Da Uncem e Legautonomie prime critiche al ddl Calderoli.
Dalle comunità montane si alza, com’era prevedibile, la levata di scudi sul codice delle autonomie. Il presidente dell’Uncem, Enrico Borghi, non usa mezzi termini e definisce il ddl Calderoli «un disegno di legge giacobino e mercatista, che espropria la sovranità dei piccoli comuni e svuota i luoghi della democrazia rappresentativa». Borghi contesta non solo l’eliminazione tout court delle comunità montane e dei bacini imbriferi montani, ma soprattutto le norme del disegno di legge che, a suo dire, «minano l’autonomia e la rappresentanza democratica dei piccoli comuni». «Come si può pensare di trasferire alla burocrazia di un ente intermedio precario come l’Unione dei comuni materie che oggi sono il cuore dell’azione di una municipalità democraticamente eletta?», si domanda il presidente dell’Uncem. «Urbanistica, edilizia pubblica e privata, viabilità, istruzione, non risponderanno più ai sindaci e ai consigli comunali eletti dai cittadini, ma a una fantomatica Unione dei comuni priva di autonomia statutaria e addirittura con un presidente a rotazione». L’Uncem boccia anche la misura che elimina le giunte nei comuni sotto i 1.000 abitanti e dimezza i consigli comunali sotto i 3.000 abitanti. «Questo testo», prosegue il presidente dell’Uncem, «è la chiara espressione di una concezione della democrazia sempre meno partecipata e sempre più concentrata nelle mani di pochi».
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