostro premier: questa volta di stampo conservatore. Scrive Aldo Giannuli, esperto di storia dei Servizi, che «Edward Luttwak ha fatto capire che la caduta del Cavaliere, per chi vede le cose da Washington, non sarebbe poi un gran male. La cosa ha sorpreso i conoscitori della biografia di Luttwak. Tutto, però, ha una spiegazione. Berlusconi sta dando molti dispiaceri agli Usa: si è schierato con Putin per la Georgia, propone di allargare la Ue alla Russia, fa una televisione in Libia. L'accordo fra Eni e Gazprom manda gambe all'aria il gasdotto "Nabucco" e rimette in gioco la Russia: non si tratta solo di un enorme affare economico, ma anche di un'operazione dal fortissimo rilievo strategico e militare». Qualcosa di più grave delle escort, per intenderci.
Lo schiaffo del governo italiano alla Fiom, l'accordo separato con Cisl e Uil per un piatto di lenticchie ai metalmeccanici, rischia di segnare per i lavoratori il principio di una stagione cupa e pericolosa. Scrive Rinaldo Gianola: «Il Pd, che fino ad oggi è stato in silenzio davanti alle manovre del governo e degli industriali per isolare ed escludere la Cgil e in particolare la Fiom, dovrebbe forse intervenire almeno per quanto riguarda le quesioni attinenti la democrazia sui luoghi di lavoro. Senza discutere il merito sindacale del contratto "conquistato" (gli operai incasserano circa 15 euro netti nel 2010), i tre candidati alla guida del Pd potrebbero almeno esprimersi sulla questione del voto dei lavoratori e sulla valenza politica di questo rinnovo». Potrebbero.
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